tag:blogger.com,1999:blog-33622174976661023572024-03-13T15:53:37.353+01:00P e l l e g r i n aEn pèlerine et en étrangèrePellegrinahttp://www.blogger.com/profile/03944191771146026592noreply@blogger.comBlogger554125tag:blogger.com,1999:blog-3362217497666102357.post-88000760848648755832023-12-29T02:36:00.009+01:002024-01-02T10:45:21.480+01:00No, no basta basta. Non voglio diventare un mostro. Non vedo più la vita.<p style="text-align: justify;"> Ancora una cattiva notizia, il 28 di dicembre. Che non c’è tempo per contrastare. Sempre dai soliti. Cioè dall’amministrazione di provenienza, che, <a href="https://pellegrinablog.blogspot.com/2023/11/quando-neanche-vincere-basta.html" target="_blank">dopo avermi di fatto messo nell’obbligo di tornare</a>, riesce ancora una volta a distruggermi la vita o un solo minimo spiraglio di serenità che mi costruisco mentre sto tentando faticosamente di recuperare. Con un motivo chiaramente pretestuoso e in modo del tutto inusuale, mi impedisce di prendermi un periodo di respiro di cui ho sempre goduto per studiare all'estero, che ho richiesto in misura notevolmente inferiore al solito e di cui ho estremamente bisogno dopo un anno come quello che ho solo in parte qui descritto. Il tutto fatto in modo sadico, all’ultimo momento, provocandomi ovviamente il massimo dei disagi e delle perdite economiche, con chiari tocchi di compiacimento nel tono e con una motivazione che fa di tutto per non lasciare spazio a richieste future. </p><p style="text-align: justify;">Una volta a Roma mi avevano lasciato capire a mezze parole che chi rientrava, peraltro per cause indipendenti dalla sua volontà, andava soggetto a una sorta di reparto di punizione. Persino quando, come nel mio caso, aveva solo esercitato il legittimo e sancito diritto di ogni lavoratore di tentare di migliorare la propria posizione. Vale a dire per avere fatto e vinto un concorso, fuori da un’amministrazione in cui siamo da otto anni senza scatti di livelli economici che dovrebbero essere triennali, dopo la distruzione delle carriere con l’eliminazione delle categorie superiori, il declassamento di categoria unito alla decimazione delle posizioni organizzative per tagliare sulle relative retribuzioni e indennità, con un regolamento del lavoro a distanza, che offrirebbe sollievo mettendo lontananza tra i compiti e il luogo spesso fatiscente e malsano di lavoro, tra i più insensati e restrittivi d’Italia, condannati in vecchiaia alla miseria dal sistema pensionistico contributivo puro della riforma Dini aggravato da decenni di para subordinato prodian-berlusconiano, cui bisogna aggiungere lo smantellamento del mio settore, considerato dall’amministrazione alla stregua di un salvadanaio da rompere tagliandoci tutto il possibile, che ci svuota di ogni senso lavorativo riducendoci tutti a esecutori del livello di servizi più elementare, deprivandoci di ogni soddisfazione professionale, crescita e direi vita mentale, pur essendo spesso tra il personale più formato e qualificato nel proprio campo. E bloccando sistematicamente ogni richiesta di trasferimento che non sia sostenuta dal padreterno come certi ministri, ad esempio. Giacché ovviamente chi può fugge. Prigionieri di un’amministrazione in questo tra le più stolide e incapaci, con una solida tradizione di disprezzo per le persone nella gestione del personale, a detta dei più anziani, e delle sue condizioni logistiche e lavorative. A lume di naso chi è tornato meriterebbe i ponti d’oro, se si tiene tanto a trattenere il personale. Basterebbe questo a mostrare l’intelligenza di certi uffici.</p><p style="text-align: justify;">Non immaginavo che avrei dovuto passare per questo, per aver fatto qualcosa di perfettamente legittimo e non certo di favore come prendere un’aspettativa per vittoria in un concorso e subire in seguito la folle situazione di trovarmi non per mia colpa invischiata in un ricorso che non mi contesta nulla personalmente. Se avessi immaginato una tale sadica e inutile meschinità forse avrei sfidato la sorte, anziché tornare, benché la disoccupazione sia il mio incubo da quando ho dovuto attraversare per un decennio la precarietà prodiana - ah, <i>l’amato Prodi</i>, che brava persona. Ma, con tutta la disistima che potevo avere nei confronti dell’amministrazione, una simile concezione di come trattare degli esseri umani era per me del tutto inconcepibile e fuori dal mio orizzonte. Sbagliavo.</p><p style="text-align: justify;">Vorrei disfarmi. Non resisto più. Passo i giorni piangendo senza scosse, senza singhiozzi. Le lacrime scorrono senza la mia volontà.</p><p style="text-align: justify;">Ho ancora dieci anni da passare li’ dentro per ora e la pensione non è mai stato il mio orizzonte.</p><p style="text-align: justify;">Mi vedo tornare al lavoro per sempre senz’anima, indifferente a qualsiasi cosa, agendo come un automa per il minimo indispensabile. Pur di sopravvivere. La caricatura del dipendente pubblico, del servizio pubblico, di un essere vivente. </p><p style="text-align: justify;">Quello che per tutta la vita ho tentato di evitare. </p><p style="text-align: justify;">Non posso arrendermi a questo destino. Ma non ho armi.</p><p style="text-align: justify;">Fantastico di piantarmi un punteruolo acuminato nel petto. Non posso accettare questo destino né tantomeno questa immobilizzazione in questo momento. Avevo predisposto tutto per passare queste vacanze e questo periodo in ragionevole serenità, metabolizzando e dandomene il tempo per ricominciare a guardare l’avvenire. Mi ero costruita intorno un ambiente provvisorio ma sereno, con piccole cose che mi piacciono: un fotoforo variopinto a forma di elefantino, un ramo di agrifoglio fuori dalla finestra, un mazzo di fiori e una candela galleggiante azzurra, una nuova borsa termica molto colorata per il pranzo perché quella vecchia, in briciole era da tempo finita nel cestino. Qualche svago che mi dà soddisfazione: l’oratorio di Bach per Natale in un luogo bello, una sera a teatro, e un’attività gratificante per completare impegni presi da tempo. Qualche sorriso aveva ricominciato a spuntare, una volta lontana da un luogo di lavoro insostenibile, qualche minimo desiderio, qualche capacità di riflettere su un lavoro stimolante, beninteso non remunerato, di altra natura. Adesso sono piegata in due dai singhiozzi e non riesco a tenere il ritmo del momento per momento in cui mi ero avvolta come in una coperta. Non è più la distanza apatica ma autoprotettiva che descrivevo a novembre, in cui mi sentivo una corona circolare intorno. È una disperazione piana e continua che non si appaga mai e mi svelle la capacità di ragionare o di pensare ad altro. Ricomincia il mal di testa costante. Ricomincia la nausea forte. Tensioni ai muscoli e dolori osteoarticolari lancinanti. Tutto è diventato smorto e non ha più importanza. Solo le lacrime che scorrono e cadono sul tavolo. Disordini alimentari: spinta compulsiva a mangiare ogni venti minuti. Dimenticanze delle cose importanti, anche le più amate: oggi il concerto di Capodanno che ascolto ogni anno con assoluta regolarità. E altri comportamenti inediti e dannosi... Ansia paralizzante ogni riflessione. Non riesco a uscire, non riesco a dare importanza a nulla, non riesco a pensare ad altro che a questo incubo, un gesto gratuito e stupido, oltre che controproducente - se non mi volevano bastava darmi la possibilità di restare fuori, come avevo chiesto - contro cui non posso fare niente perché viene dall’alta gerarchia.</p><p style="text-align: justify;">Non mi è mai successo in vita mia. Né davanti ai lutti, né ai problemi economici, alle perdite, alle sconfitte, alle difficoltà, alla malattia, mia o dei miei cari. Nemmeno a qualche periodo di disoccupazione. A niente. Mai.</p><p style="text-align: justify;"><br /></p>Pellegrinahttp://www.blogger.com/profile/03944191771146026592noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-3362217497666102357.post-57717372552864771882023-12-25T21:06:00.001+01:002023-12-25T21:06:15.478+01:00Natale di strage. Uno strazio senza fine, che ha accompagnato tutta la mia esistenza.