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per gli scribi

Toulouse en érasmienne

sabato 21 agosto 2010

A che cosa serve il copyright

Mai amato gli editori. Soprattutto mai amato la loro abitudine di trattare i libri come le camicette della scorsa stagione e distruggerli o semplicemente lasciarli esaurire in libreria nel giro di qualche mese e nei depositi dopo al massimo due anni. Ma i libri non sono una merce? Certo, bella scoperta, non hai letto Martin e prima di lui... Ma il santo mercato non avrebbe dovuto soddisfare tutte le sacrosante richieste del consumatore che ne era regolatore? Allora come la mettiamo con tutti quei libri scientifici che non si ristamperanno mai più perché l'editore non ne alcuna intenzione ma che continua a tener sotto copyright. Ma il copyright protegge gli autori!! E il commercio fa sviluppare il benessere di tutta una nazione... Sì, certo. Ad esempio ecco dove vanno a finire i right delle copies da queste parti .
Anche questa è storia del libro.

venerdì 20 agosto 2010

Non mi parlate più di produttività, flessibilità e liberismo, razza di ipocriti!

Pirataggio dei peggiori. Sto violando tutti i cpyright del mondo e per di più con un made in USA. Non mi salverà niente se non il fatto che questo blog non ha lettori. E' nascosto nel profondo da questo solo fatto.
Il corpo del reato è questo articolo che avrei tanto voluto linkare come fanno le persone perbene, ma che in questo caso non sarebbe più visibile tra una settimana. E il suo contenuto non lo merita.

Eccolo qui.
Il solitario di Ponzi
Leggere i giornali oggi può essere un'esperienza sorprendente. Il 26 luglio scorso i quotidiani statunitensi riportavano due storie alquanto contraddittorie. Il primo articolo di attualità di Usa Today riferiva sul rapporto trimestrale degli economisti. Il titolo recitava: «L'ottimismo degli economisti svanisce». A quanto pare la combinazione di «confusione in Europa, insignificante crescita del lavoro, mercato immobiliare debole e rallentamento nella produzione industriale» rende assai improbabile che gli Stati Uniti possano recuperare gli 8,5 milioni di lavori persi, salvo che «in tempi geologici». Inoltre temono «l'instabilità finanziaria globale».
E dunque, comprensibilmente, non sono ottimisti. Si potrebbe affermare che l'ottimismo congenito degli economisti in merito al mercato mondiale abbia finalmente toccato il duro fondo roccioso.
Alcuni di noi erano arrivati a questa conclusione già da un pezzo. Ma allora com'è possibile che, proprio lo stesso giorno, il New York Times sia uscito in prima pagina con un commento sul «balzo verso l'alto dei profitti» delle industrie statunitensi?
Anche per questo interrogativo la risposta è nel titolo: «Le industrie ottengono un balzo dei profitti da tagli più radicali». Non è che le industrie stiano vendendo di più, anzi al contrario vendono di meno. Ma hanno tagliato i costi, ovvero hanno licenziato gli operai. Hanno scoperto che, se licenziano un buon numero di operai e fanno lavorare più duramente quelli che rimangono, forse vendono meno ma hanno comunque maggiori profitti. E questo si chiama un «trionfo di produttività». Ethan Harris, capo economista alla Bank of America Merrill Lynch, è stato sincero in merito: «Le aziende riducono i costi della manodopera per costruire i profitti».
Comunque, come fa notare il NYTimes, il risultato è che «i benefici vanno per lo più agli azionisti e non all'economia in generale». E le industrie non pensano a questa come a una soluzione temporanea. Infatti, anche se le vendite migliorano non intendono assumere altri lavoratori. Al contrario, secondo le dichiarazioni di un dirigente di una grossa azienda: «L'ultima nostra preoccupazione è quando potremo tornare ad assumere fino alla piena occupazione». Piuttosto, stiamo «riconfigurando l'intero sistema operativo per una maggiore flessibilità».
Dunque le industrie statunitensi (e anche le industrie nel mondo) hanno trovato la panacea che permetterà loro di espandere i profitti all'infinito, anche nel futuro? Ma vogliamo scherzare? Negli Anni Venti del secolo scorso, Henry Ford era famoso per pagare i suoi operai più della norma perché, diceva, voglio che siano miei clienti. I suoi successori alla Ford oggi hanno ridotto la forza-lavoro nordamericana di più del 50 per cento nel corso degli ultimi cinque anni. Più profitti ma meno acquirenti.
C'è il piccolo problema di quello che Keynes e Kalecki scrivevano sulla domanda effettiva. Secondo qualsiasi previsione a medio termine, se non ci sono abbastanza acquirenti non ci saranno abbastanza vendite e ben presto i profitti si prosciugheranno. Le industrie che aumentano i profitti riducendo la forza-lavoro e spremendo quella che gli rimane sono destinate a vedere un balzo dei profitti solo nel breve periodo, prima di andare a sbattere il muso contro il muro della deflazione grave. E crollare. Possibile che non lo capiscano? Di certo alcuni lo capiscono ma si regolano in base al principio edonistico del carpe diem: mangia, bevi e stai felice, che domani potresti morire.
Si potrebbe chiamare il «solitario di Ponzi». Nei tipici schemi di Ponzi, l'operatore inganna gli altri fino a che il castello di carte non crolla, come è successo nel caso di Bernie Madoff. Nel solitario di Ponzi inganni te stesso fino al momento in cui crolli. E proprio come in un normale schema di Ponzi gli investitori (vittime potenziali) sperano che il crollo avvenga solo dopo che hanno incassato i loro profitti, così quelli che fanno il solitario di Ponzi (i dirigenti industriali) sperano di poter scappare con i loro profitti personali prima che tutta l'industria crolli. Auguri!
(traduzione di Maria Baiocchi)
Copyright di Immanuel Wallerstein, distribuito da Agence Global.
Apparso sul Manifesto di giovedì 19 agosto 2010.

