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Toulouse en érasmienne

mercoledì 21 dicembre 2011

Il giorno del solstizio

Un ricordo dedicato a un amico ormai troppo lontano. Ciao Stefano. E un pensiero alla tua Nino dai bruni capelli.

Il coro virtuale

Diffido dei social cosi. Mai ho voluto cedere e affacciarmi sui social cosi. Al massimo mi fermo sull'orlo e guardo giù. Ma non entro mai. Anche quando avrei dovuto farlo proprio per dovere, ché facevo un corso sugli strumenti del web 2.0 e la lezione n. vattelpesca è ancora lì incompleta, perché l'account sul social coso principe io proprio, discola cocciuta, non ho accettato di farlo. Poco ma sicuro che nel tempo certe colleghe mi ci hanno cercata invano, invece di chiedermi, banalmente, ciò che avrebbero voluto sapere. Il social coso, per carità, rischio lo choc anafilattico, la mia religione me lo proibisce, il dottore me lo ha vietato e al dottore non si disubbidisce mai. Il social coso, però, è insidioso, non si lascia aggirare così facilmente e stavolta mi ha spedito incontro dritta dritta una corazzata d'assalto carica di caccia a decollo verticale, a evoluzioni più belle del Rafale (che è una cosa mozzafiato). Stavolta il social coso ha usato il coro (più la gola, sì). E capire quale ne sia l'ingrediente segreto e lievitante, dei cori, è difficile, ma è indubbio che si finisca sempre col trarne qualcosa di speciale. Ho raccontato qui del magnifico (letteralmente) esperimento bachiano che si svolge da tre anni nella straordinaria città di Tolosa, un lievito di suo. Stasera poi apro il blog di Menù turistico (gola, voglia di chiacchiere? che lì ce n'è sempre ;-) ) e trovo questa festa di canzoni reali nel mondo virtuale, organizzata da Flavia che se sta sul suo vulcano, laggiù, e sogna un Natale dickensiano e nevoso. A me ha fatto l'effetto di una festa, in realtà è di più: è un appuntamento per una settimana sui profili di quelcosochenonnomino per cantare insieme una canzone (di Natale, dato il momento), aggiungendoci, pare, improvvisazioni coreografiche davanti allo schermo - a quando un social coso con circuito di telecamere per fissarle a perenne memoria? Confesso: come possa funzionare non saprei troppo bene. Ma pare funzioni e che sia già la terza sera; e già che ci siamo, se devo confessare completamente e sinceramente, sono rimasta prima a bocca spalancata e poi ho provato l'irrefrenabile voglia di dire: "anch'io anch'io, dove ci si iscrive"?

Poi ho inforcato gli occhiali e ho cominciato a pensare. Da quando sbircio il mondo dei foodblogger e li osservo con divertito interesse e qualche timido tentativo di avvicinamento, mi sono fatta l'idea che in fondo internet faccia semplicemente esplodere su scala più vasta il desiderio di compagnia e di legami tra gli esseri umani. Di più. Di azione comune e aggregazione aldilà del terribile ciondolio da muretto che scandisce ancora troppo, in diverse declinazioni, il tempo "libero" di adulti e adolescenti. Internet dà possibilità più ampie a chi coltiva sinceramente un interesse di scoprirsi e di intrecciare legami, ma, soprattutto per chi ne fa una vera passione, al punto di aprire e seguire un blog, è in genere un prodromo all'incontro e alla conoscenza reali, o comunque all'utilizzo di mezzi di scambio e contatto cosiddetti tradizionali, ma evidentemente - e vivaddio - ancora ben necessari (come le le lettere, o i regalini che molti si scambiano tra loro o con gli outsider quali la sottoscritta) e che restano in ogni modo il vero punto di arrivo, quello di una conoscenza che ha bisogno di superare lo schermo e di vivere nel mondo reale ogni volta che può. Anche chi ci sta per lavoro, mescolando le due dimensioni, può declinare tutto questo in una forma di attività comunque collettiva e anche "gratuita" non unicamente professionale, che finisce con lo spaziare in campi, se non diversi, confinanti. Un esempio ne è lo Starbooks, di cui si parla anche in questo blog, l'altro il circolo di lettura online promosso sempre da Menu turistico, per cui Alessandra ha lanciato l'idea di leggere e commentare insieme i classici: in gennaio si parte con il Gattopardo di Tomasi di Lampedusa. L'iniziativa è aperta a tutti, non solo ai foodblogger, ovviamente. L'associazione viene spontanea con l'iniziativa di lettura che fu fatta a Mantova del salgariano Jolanda la figlia del Corsaro Nero nell'inverno del 2006, un tentativo di lettura di massa da parte di una comunità: potenzialmente il web potrebbe essere un buon posto per riprenderla e ripeterla, incontrarsi e parlarne. Va detto che l'iniziativa dei circoli di lettura, i cui partecipanti sono però in numero limitato, deve molto alle biblioteche pubbliche, quelle cioè delle amministrazioni locali, e alle loro funzioni di aggregazione attorno ai temi della lettura. Circoli del genere ci sono ora anche sul web.

La conclusione potrebbe essere quella di una voce francese, che nella sua autobiografia, ricordando la gioventù bohemienne vissuta nella Parigi del secondo dopoguerra diceva: "Erano tutte persone che si cercavano con il gusto folle dell'incontro..."; ecco, ormai bohème non ce n'è proprio più molta, forse nemmeno gioventù (quelli erano ventenni... affamati e geniali, accidenti!) , ma il bisogno dell'incontro e del fare insieme, quello sì, sembra proprio essere sopravvissuto.
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