<p> Vivo in un paese dove gli esponenti di partito dei penultimi governi si gloriavano di chiudere ospedali per “tagliare la spesa pubblica e abbattere il debito”. (Oggi li privatizzano ancora con liste d’attesa infinite e intra moenia pur di non pagare il personale in modo congruo. Siamo sempre al taglio della spesa pubblica corrente: lo vuole mamma UE.)</p><p>Vivo in un continente dove in un paese “a pochi chilometri da noi” come una volta si diceva della guerra nell’ex-Jugoslavia, in un’altra guerra non dichiarata ma non per questo incruenta, i governi dei memorandum dei fondi UE <a href="https://www.repubblica.it/salute/2014/02/22/news/grecia_mortalit_infantile-79326564/" target="_blank">hanno aumentato la mortalità infantile</a> del 43% e non solo quella, con i loro programmi folli e insensati di tagli alla spesa pubblica. (Lo vuole mamma UE. E noi cani da guardia <a href="https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/05/03/grecia-fubini-non-ho-voluto-scrivere-che-dopo-la-crisi-sono-morti-700-bambini-in-piu-sarebbe-clava-per-gli-antieuropei/5150921/" target="_blank">taciamo, apposta.</a>)</p><p>Non posso non inorridire davanti alle <a href="https://www.ansa.it/ansamed/it/notizie/rubriche/nazioni/2023/12/21/oms-il-nord-di-gaza-senza-ospedali-funzionanti_ff352792-d80c-4649-af3d-6c9503413f57.html">affermazioni dell’OMS secondo cui non ci sono più ospedali funzionanti in un paese da mesi bombardato</a> senza risparmio.</p><p>W la democrazia.</p><p><br /></p>Pellegrinahttp://www.blogger.com/profile/03944191771146026592noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3362217497666102357.post-41338291835083514192023-12-16T23:30:00.003+01:002023-12-16T23:41:59.172+01:00Sto cercando una carezza<p> Dopo l'ennesima scenata su tutto e niente, mentre sono ancora convalescente, stravolta dai farmaci, e l'ennesima lamentazione sulla sua triste sorte in cui peraltro non ammette l'aiuto di nessuno. Mai una sola parola di conforto o di cortesia su quello che mi è successo, inclusa la morte della mamma di un'amica di scuola. Mai un apprezzamento o un'accettazione su quello che faccio nel quotidiano, o su qualcosa che gli offro. Solo odio, svalutazione, disprezzo e rimbrotti. Capisco come si può diventare un ragazzo selvaggio o un bambino di strada. Rientrare sempre più tardi girovagando al freddo e alla pioggia, i giorni di festa e di riposo che diventano incubi perché è tutto chiuso e non sai dove andare. Aggrapparsi ovunque a qualsiasi briciola di attenzione che non passa le ventiquattro ore a cercare pretesti per attaccarti. Magari poi ti passa una bottiglia o peggio, quella briciola trovata per strada, tra chi anche lui non sa dove andare, perché è reietta come qualsiasi ragazzino scomodo scacciato di casa senza averne l'aria, perché è lui quello che non ti rispetta. Non sono a quel punto, non m'attira affatto, ma capisco perfettamente la pressione psicologica in cui ci si può trovare e che spinge a quelle derive, per esasperazione, per tristezza, per sfinimento e voglia di sopravvivenza, di accoglienza, anche nell'autodistruzione collettiva, se altro grumo di rifugio, altro tetto non c'è. </p><p>Invece della bottiglia ti becchi la polmonite, magari. Sono qui da poche settimane, con due WE lunghi fuori, tra mille impegni e difficoltà logistiche, oltre che psicologiche e di salute, non da un anno e in ogni caso la mia permanenza non potrebbe mai protrarsi così a lungo e lo sa. Hanno una casa in campagna dove vanno sempre: ci sono stati un giorno, guai mollare la posizione, se proprio gli sono insopportabile. Le stesse richieste ripetute quando non ci possono essere risposte: quando guarisci? Oggi non mi reggevo in piedi. Se fossi più giovane e lui più forte, mi avrebbe del tutto schiacciata. D'altra parte mi azzera anche così, mi sento una torturatrice per il solo fatto di esistere e di avere bisogno di una soluzione transitoria. Il che, nella mia situazione attuale, è come versare veleno in una piaga. E impedisce di elaborare e recuperare quanto ho passato, bloccandomi in una situazione di allerta perpetua, mentre la sberla lavorativa mi ha messo nella condizione che descrivevo due post fa e che non si è alleviata. Avrei disperatamente bisogno di un ambiente sereno per potermi concentrare su qualcosa che porti l'attenzione su altro e risvegli la voglia di vivere, colmi il bisogno di riposo, inutile illudersi, non c'è. Per vedere altro colore, oggi ho tirato fuori tutti i rossetti e mi sono truccata sul letto. Il minimo gesto di uno sconosciuto che mi veda come un essere umano nella vita quotidiana, una banale parola civile e gratuita in un negozio o sul portone mi riempiono gli occhi di pianto.</p><p>Dio se i patrigni esistono. Altro che le fiabe sulle famiglie ricomposte dove tutti son tanto civili e solidali e comprensivi e tanto tanto bravi.</p>Pellegrinahttp://www.blogger.com/profile/03944191771146026592noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-3362217497666102357.post-11681145719411073862023-12-15T20:32:00.005+01:002023-12-15T23:03:39.955+01:00Di nuovo<p style="text-align: justify;"> Dopo un mese di ottobre pâssato a tenere a freno i malanni di stagione ripetuti. Di nuovo febbre tosse mal di gola, l’energia che di colpo scompare e riappare.<span style="text-align: left;">Di nuovo l’opacità nei polmoni dopo venti giorni di antibiotico. Di nuovo l’aria che ogni tanto scompare. Di nuovo la caccia alla carne nel piatto come se restituisse la vita.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;">Di nuovo sventole di antibiotico per settimane; di nuovo effetti collaterali pesanti così duri da obbligarmi a sospendere la cura e a cambiare principio per uno che non è efficace perché un dolore simile si sopporta solo se si è in pericolo di vita. Tra l’altro sono allergica a una intera classe di antibiotici, proprio i più efficaci in questo caso e i principi che posso assumere sono pochi. Di nuovo il cortisone che scatena istinto di mangiare perpetuo. Di nuovo le nausee di ore. </span></p><p style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;">Vado a fare l’orale del concorso febbricitante, in una nebbia, con la pura forza di volontà, ma soprattutto con l’impressione di non reggermi in piedi. Non è neppure troppo difficile, ma sono così rimbambita che su una domanda non proprio della disciplina mia, semplicemente dimentico di sapere l’ovvia risposta che mi torna in mente appena uscita dalla sede del concorso, e mi do’ i pugni in testa. E loro mi avevano anche chiesto se avevo qualcosa da aggiungere. Devo dire una commissione squisita. Del resto il distacco dal primo candidato dopo lo scritto era tale che non avrei comunque potuto colmarlo neanche con un orale perfetto a meno che costui non facesse scena muta. E di posto, dato il ruolo, ce ne può essere uno solo. Ripiombo a letto svuotata per un’altra settimana. La gente mi sollecita ovunque tutti i lavori e le incombenze rimaste a metà dopo il trasferimento inutile in dieci giorni nella nuova sede durata pochi mesi. Non ce la fo: semplicemente non ce la fo più. Di nuovo le mille beghe piombatemi addosso: la patente perduta nel trasloco, il CAF che ha trasmesso una cifra sbagliata all’Agenzia delle entrate e io che devo restituire trecentocinquanta euro di rimborsi. Il marito di mia madre non fa che umiliarmi, attaccarmi e tormentarmi su qualsiasi pretesto per rendermi la vita impossibile, arrivando a sobillare mia madre stessa, rinfacciandomi tutte le scelte che ho fatto negli ultimi diciotto anni - si diciotto. Non lo fermano la mia depressione, il mio bisogno di calma se non di affetto di cui non è capace dopo quanto accaduto con il ricorso, non lo ferma che stia preparando un concorso, non lo ferma neanche la malattia che per lui non è un impedimento a nulla, quando è la mia. « Ah, non sei da sanatorio » commenta. Segue e controlla ogni cosa che faccio, o che fa la mia mamma, che non può prendere un libro piuttosto che un altro, non può alzarsi e fare qualcosa in un’altra stanza, non può avere un attimo di respiro. Quanto a me, mi viene dietro in cucina per controllare se ho messo un pentolino o un bollitore sul fuoco e quanto ce lo tengo. E sempre perpetuamente a incalzare su cose che io non posso sapere perché richiedono il loro tempo, che non dipende da me e che riguardano la mia permanenza qui, come gli ho peraltro spiegato. La mamma è arrivata a prendermi di forza e portarmi a sedere nel soggiorno, dove fa più caldo ed è soleggiato. Lui se mi vede li’ si risente. E se non ho nessuna voglia di rimanere qui, sono anche straziata all’idea di lasciare mia mamma in quella che sembra una prigione senza sbarre di controllo ossessivo sui minimi comportamenti e gesti quotidiani, perché nulla deve sfuggire a suo marito. Ma è una situazione che mi fa terribilmente male, mina quel po’ di resistenza umana che riesco ancora a alimentare in me, facendomi sentire un peso, un vecchio straccio, un essere orribile che turba la serenità di un vecchio incattivito.