mercoledì 18 agosto 2010

Oves ex ovis

Giuro. alla settanticinquesima ora di Bibbie tutte di fila siamo arrivati qui. Lo zoo. Non è un'overdose da té nero più amaro del fiele che sto ingurgitando da stamattina - la menta è finita :-(. No, questo grande editore del XVI secolo scrive proprio così:
" & ut Gallinae avesque reliquae pullos ex ovis cum excluserint ita tuentur ut & pennis foveant ne frigore laedantur, et si est calor a sole se opponunt cum autem pulli pinnulis uti possunt, tum volatus eorum matres prosequuntur, reliqua cura liberantur, eandem ad pullorum Ecclesiae (quos sub alis voluit congregare Christus dominus) conservationem et salutem posuerunt solertiam."
Detto così sembra uno stornello più che una prefazione biblica... Ah, questi operatori del libro. Sarà il mio indovinello per le prossime dieci settimane.
E non parliamo della sottoscritta che aveva letto, con terrore, "oves" al posto di "ovis"!
Per fortuna poi passa alle Sirti. Lì mi sento decisamente più a casa :).

lunedì 16 agosto 2010

La vendetta del censore

E'arrivata la donna delle pulizie in città. Quella fannullona che non pulisce un bel niente e sta tutto il tempo a ciondolare sulle scale facendo finta di spostare un carrello di detersivi. E' tornata dalle vacanze e invece è partita quella fulgida bravissima che aveva riportato persino le docce al color niveo che dovrebbero avere. Oggi la lavativa spostava invece un carrello pieno di cuscini. Mi ha sequestrato il cuscino!!! Non sa quando arriverà l'altro. Perché li portano a lavare, giustamente, ma data la sua spettacolosa indolenza certo non li riporterà oggi. Così però si è evitata di pulirci i bagni, non toccati da venerdì scorso.
Una volta Angela Vinay scrisse un articolo intitolato "L'impotenza del censore" che purtroppo non sono mai riuscita a leggere, perché dal titolo - e dall'autrice - promette bene. Mi è invece capitata la vendetta di Noel Beda, censore nell'anima, ne sono sicura. Gliene ho dette troppe e lui mi punisce nei conforti del corpo. E in più il moralista mi ha pure chiuso le biblioteche: anche la splendida Bibliothèque du patrimoine, di cui qui sotto si vede il lucernario, versione anni Trenta di quello parigino fin de siècle, resterà sbarrata per una settimana e quella della Facoltà riapre solo il 23.
E io ancora qui NON ho finito il capitolo sulle Bibbie! E di qui tutta questa chiacchiera di sfogo sul blog.

Ma come vanno in giro costoro




Non ho tempo di linkare in maniera precisa. Quel che mi interessa di tutto questo è la foto di Paetreus. Con tutte le sue striscette, le sue stellette e i suoi distintivi di stoffa sembra un pupazzino decorato da un sarto impazzito. Un generalissimo. Come si fa a respirare con quindici righe di simboli sulla camicia? E soprattuto come si fa a leggerli e a capirli, tutti quanti sono? Non lo si guarda più negli occhi per venti minuti, cercando di decifrare se c'è proprio tutto cucito lì sopra. Invece di scattare dalla reverenza e obbedire, io mi perderei nelle verifiche delle sue decorazioni e nella comicità del tutto...
Una prova ulteriore della mia incompatibilità con la mentalità militare. Sotto occupazione finirei fucilata nei primi 15 secondi, se non prima.

Fonte dell'immagine è un pezzo di Peace Reporter:
PeaceReporter - Afghanistan, Petraeus: 'Data ritiro 2011 non vincolante'

giovedì 12 agosto 2010

Signor deh non partire





Ho scoperto che la mia canzone favorita dell'estate è anche in video.
Beh, per essere precisi, è un duetto.
Sembra niente, ma ascoltarla mentre tutti i neuroni sono concentrati a scrivere sulla censura delle Bibbie latine in Francia nel XVI secolo ... come farne a meno?
Allora, la locandina (vado a memoria):
Compositore: Claudio Monteverdi
Anno: 1643
Prima rappresentazione: Venezia, teatro san Cassiano (credo fosse quello)
Direttore: Nikolaus Harnoncourt
Regia: Jean-Pierre Ponnelle (mai abbastanza rimpianto!)
Poppea: Rachel Yakar
Nerone: Eric Tappy - meglio i mezzo, ma in video ci va
Orchestra: Concentus musicus Wien.
Anno: 1979. Quando il nostro immaginario visivo non era quello delle soap opera e si vede!

mercoledì 11 agosto 2010

La notte di san Lorenzo

Sto cercando una stella. Vorrei cercare una stella. In realtà sono qui che lotto con l'introduzione del capitolo della tesi di dottorato. Q u i n d i per quest'anno niente stella per me. :-( Un po' triste e un po' stanca, lo ammetto.
Buonanotte a tutti e buone vacanze, per chi è riuscito ad andarci!