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;">E sono ancora così. Sfinita. Senza futuro. Non riesco a pensare a qualcosa di minimamente complesso e ho il terrore di altre spese inaspettate. Voglio solo leggere in pace, magari al sole. Fa bene il sole addosso sui bronchi e i polmoni malati. Rinvigorisce di colpo. Finché ci posso stare, al sole. </span></p>Pellegrinahttp://www.blogger.com/profile/03944191771146026592noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-3362217497666102357.post-80541111538385165782023-11-26T20:16:00.003+01:002023-11-26T20:18:53.748+01:00Quando neanche vincere basta<p> Ecco cosa sono stati e sono i miei ultimi mesi e ecco quello che posso dire per ora della questione cui accennavo negli scorsi post senza specificare altro.</p><p>Io uno di quei concorsi di primavera l’avevo vinto. Ero stata convocata con pochi giorni di preavviso per prendere servizio in un’altra città, in un’altra regione. Ero partita, tutta felice, sconvolgendo tutto quel che stavo facendo, perché non mi era stato concesso il tempo di riordinare tutto prima di partire. Poco male, rimedierò in qualche modo, avevo pensato.</p><p>La nuova città mi piaceva, soprattutto per la vicinanza alla natura. Il lavoro non mancava, un nuovo orizzonte si stava aprendo. Era una situazione strana, come sentirsi fiori che iniziano a sbocciare nelle chiazze di erba gelata lasciate infine libere dalla neve. La città, tutta di versa dai luoghi in cui avevo vissuto, non l’avevo scelta, la struttura sembrava avere qualche affinità con la mia specializzazione, la motivazione era l’avanzamento di carriera. Mi stavo ambientando. Ero curiosa di capire cosa sarebbe successo, come sarei diventata, che vita mi sarei costruita, piano piano. Il territorio era appassionante nella sua varietà e nelle sue memorie. </p><p>C’erano in ballo progetti interessanti. Era tutto da inventare.</p><p>È durato due mesi. Al ritorno dalle vacanze estive arriva un ricorso dell’ultima persona idonea in graduatoria. Il ricorso non è contro di me e non mi contesta nulla. È contro l’amministrazione che ha indetto il concorso, di cui chiede l’annullamento.</p><p>A detta di tutti i giuristi che ho consultato è un ricorso debole. Il problema sono i tempi. Come tutti i dipendenti pubblici ho diritto alla conservazione del posto nell’amministrazione di provenienza per tutta la durata del periodo di prova. Questo periodo però è troppo breve per arrivare a una sentenza sia pure di primo grado. Di conseguenza, alla fine del periodo di prova sono obbligata a dare le dimissioni da una delle due amministrazioni. Io ovviamente non ho alcuna voglia di tornare indietro, ma se il ricorso fosse accolto per un qualsiasi motivo, cosa sempre possibile, mi ritroverei ad avere perduto non uno ma due posti di lavoro. </p><p>Tento per due mesi una mediazione in tutti i modi possibili. La mia vecchia amminstrazione non mi lascia scelta. O torno o sono fuori.</p><p>Io non ho altre fonti di reddito che il mio lavoro. Non posso permettermi di rischiare di perderlo. Dopo avere resistito sino all’ultimo sono costretta a tornare indietro « di mia scelta ». In un luogo che odio, in una situazione che ho più volte descritto come insensata e vuota di ogni prospettiva di crescita. </p><p>Siedo per ore e ore davanti a uno schermo. Mi sento totalmente inerte e passiva. Distante da tutto, senza reazioni e senza energia. Desensibilizzata. Suppongo sia una strategia di sopravvivenza del mio cervello che si è spento, perché se una emozione appena affiora si apre un torrente di lacrime.</p><p>Si aggiungono le difficoltà logistiche. Per potermi permettere un alloggio in una località turistica e studentesca a un tempo, sono stata costretta a affittare la mia casa a Roma. Al ritorno non ho più un posto dove andare e devo chiedere ospitalità al marito di mia madre, in un contesto che definire a affettivo è poco, a partire dalle prime ore che passo in casa sua - che sarebbe poi la casa coniugale, eh. Ma la mia mamma non ha più la forza di resistere alle sue intemerate. Tento di trovare altre soluzioni, ma ho bisogno di tempo. Soprattutto uscita da un’esperienza simile, in cui ho dovuto smontare con le mie mani tutto quello che avevo costruito, avrei bisogno di calore e sollecitudine.</p><p>Inoltre ci sono altri due concorsi da svolgere in questi giorni. Avrei bisogno di aiuto emotivo, per dedicarmi allo studio con qualche energia perché sono davvero piagata. Non li ho.</p><p>Non riesco a studiare e son concorsi meno vicini alla mia preparazione di quello che ho vinto. Passo lo scritto del primo, ma non avendo studiato ho un punteggio insufficiente a vincere e è sempre per un solo posto. </p><p>Mi sento svuotata.</p><p>Se i dipendenti pubblici non fossero stati privatizzati dai governi Amato e Berlusconi avrei potuto conservare il posto precedente in caso di cattivo esito. Ora non è più possibile. </p><p>Mi sento infilata in un gorgo che mi si chiude sopra la testa. Non ho più forze, nemmeno per chiedere un aiuto che tanto non arriverà.</p><p><br /></p>Pellegrinahttp://www.blogger.com/profile/03944191771146026592noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-3362217497666102357.post-69945944307473298052023-11-18T19:38:00.004+01:002023-11-19T10:12:20.644+01:00Torta minor<p> Raramente mi concedo il tempo per fare qualcosa di gratuito. Oggi una mia collega che conosce la mia situazione mi ha invitato da lei nel pomeriggio con i suoi bambini.</p><p>Ho portato questa <a href="http://dolcezzedimamma.blogspot.com/2023/10/dei-dolci-di-casa-dolcezze-torta-di.html">torta</a> che volevo fare da tempo. Non ho qui nessun attrezzo tranne un frullino a immersione che mi porto ovunque, insieme al forno è la cosa che in cucina uso di più. È l’occasione per scoprire che monta anche uova e zucchero e persino farina! </p><p>Ho messo molte più mele, 1 kg renette non molto grandi. Meno zucchero: 200 gr per me sono sufficienti. Ho usato il burro anziché l’olio di girasole. E non ho tritato le noci, troppo fastidioso e poi non amo la frutta secca a pezzettini.</p><p>Solo che nel forno di qui non cuoceva mai e poi mai, forse anche per via delle troppe mele. Ho dovuto alzare la temperatura a 200° e passa; il forno è vecchio e malandato. Alla fine invece della passeggiata prevista ho dovuto strapparla dal forno, infilarla in macchina e andare così.</p><p>La torta è molto morbida, umida il giusto, molto confortante, vera torta casalinga fatta con larghezza. Ne ho fatte due teglie, una piccolina, da cui il titolo <i>Torta minor</i>, l’ho lasciata a casa ed è quella che si vede in foto. Si fa in pochi minuti e è di grande soddisfazione. La ricetta come da link viene da Dolcezzedimamma.</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg7H4loLh8yrm_KMnZNT8qDQjF_Bm8qsBv2a8dS2iqtlpHxD3_hyjyGjC3ClXBTLmCVd2EKH8D9Gkq5AauI6l5UWDL2ypOhtMHxJWIAryhlwpA-qSzGFbku_FqOubTYfOdFw_pqMPK6EEeskLxxQHJ_yyrdWA452BSEfGyggeqD0MZ_KEuQP8sQ_HzTzDYT/s4032/085963CD-B895-40F8-B1BA-012E3505D474.jpeg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="3024" data-original-width="4032" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg7H4loLh8yrm_KMnZNT8qDQjF_Bm8qsBv2a8dS2iqtlpHxD3_hyjyGjC3ClXBTLmCVd2EKH8D9Gkq5AauI6l5UWDL2ypOhtMHxJWIAryhlwpA-qSzGFbku_FqOubTYfOdFw_pqMPK6EEeskLxxQHJ_yyrdWA452BSEfGyggeqD0MZ_KEuQP8sQ_HzTzDYT/s320/085963CD-B895-40F8-B1BA-012E3505D474.jpeg" width="320" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">I popi a cui l’ho portata erano due. Il più piccolo ha avuto diritto a qualche briciola posata sul piano del seggiolone che ha messo in bocca con interesse. Appena ero arrivata, però, mi aveva scrutato a lungo con sospetto e inquietudine. Era molto preoccupato all’idea che la mamma potesse andarsene e lasciarlo con me, e scoppiava in lacrime ogni volta che lei si allontanava. Finita la merenda e passati a giocare sul tappeto, ha scoperto che il mio braccio era un favoloso punto d’appoggio per tirarsi su. Va a quattro zampe come un piccolo bolide, ma ancora non sa camminare. Tirarsi su su tutti i punti verticali possibili è il gioco del momento. Così ha cominciato a sorridermi. Mi ha ricordato la mia cuginetta che ho visto imparare a camminare una gelida Pasqua passata nella ex casa del nostro paesino trentino. Lei era un po’ più avanti, perché già si tirava su da sola senza appoggi, e tentava di fare un passo avanti barcollando. Ha giocato così tutta una sera finché non c’è riuscita, una volta, due volte, tre volte. Ha fatto un gran sorriso ed è crollata esausta. Ricordo indimenticabile.</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;"> Io felicissima, perché adoro i bimbi piccoli, l’ho incoraggiato in tutti i modi. Poi siamo passati a giocare al contrario con i suoi giochi e a chiacchierare commentando quello che lui faceva con attenzione e senza interferire. Li’ sono arrivate le grandi risatine, le braccine alzate in segno di esultanza, per poi atterrare sulle gambe di una sedia cui aggrapparsi per conquistare la posizione eretta. Sedia provvidenzialmente tenuta ferma da me perché leggerissima. Alla fine, mentre è tutto assorto nel suo nuovo giocattolo, e ride, ed è felice del suo fruttuoso pomeriggio, senza che io me lo aspetti perché oltre a fare da puntello sto parlando con la mamma e il fratellino, mi arriva, imprevista, una manina appiccicosa sulla gota destra. Una carezza. Il regalo più bello che potessi aspettarmi. Ne vado molto fiera: avevamo cominciato con le occhiatacce di diffidenza e gli strilli!</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">Tanti baci, piccolo nuovo venuto. Che la vita ti sia lieve e sorridente, come dovrebbe per tutti.</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">Qui la torta minor tagliata. Le irregolarità sono dovute al taglio da topino della mia mamma, che sbocconcella dolcetti tutto il giorno in maniera un po’ affrettata e non sempre accurata (-: </div><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgMx6TZy45oU3_QQg_qn-SvBntIURRTfl5zR8CMwLFSjW0r4uy7lEM02dc17RWtt9ZHNGwqcsZ1NbJ8wt3JyfIBx4TOMB181iGNgzXjCF7YbgdA_6WE1v99Gt0ayr0SaNi3OhXPtPolAYeAE3u2kHjcsAm7ZAgX2pv59QeVLik8hYLZ94cCs1RpXz68IASe/s4032/33D3C033-EF37-415F-AECD-9A16F5F5B8D5.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="3024" data-original-width="4032" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgMx6TZy45oU3_QQg_qn-SvBntIURRTfl5zR8CMwLFSjW0r4uy7lEM02dc17RWtt9ZHNGwqcsZ1NbJ8wt3JyfIBx4TOMB181iGNgzXjCF7YbgdA_6WE1v99Gt0ayr0SaNi3OhXPtPolAYeAE3u2kHjcsAm7ZAgX2pv59QeVLik8hYLZ94cCs1RpXz68IASe/s320/33D3C033-EF37-415F-AECD-9A16F5F5B8D5.jpeg" width="320" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;"><br /></div><br /><p><br /></p>Pellegrinahttp://www.blogger.com/profile/03944191771146026592noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-3362217497666102357.post-42381756325850186782023-11-06T22:57:00.006+01:002023-11-09T14:20:07.251+01:00Se la voce dell’onor / in te appien non ammuti’<p> In questi giorni sono ospite forzata di mia mamma e di suo marito, nella casa di proprietà di lui dove vivono da sposati.</p><p>Per motivi logistici suo marito mi informa che stanno « buttando via un sacco di libri ». Un po’ inorridita chiedo spiegazioni e vedo che il sacco di libri è un sacco di libri di mia mamma, e più precisamente sono tutti libri che in qualche modo riguardano interessi condivisi con mio papà (il cinema italiano, il marxismo), o libri che le ho regalato io « tanto non li ha mai letti ». Tra la carta da riciclare scopro poi delle carte scritte da mio padre, praticamente l’unica cosa che potrebbe in qualche modo trasmettermi.</p><p>Costui mi ospiterà pure in casa sua, ma sta buttando via i ricordi e le cose di mia madre, sua moglie, senza sicuramente avere un suo consenso cosciente. Sta eliminando qualsiasi cosa di lei che costituisca un passato in cui lui non è compreso, e costituisce anche, per forza di cose la mia eredità familiare, ovviamente di nessun valore materiale ma di grande peso simbolico per la ricostruzione del mio passato e in parte della mia stessa identità.</p><p>Quando l’ho visto ero annientata. Non posso nemmeno reagire perché sono ospite sua, anche se sarebbe più corretto dire loro. Guardavo gli scaffali e le prossime vittime designate attanagliata da una desolazione difficilmente descrivibile.</p><p>Alla televisione c’era la bellissima, struggente e delicata a un tempo Traviata con la regia di Martone dal Teatro dell’opera vuoto in piena pandemia, febbraio 2021. La vedevo e non riuscivo a sentire voglia di scoppiare in lacrime.</p><p>Non ne posso più.</p><p><br /></p><p><br /></p>Pellegrinahttp://www.blogger.com/profile/03944191771146026592noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-3362217497666102357.post-59247354995931730162023-11-02T13:26:00.000+01:002023-11-02T13:26:49.250+01:00A scoppio ritardato<p> Su di me le scenate funzionano a scoppio ritardato. Li’ per li’ tengo duro, e a meno di non rischiare particolarmente grosso, rimango lucida. Un paio di giorni dopo, però, specialmente se non riesco a allontanarmi dalla causa della scenata, mi sento minata alla radice. Svuotata, incapace di reagire, di pessimo umore e come distrutta da una tristezza di cui non mi è nemmeno facile percepire immediatamente la causa.</p><p>Non so se sia un processo normale di reazione. Però è devastante.</p><p>Ah, l’occasione della scenata è il marito di mia madre. Approfittando dello stato ormai di impotenza di sua moglie e di attuale bisogno mio senza mia colpa, non lo tiene più nessuno nella sua avversione di sempre nei miei confronti, come di tutto il passato di mia madre, che fa letteralmente a pezzi pur di liberarsene. Eppure, se voleva una donna senza passato, non aveva che da andare all’<i>Ecole des femmes</i>.</p><p>I patrigni e le matrigne delle favole dovrebbero dare una bella lezione di oggettività alla propaganda giuliva e conformista sulle famiglie ricomposte. Non intendo fare l’elogio del matrimonio indissolubile né della castità post separazione, ma francamente lo sciroppo delle nuove famiglie educate e rispettose che ci spacciano è falso e stucchevole al punto di diventare ripugnante. </p><p>Io, non so. Ho la sindrome del neonato che neanche piange più perché sa che non verrà nessuno. Così è morta Diana, in <a href="https://www.fanpage.it/milano/la-piccola-diana-potrebbe-aver-smesso-di-lottare-in-attesa-della-madre-cosa-suggerisce-lautopsia/" target="_blank">silenzio</a>. Io il modo di allungarmi a uno sfilatino ce l’ho, ma per il resto, complice la questione di cui non posso parlare ancora, non posso più. </p>Pellegrinahttp://www.blogger.com/profile/03944191771146026592noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3362217497666102357.post-3241529369092055792023-10-29T14:51:00.003+01:002023-10-29T14:51:27.206+01:00La cueillette <p> Non mi era mai capitato. Ieri ero in giro per boschi e le ho viste per terra. Piccole e lustre, rilucevano nel fango. Via lo zaino dalla spalla, una prima cernita e loro dentro. </p><p>Stamattina sul fuoco la pentola ribolliva. Per la prima volta nella mia vita un pranzo procurato totalmente da me, tranne un po' di sale e alloro.</p><p>Le castagne. (-:</p>Pellegrinahttp://www.blogger.com/profile/03944191771146026592noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3362217497666102357.post-27694880524209890732023-10-25T22:39:00.000+02:002023-10-25T22:39:42.301+02:00Dove sta l’umano<p> Non so.</p><p>Forse in questa storia un po’.</p><p>Magari quella persona ha commesso qualcosa di odioso. Chissà.</p><p>Dal <a href="https://www.ansa.it/puglia/notizie/2023/10/25/nessuna-visita-in-cella-gli-fanno-rivedere-il-suo-cane_db809d4b-3956-4850-ab2a-7f7056e9640a.html">sito</a> dell’ANSA:</p><p><span style="-webkit-text-size-adjust: auto; background-color: white; caret-color: rgb(57, 55, 69); color: #393745; font-family: "Suisse Intl Web", "Suisse Intl Web Fallback", Arial, sans-serif; font-size: 19px; letter-spacing: -0.3799999952316284px;">Nel corso del suo anno di detenzione non aveva mai ricevuto visite. Solo, senza nessuno, con la speranza però di poter riabbracciare il suo cane. Speranza divenuta realtà per un detenuto nel carcere di Lecce: nei giorni scorsi, infatti, dopo diversi mesi è tornato ad accarezzare Zair. Prima dell'arresto vivevano in simbiosi: l'uomo, un senza tetto, aveva come unica compagnia l'animale. Un legame forte e intenso tra loro, interrotto dall'arresto, e dal conseguente affido del cane ad una famiglia pugliese. L'incontro, avvenuto nei giorni scorsi, è durato quasi due ore.</span><br style="-webkit-text-size-adjust: auto; caret-color: rgb(57, 55, 69); color: #393745; font-family: "Suisse Intl Web", "Suisse Intl Web Fallback", Arial, sans-serif; font-size: 19px; letter-spacing: -0.3799999952316284px;" /><span style="-webkit-text-size-adjust: auto; background-color: white; caret-color: rgb(57, 55, 69); color: #393745; font-family: "Suisse Intl Web", "Suisse Intl Web Fallback", Arial, sans-serif; font-size: 19px; letter-spacing: -0.3799999952316284px;"> "E' stato emozionante per lui e per tutto il personale del carcere che si è impegnato affinché il desiderio di questo detenuto potesse realizzarsi", racconta Maria Teresa Susca, direttrice del carcere di Lecce che ha coordinato ogni fase dell'iter per permettere l'incontro, avvenuto in sicurezza in un'area verde presente nella struttura. </span><br style="-webkit-text-size-adjust: auto; caret-color: rgb(57, 55, 69); color: #393745; font-family: "Suisse Intl Web", "Suisse Intl Web Fallback", Arial, sans-serif; font-size: 19px; letter-spacing: -0.3799999952316284px;" /><span style="-webkit-text-size-adjust: auto; background-color: white; caret-color: rgb(57, 55, 69); color: #393745; font-family: "Suisse Intl Web", "Suisse Intl Web Fallback", Arial, sans-serif; font-size: 19px; letter-spacing: -0.3799999952316284px;"> "Abbiamo voluto esaudire questa richiesta anche per la circostanza - spiega - che il detenuto non fa colloqui con nessuno. Si sono spesi tutti per questo incontro: la polizia penitenziaria, il funzionario giuridico pedagogico che segue il detenuto, così come anche il suo avvocato". </span><br style="-webkit-text-size-adjust: auto; caret-color: rgb(57, 55, 69); color: #393745; font-family: "Suisse Intl Web", "Suisse Intl Web Fallback", Arial, sans-serif; font-size: 19px; letter-spacing: -0.3799999952316284px;" /><span style="-webkit-text-size-adjust: auto; background-color: white; caret-color: rgb(57, 55, 69); color: #393745; font-family: "Suisse Intl Web", "Suisse Intl Web Fallback", Arial, sans-serif; font-size: 19px; letter-spacing: -0.3799999952316284px;"> La direttrice del carcere non esclude un secondo incontro.</span><br style="-webkit-text-size-adjust: auto; caret-color: rgb(57, 55, 69); color: #393745; font-family: "Suisse Intl Web", "Suisse Intl Web Fallback", Arial, sans-serif; font-size: 19px; letter-spacing: -0.3799999952316284px;" /><span style="-webkit-text-size-adjust: auto; background-color: white; caret-color: rgb(57, 55, 69); color: #393745; font-family: "Suisse Intl Web", "Suisse Intl Web Fallback", Arial, sans-serif; font-size: 19px; letter-spacing: -0.3799999952316284px;"> Anche perchè per chi è ristretto, solo, senza letteralmente nessuno un animale d'affezione è una consolazione e può avere un grande valore terapeutico e mitigatorio in una condizione afflittiva. </span><br style="-webkit-text-size-adjust: auto; caret-color: rgb(57, 55, 69); color: #393745; font-family: "Suisse Intl Web", "Suisse Intl Web Fallback", Arial, sans-serif; font-size: 19px; letter-spacing: -0.3799999952316284px;" /><span style="-webkit-text-size-adjust: auto; background-color: white; caret-color: rgb(57, 55, 69); color: #393745; font-family: "Suisse Intl Web", "Suisse Intl Web Fallback", Arial, sans-serif; font-size: 19px; letter-spacing: -0.3799999952316284px;"> "E' stato complicato ma è un'esperienza che si può ripetere. </span><br style="-webkit-text-size-adjust: auto; caret-color: rgb(57, 55, 69); color: #393745; font-family: "Suisse Intl Web", "Suisse Intl Web Fallback", Arial, sans-serif; font-size: 19px; letter-spacing: -0.3799999952316284px;" /><span style="-webkit-text-size-adjust: auto; background-color: white; caret-color: rgb(57, 55, 69); color: #393745; font-family: "Suisse Intl Web", "Suisse Intl Web Fallback", Arial, sans-serif; font-size: 19px; letter-spacing: -0.3799999952316284px;"> Voglio precisare - evidenzia - che si è trattato di un evento eccezionale. E' stata la prima richiesta che ho ricevuto da quando sono a Lecce, da un anno e mezzo. E' chiaro però, trattandosi di momenti che richiedono un'organizzazione ampia va tutto valutato". </span></p><p><span style="-webkit-text-size-adjust: auto; background-color: white; caret-color: rgb(57, 55, 69); color: #393745; font-family: "Suisse Intl Web", "Suisse Intl Web Fallback", Arial, sans-serif; font-size: 19px; letter-spacing: -0.3799999952316284px;">E mi raccomando quel « va tutto valutato »: una vera perla...</span></p>Pellegrinahttp://www.blogger.com/profile/03944191771146026592noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3362217497666102357.post-49121564785471804032023-10-20T03:59:00.002+02:002023-10-20T04:04:07.442+02:00Gli ultimi giorni<p> Ciò che mi accade è talmente enorme che non riesco ancora a capacitarmene. Tutto sta volando in pezzi eppure non sono capace di percepire la realtà che devo affrontare: smontare tutto, disfare con le mie mani quanto avevo costruito con spese e fatica, e sottomettendomi ad altre spese e altra fatica per arrivare da nessuna parte, farmi di nuovo sommergere dalla palude, automutilarmi per non morire oggi, sapendo che vorrà dire morire di fame domani.</p><p>Ancora una volta e come ti sbagli, le riforme UE targate Dini e Draghi, da quella delle pensioni a questa ignobile della PA che Forza Italia sta portando a compimento nel silenzio assenso di tutti i partiti politici, passano a schiacciasassi sulla mia vita, e sui miei sforzi di renderla non dico migliore, ma di garantirmi di non morire d'inedia in futuro, per non parlare di quel che sarà la vita professionale senza senso che dovrò affrontare per gli anni a venire.</p><p>In questo stato d'animo rileggo, attonita ed insonne, il monologo di Figaro da Le mariage. C'è tutto, ed è dire molto, se l'Ancien Régime esprime così bene la situazione economico e sociale presente, grazie alle riforme imposte dalla UE con il ritiro dello Stato dall'economia tranne per quanto riguarda la tutela della concorrenza. Anche se in Figaro la mancanza di mobilità sociale era dovuta a un sistema basato su corporazioni e ordini anziché sull'assenza di politiche pubbliche di piena occupazione e di uguaglianza sostanziale.</p><p><br /></p>Pellegrinahttp://www.blogger.com/profile/03944191771146026592noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3362217497666102357.post-72418288867055019652023-10-14T13:34:00.003+02:002023-10-14T13:34:55.726+02:00La guardia di finanza e altre fantasie<p> Mi arriva un avviso di concorso. Peccato non avere i requisiti di ammissione. Non ha nulla a che fare con ciò che ho fatto finora, ma il livello di esasperazione è tale che andrei a fare il finanziere di corsa, ché poi è anche un lavoro divertente a modo suo. Una collega disgustata quanto me dalla situazione dell’istituzione in cui per anni entrambe ci siamo bruciate neuroni e decenni di studio per nulla, c’è riuscita. Non a fare il finanziere, ma, dopo avere indirizzato i suoi sforzi per anni verso altro, ha avuto la fortuna, complice la sospensione di quella follia targata UE (ovvio) che è il patto di stabilità, di rientrare nello scorrimento di una graduatoria per un ottimo posto che è poi diventato letteralmente d’oro e pure interessante professionalmente. La sua vita è cambiata del tutto, ma non rimpiange niente. Partiva da condizioni diverse e con una situazione meno svantaggiata della mia, ma credo che le mie sensazioni sarebbero esattamente le stesse. Altre persone sono scappate in tutti i modi possibili.</p><p>Paradossalmente mi piacerebbe andare a fare il lavoro che faccio adesso, mutatis mutandis, proprio in sede UE. Sarebbe molto formativo e appassionante. Lo farei con divertimento e dedizione. Ma non sono lettone né tedesca e di stage non ne faccio certo più.</p><p>Per recuperare il respiro ho bisogno di sfuggire alla meschinità altrui. Poi alla povertà mia, per trovare serenità, attuale ma soprattutto futura, vale a dire aumentare i contributi, in maniera non simbolica, entro due anni. (Grazie Dini, Amato, <i>amatoProdi</i> che avete escogitato il sistema contributivo puro e il parasubordinato perché serviva alla UE, dannando alla miseria irrecuperabile ormai due generazioni, dai cinquantenni in giù. Come dimenticarvi, come dimenticarlo.) </p><p>Imprese che paiono impossibili. Più probabile che mi arrivi un serio malanno di salute, data la tensione degli ultimi tempi. Ieri avevo voglia di morire, a costo di uccidermi, talmente mi sento in trappola in una situazione da cui tutti i miei sforzi di anni e di decenni, di studio e di lavoro, non valgono a estrarmi, sentendomi solo più sommersa ogni momento da incombenze di ogni tipo e priva di mezzi e fin di una casa degna di questo nome. Non è questione psicologica, ma pratica. Non posso dare i dettagli qui, lo ripeto, ma questo stato d’animo ha motivazioni concretissime, economiche e lavorative, che mi stanno sommergendo in una mancanza totale di prospettive. « Un coup du sort » mi diceva ieri un francese, cui ho potuto, a differenza di qui, spiegare la mia situazione. Non ho potuto fare bene il mio lavoro neanche lì, talmente ho dovuto dedicare di attenzione e di energie a ciò che avviene dove mi dovrei guadagnare un pane che neanche si vede più.</p>Pellegrinahttp://www.blogger.com/profile/03944191771146026592noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3362217497666102357.post-55472694646183796872023-10-05T20:39:00.004+02:002023-10-05T23:13:09.819+02:00Sulla zattera nella tempesta<p> Boh. Le persone sono strane. Nemmeno ipocrite, proprio strane a volte. Al momento c’è una persona adorabile che si sta rivelando un’arpia a 360° cosa che ha già fatto scappare qualche collega. Magari qualche ipocrita ci ha messo una buona parola, ma ad ogni modo, quando si conoscono le persone e la situazione come si fa a reagire così.</p><p>Purtroppo, ho veramente smesso di aspettarmi dalle situazioni qualche cosa che non sia il vantaggio personale. Come ha fatto da sempre una saggia collega che si ritrova al momento, dopo sforzi non indifferenti, in un posto letteralmente d’oro. Al punto in cui siamo, con le entrate che non ho, è davvero la sola cosa di cui ho deciso di occuparmi. So come si dovrebbero e potrebbero fare le cose, ma sono stufa di pazzi in libertà. Ho una carriera da ricostruire, pochissime opportunità, poche energie e zero soldi.</p><p>Basta sforzi fatti per essere abbassata e umiliata. Devo riuscire a spostare tutto altrove. È un momento di transizione. Sto affrontando un problema colossale di cui non posso parlare qui e non sento nessuno al mio fianco, nessuno, anzi, una costante sorveglianza gravida di diffidenza, tesa a crearmi impacci continui quando non sono neanche in servizio, malgrado niente sia riconducibile a me. Meschinità che si crede furba e riesce solo a far risaltare ai quattro venti la propria irredimibile mediocrità, incapace di concepire altri modi di fare che i propri. Gente che la politica economica della lesina ha portato ai vertici delle amministrazioni senza che avessero la mentalità e la preparazione necessarie, purché considerino il loro lavoro alla stregua di un pallottoliere. Non un filo volto a sollevarmi da questa situazione in cui sono l’unica a rischiare una posta enorme nell’indifferenza se non peggio di chi ha costruito una situazione che potrebbe potenzialmente danneggiarmi oltre ogni dire. Allora a cos’altro dovrei prestare attenzione e energie se non a me stessa?</p><p>Ecco, diciamo che vorrei <a href="https://dolcezzedimamma.blogspot.com/2023/10/dei-dolci-di-casa-dolcezze-torta-di.html" target="_blank">dedicarmi alle mele e alle noci</a>.</p><p><br /></p>Pellegrinahttp://www.blogger.com/profile/03944191771146026592noreply@blogger.com6tag:blogger.com,1999:blog-3362217497666102357.post-9827573652901954122023-09-19T04:55:00.000+02:002023-09-19T04:55:01.477+02:00Non solo le vacanze<p> Anche la speranza di una x diversa. È osceno ritrovarsi a dover lottare sola in una situazione dove non sono stata messa da sola, sentire che vengono ributtate sulle mie sole spalle le difficoltà di qualcosa che non è mia prima di tutto e in cui io ho da perdere più di chiunque per responsabilità non mie. È mostruoso pensare di venire ricacciata in quel pantano a questo punto per sempre.</p>Pellegrinahttp://www.blogger.com/profile/03944191771146026592noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3362217497666102357.post-13809866071482504852023-09-16T22:16:00.002+02:002023-09-16T22:18:05.329+02:00La vacanza è già finita<p> Se c’è una cosa certa sulle vacanze è la loro eccessiva brevità. Troppo corte, lo direbbe anche Eriadan. Stavolta ho dovuto concentrare in due settimane il lavoro previsto in due mesi, senza riuscirci, ovviamente. Non ho mai lavorato tanto su qualcosa che non conoscevo affatto e con la minaccia di cui parlavo nel post precedente a togliermi il sonno sopra la testa che ha richiesto di sprecarci su una quantità di tempo considerevole. Parigi non l’ho praticamente vista, mai fatto un giro in centro, un’uscita a teatro che adoro, niente. Neanche il tempo di annotare sul blog le infinite piccole cose che mi strappano un sorriso, una sorpresa, una meraviglia, una riflessione, una sorpresa, un amore sempre rinnovato per questo paese e che Parigi regala ogni giorno.</p><p>Solo studio continuo e forse un bandolo trovato (-: ma non oso dirlo troppo forte. Speriamo. Il solo tempo che sono riuscita a ritagliarmi è stata un’intensa domenica al rinnovato museo di Cluny. La seconda domenica però ho lavorato, sia pure ai Jardins du Luxembourg che come décor non sono male e rasserenano. </p><p>Adesso ho tutta la casa da sistemare e il treno che parte domattina alle dieci e dieci da un posto bello scomodo da raggiungere con le valigie. Ovviamente i taxi sono fuori budget. </p><p>Chissà quando e SE riuscirò mai a permettermi di venire in Francia per una vacanza come la intendo io. Studiare dà enormi soddisfazioni, ma ogni tanto il relax ci vorrebbe.</p>Pellegrinahttp://www.blogger.com/profile/03944191771146026592noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3362217497666102357.post-82237359137557116062023-09-01T21:03:00.002+02:002023-09-01T21:04:41.647+02:00Mi vergogno un po' ma è la vita. Almeno la mia.<p> Post necessariamente reticente. </p><p>In questo momento sono come un campo di primavera su cui si sia scatenata una tromba d'aria di durata imprevedibile. Cosa ne resterà di quei teneri e sereni germogli?</p><p>Due brutte notizié ad attendermi al rientro dalle vacanze. Una terza al momento di partire per Parigi.</p><p>Mi vergogno di far sempre la tragica, ma la situazione è così sisifesca da sfinirmi. Soprattutto perché non si vedono alternative.</p><p>Per due settimane adesso sarò qui. Appena scesa nella grisaille mi sono sentita felice perché a casa. E il grigio non mi piace mica! Ma è una bolla piccola piccola. Intanto laggiù rimane a infuriare la</p><p> tempesta. E ad aspettarmi.</p><p>Qui è tutto bello, come sempre, malgrado un'inflazione sull'ortofrutta che mette paura.</p>Pellegrinahttp://www.blogger.com/profile/03944191771146026592noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3362217497666102357.post-48744131647554699462023-08-20T11:45:00.002+02:002023-08-20T11:45:54.887+02:00Buio<p> Io lavoro da oltre venticinque anni, facendo tutte le scale dal nero presso gli imprenditori della ristorazione al posto di dipendente pubblico, conquistato con due emigrazioni interne. Ho tentato la emigrazione estera ma per stupidità e per mancanza di sostegno da qui non ci sono riuscita.</p><p>Ma comunque ho sempre lavorato. Ecco: sarebbe troppo non dover tremare e singhiozzare se come adesso, su una montagna, la mia vecchia automobile, che non vorrei cambiare neanche potendo, con cui viaggio, trasloco e porto in vacanza la mamma, comincia a surriscaldare il liquido di raffreddamento e molto probabilmente mi costerà mille euro se va bene e io non so dove trovarli? Non dovrebbe esser almeno questo, NORMALE, affrontare una spesa simile senza paure nel meraviglioso mondo dell’UE così pieno di futili sprechi di individui viziati e debito pubblico cattivo, quello per castigare il quale sono stata costretta lo scorso anno a tremila euro di spese mediche,? E non mi parlate di welfare aziendale, ultima scusa per introdurre la sanità privata e smantellare l’altra.</p><p>Io questo mondo lo odio. Lo odio perché minaccia la mia speranza di vita, la mia serenità, tutto lo sviluppo della mia personalità il mio presente il mio futuro e perché ha avvelenato il mio passato. Sono arrivata al lavoro insieme a Maastricht e alla sua austerità e al suo principio di <a href="https://www.treccani.it/enciclopedia/principio-di-sussidiarieta-diritto-amministrativo/" target="_blank">sussidiarietà orizzontale</a> (là dove per privati cittadini si deve leggere « operatori economici », padroni, imprenditori, come si vuol chiamarli, gente che cerca il profitto e bada al soldo, non al servizio) ho patito tutto l’inferno dei cococo dell’<i>amato Prodi </i>che mi hanno distrutto quindici anni di contributi e di vita, peraltro ingrassando le coop e aziende di in-house di sinistra che hanno sfruttato il mio lavoro ancor più di quanto lo sfruttamento esistesse prima. Mi sono salvata con un lavoro sottoinquadrato per tre anni, poi sono passata per pura fortuna, nel senso che c’è stato un secondo concorso, a un livello più consono mentre tanti altri rimanevano bloccati, ma questo livello non ha portato con sé la posizione corrispondente perché nel frattempo ARAN e austerità hanno tagliato le posizioni delle categorie superiori e stanno tuttora continuando a farlo, sotto l’ala brunettiana e gli occhi girati dell’attuale governo e parlamento. Ciò ha provocato un ritardo praticamente irrecuperabile nella mia carriera e nelle mie prospettive economiche e professionali.</p><p>La mia pensione è interamente a contributivo puro. Grazie ai cococo dell’<i>amato Prodi</i> sommati alla riforma Dini io andrò in pensione a 71 anni ma la cosa che mi spaventa non è quella. È che grazie a queste due pestilenziali riforme ci andrò con meno di cinquecento euro, e non perché non abbia lavorato. Da che sono pubblico dipendente contrattualizzato ho sempre avuto il salario sopra il minimo, per i fautori de’ du’ spicci spacciati per welfare rinnovato e tanto tanto solidale anziché per povertà aumentata, in ultimo da questa <a href="https://tg24.sky.it/politica/2023/07/19/pd-elly-schlein-salario-minimo" target="_blank">figurante nullità</a> che si guarda bene dal chiedere di abrogare le leggi di chi l’ha preceduta e si spaccia per suorina di carità dall’alta morale e dallo strillo facile. E qualcuno ci crede pure.</p><p>Prodi, Dini, Biagi (il giurista), Fornero, Renzi, Monti, Bersani, Ciampi, Cassese, Severo Giannini, Boeri, Ichino hanno fatto di tutto per creare i working poors in Italia e ci sono egregiamente riusciti. Compreso istillarci l’idea della loro « necessità » sommata ai sensi di colpa per i nostri consumi eccessivi, perché abbiamo un’auto a GPL, perché siamo viziati e perché vorremmo stabilità di vita e pagarci tre settimane di vacanza l’anno quando siamo obbligati a prenderle. E naturalmente i loro propagandisti da quattro soldi ripetono lieti cotante stupidità. E di individui ancor più <a href="https://www.ilsole24ore.com/art/bonino-bloccare-spesa-5-anni-cosi-debito-scendera-sotto-110percento--AEyct6rD" target="_blank">laidi</a> meglio non parlare.</p><p>Ricomincio a piangere di stanchezza e di disperazione. Non ce la faccio più e non so cosa letteralmente fare.</p><p><br /></p>Pellegrinahttp://www.blogger.com/profile/03944191771146026592noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-3362217497666102357.post-19562409942389399042023-08-18T17:29:00.000+02:002023-08-18T17:29:44.990+02:00Ascoltare gli imprenditori<p> È diventata la nuova parola d’ordine da un quarto di secolo. Loro sì che se ne intendono. Evidentemente quando si tratta di stare dietro ai loro interessi, che poi non sono i nostri, e basta dover prenotare un biglietto <a href="https://www.ansa.it/europa/notizie/rubriche/altrenews/2023/08/09/bruxelles-litalia-chiarisca-sulla-stretta-al-caro-voli_443add8a-2a34-4a28-9d60-88fb269748b2.html" target="_blank">aereo</a> o anche di treno per accorgersene. </p><p>Quindi, quando si leggono sul sito di una prestigiosa agenzia giornalistica frasi come queste: « <span style="-webkit-text-size-adjust: auto; background-color: white; caret-color: rgb(57, 55, 69); color: #393745; letter-spacing: -0.3799999952316284px;"><span style="font-family: times;"><a href="https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2023/08/16/cosi-vendo-ai-migranti-il-viaggio-per-litalia_3155b43d-5231-45ef-9d4a-b450380e0253.html" target="_blank">Per arrivare in Italia ci vogliono di solito 7 o 8 giorni... dipende dal meteo e dagli ostacoli durante il percorso", afferma Abu Ramez. "Il punto più difficile è vicino alla Grecia, perché i greci mandano pirati mercenari ad affondare le barche, mentre l'Italia è il primo Paese che accoglie veramente </a>» ci si interroga.</span></span></p><p><span style="-webkit-text-size-adjust: auto; background-color: white; caret-color: rgb(57, 55, 69); color: #393745; letter-spacing: -0.3799999952316284px;"><span style="font-family: times;">Saprà o no calcolare bene i suoi interessi e i suoi profitti l’operatore economico, investitore in un mercato di sicuro successo, ergo, bravo per definizione?</span></span></p>Pellegrinahttp://www.blogger.com/profile/03944191771146026592noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3362217497666102357.post-30483587329245864652023-08-14T17:04:00.000+02:002023-08-14T17:04:06.282+02:00Propaganda, ancora<p> La piaggeria e la sfacciata propaganda di tutti i media sulla guerra russo-Ucraina, cioè USAUE che han fatto di tutto per sfasciare qualsiasi ipotesi di cessate il fuoco, invocato dai generali stessi all’inizio della guerra, per lasciar massacrare una popolazione e ormai più di una per il proprio potere e per la smania di regolare i conti a spalle altrui, mi ha portato a livelli di insofferenza tali da chiudere occhi e orecchie davanti a chiunque ne parlasse qualsiasi cosa dicesse, per l’istintiva repulsione che ho sempre provato verso le balle consapevoli e no. Ormai se qualcuno vuole una sfuriata da me deve solo affrontar l'argomento che gli taglio qualsiasi protuberanza possegga.</p><p>L’insofferenza da propaganda smaccata, peggio di quella vista nelle guerre agnello di dio-democratiche contro l’Hitler di turno dei passati decenni (alla faccia di chi dice che è stato un fenomeno unico, che molte volte sono poi le stesse persone), si trasforma oggi in disgusto quando in seguito alla morte di una studiosa francese ho avuto la fantasia di ascoltare i suoi interventi in una trasmissione in cui si parlava dell’argomento. Svettando sopra gli altri con maestria e buonsenso riusciva a novantatré anni a non farsi mettere in bocca quello che il prono intervistatore voleva a tutti i costi farle dire, tranne alla fine, in cui comunque riaffermava il principio della non ingerenza, corredato dalla saggia osservazione che solo così si può pensare di far accettare un cambiamento a un paese.</p><p>Il resto della trasmissione era talmente ridicolo nella sua smaccata parzialità salottiera e benpensante da far veramente ridere delle « democrazie europee occidentali » che tollerano e incoraggiano prassi del genere. Se mai c’è stato un problema di libertà di stampa nella pretenziosa Europa, questo è quel momento, davvero.</p><p>Se codesti cantori e chi li ispira avessero senso della misura il loro lavoro riuscirebbe meglio. Ma buonsenso e misura tali spregevoli personaggi e istituzioni devono averlo lasciato alla fine della storia. Mi chiedo cosa avverrà nella prossima campagna elettorale per le elezioni UE e quali censure si scateneranno, prima di tutto in rete. E l’oscuramento di Twitter, forse la rete più politica e diffusa, in sola lettura mi sembra un primo passo per nascondere l’informazione a chi, come me che ho scelto di non essere sulle reti sociali di alcun tipo, non aveva intenzione di iscriversi. Con buona pace di chi sostiene il ruolo di traviamento delle reti sociali.</p><p> Capisco Sartre quando si sentiva in trappola fino a ammalarsi tra le scelte impossibili o odiose di rimanere senza assoggettarsi o partire in caso di invasione sovietica. Io non ho ovviamente alcun valore simbolico, le mie scelte non impegnano che me senza avere rilevanza per nessuno, il contesto non impone di prendere in considerazione simili drastiche scelte, ma il senso di disagio e di rivolta impotente davanti a questi cialtroni di urlatori e ai loro sottoprodotti in sedicesimo da reti sociali, che ripetono con mediocre sfacciataggine modalità stantie da <i>Invasione degli ultracorpi</i> sono veramente inaccettabili prima che nauseanti.</p><p>Sta di fatto che questa roba mi ha talmente infastidito che la prossima volta che avrò occasione di votare, verosimilmente alle europee di maggio, darò il mio voto a chi si proporrà di finire immediatamente gli scontri a qualsiasi condizione. Come gridai una volta a un tizio che si faceva propaganda ai cancelli del Policlinico nel 2012, spiegando che avrei votato chiunque, fosse pure il diavolo purché all’opposto dell’agenda Monti che all’epoca Bersani rivendicava. E oggi aggiungo: fosse pure il diavolo, pure i cosacchi al Campidoglio, pure gli spiedini di neonati a Ferragosto.</p><p>Basta.</p>Pellegrinahttp://www.blogger.com/profile/03944191771146026592noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-3362217497666102357.post-90271301122649998652023-08-10T20:38:00.000+02:002023-08-10T20:38:47.096+02:00La prima volta <p> Arriva per tutto, si sa, ma non sempre è una bella cosa.</p><p>Domani, come ogni anno, partiamo con la mamma per la montagna, se tutto va bene.</p><p>Un carissimo amico mi scrive: a Ferragosto guiderà un gruppo tra i monti fino al cimitero di guerra. Un luogo di splendore fra i prati e le cime, che entrambi amiamo per la storia che contiene. Una bella mattina all'aria aperta. Anche all'alba, volendo.</p><p>Ora, la mamma all'alba no, ma la gita, avendo passo sicuro, forma fisica e lunga pratica, sarebbe perfettamente in grado di farla a tutto vantaggio del suo sistema nervoso e dell'umore. Se solo accettasse di fare checchessia. Ma ormai la sola cosa che sa dire è no. No a ogni cosa. Che è davvero triste.</p><p>Per la prima volta sento la sua presenza come un peso e un impedimento che mi infastidisce soltanto. Vorrei andare a quella gita, anzi, quel che davvero vorrei è che ci andassimo insieme, e mi dispiace che lei ci sia, a mettersi di traverso per principio con la sua ostinazione malata, non solo al suo stesso benessere, ma anche a me. Ovviamente da anni ho rimodulato le attività in montagna su di lei, ma era diverso.</p><p>Forse perché devo rinunciare a tanto - una casa, una cucina, un bimby nella cucina P-;, un lavoro amato, vivere in un paese che mi corrisponda, integrarmi tra persone che mi fan sentire bene, predisporre una vecchiaia serena, concedermi il piccolo agio di un taxi quando occorre, non tremare davanti a ogni spesa non essenziale e anche solo davanti alle bollette triplicate che arrivano in continuazione - non riesco a trovare proprio niente di positivo o appagante nel sacrificio. Tanto più quando, come in questo caso, non apporta nessun tipo di beneficio a nessuno.</p><p>Ce ne saranno sempre di più, di casi come questo.</p><p>Non è una bella prima volta.</p><p><br /></p><p><br /></p>Pellegrinahttp://www.blogger.com/profile/03944191771146026592noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-3362217497666102357.post-53188527052025353992023-08-03T23:34:00.004+02:002023-08-03T23:34:29.978+02:00Estate<p> Quest'estate vorrei riuscire a leggere. E a pensare. E s.</p>Pellegrinahttp://www.blogger.com/profile/03944191771146026592noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3362217497666102357.post-84073252895128407752023-07-27T20:22:00.003+02:002023-07-27T20:22:28.678+02:00Rimedi<p> A quei momenti mogi che l'incertezza regala. "Mentre canuta senesco come il mondo", scopro il rimedio non visto in gioventù: attaccare un bottone alle amiche e agli amici, anche in successione quando il caso è serio. E sentirsi subito meglio!</p><p><br /></p>Pellegrinahttp://www.blogger.com/profile/03944191771146026592noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3362217497666102357.post-12161630127811764232023-06-30T17:23:00.003+02:002023-06-30T17:23:46.379+02:00Sedici<p> Sedici anni. Troppo per fare finta di nulla, troppo poco per rassegnare</p><p>Troppo per non avere rimpianti. Troppo poco per non voler guardare avanti. A me piace guardare avanti. Se solo i segni inquietanti che ho colto si lasceranno conciliare con qualche impegno importante nei prossimi sei mesi.</p>Pellegrinahttp://www.blogger.com/profile/03944191771146026592noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3362217497666102357.post-53806475819882799542023-06-29T04:23:00.004+02:002023-06-29T04:23:48.064+02:00Ebben...<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><iframe allowfullscreen="" class="BLOG_video_class" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/uIOifQrFtmU" width="320" youtube-src-id="uIOifQrFtmU"></iframe></div>Nota a parte: Che sarebbe anche una storia intéressante peccato per la musica alle mie orecchie inascoltabile<p></p>Pellegrinahttp://www.blogger.com/profile/03944191771146026592noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3362217497666102357.post-14674961032720461012023-06-19T14:04:00.004+02:002023-06-19T14:04:48.512+02:00Dopo l'ansia<p> Il risultato non ce lo abbiamo ancora almeno non noi comuni mortali, a quanto pare, ma le impressioni sì.</p><p>Non era la mia materia e si è visto. Con tutto ciò credo di essere andata meglio sulle domande più specifiche che sulla parte generale, assolutamente cervellotica. Probabilmente per via del solito appalto che ricicla domande a ogni concorso perché il privato è bello e il pubblico deve risparmiare. </p><p>Ma penso che decisiva sia la quantità di candidati per cui la materia è la loro, eccome. Se anche avessi avuto una probabilità di passare le preselezioni, cosa che non credo, mi avrebbero senz'altro stracciata allô scritto.</p><p>Comunque una prova utile, dispiace che non ci siano altre possibilià dello stesso genere. La materia generale non mi piace ma la parte specifica sì, molto.</p><p>Su qualche apprezzamento sull'odierna organizzazione dei concorsi e preselezioni avrei più di qualcosa da dire. Ma dopo essermi riposata, però.</p>Pellegrinahttp://www.blogger.com/profile/03944191771146026592noreply@blogger.com4