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per gli scribi

Toulouse en érasmienne

sabato 24 maggio 2014

Bandiera greca





...nell'urna. L'idea è venuta a un gruppo francese di cui non so nulla, se non che mi hanno messo in mano un loro volantino in un giorno di maggio. Il volantino comincia col presentare qualche dato:

"La Grecia agonizza.

  1. Popolazione: meno 10%. 2008-2013: un milione di Greci sono emigrati.
  2. Disoccupazione: più 250%.   2008: 7% -2013: 27% [Segnamocela questa. Perché la prossima volta che ci sbraitano come la precarietà, la possibilità di licenziare, la scomparsa del diritto del lavoro portino occupazione, potrebbe tornarci utile averlo ben chiaro in testa]
  3. Salario minimo: meno 26% 2012: 650 euro al mese -2014: 450. [Come sopra]
  4. Prodotto interno lordo: 2008-2013: meno 26% [quello con cui viene misurata la prosperità di un paese, come e chiunque avvantaggi non importa. Cala pure lui, a quelle condizioni]
  5. Suicidi: 2007-2013 più 43% [questa gente ce l'hanno sulla coscienza le istituzioni europee e chi le ha lasciate fare, invece di sbatterli a metaforici, metaforicissimi calcioni, s'intende, a morire di fame sotto a un ponte. Anche noi.] 
  6. Spese ospedaliere: meno 55% per acquisto di farmaci 2010-2013. [Fan meno rumore dei suicidi. Ma anche per loro vale il discorso di cui sopra. E' un abominio accettare che della gente muoia così, in massa, per le follie di una manica di speculatori e di politici compiacenti, nella civile Unione dei popoli buoni. Altro che guerre "alle porte di casa".]


L'UE uccide, prosegue il volantino. Io dico no a questa barbarie. Il 26 maggio metto questa bandiera greca nell'urna."

Il volantino continua con frasi che mi sembrano un po' campate in aria e su cui non sono per forza d'accordo. Ma l'idea di mettere la bandiera greca nelle urne la trovo decisamente splendida.






martedì 20 maggio 2014

Uff

non ho connessione, il pc si è parato di una magnifica striscia orizzontale candida, lo schermo sfarfalla e vorrei postare delle foto, lavoro a tempo pieno e devo preparare due relazioni e un articolo per la fine di giugno. Pazienza.

sabato 10 maggio 2014

Il ritorno

E l'inevitabile malinconia. Brutti pensieri e brutti ricordi.
Tanto sole, gelati e mozzarella. Non bastano. La sera tutto da risistemare o da ritirare fuori dagli armadi. Riscoprire.
Presto, un paio di tacchi pronti per domani. Alti e sottili. Primaverili. A pois. Coi laccetti, ovvio.
Perché come diceva una  nonna assai simpatica di un'amica di penna: "Qualsiasi cosa avvicini al cielo dovrebbe essere obbligatoria".
Per qualche ora ritrovo una biblioteca per me e un lavoro da sistemare che ancora non prende forma.
E nel frattempo, mi viene voglia di incollare queste righe. Prese da un sito sulfureo scoperto per caso. Ma non sempre e necessariamente stupido.

"Mentre infatti si sono abbattuti i prezzi di tutti i generi voluttuari, secondari e di consumo, sono aumentati a dismisura tutti quei beni e servizi legati al concetto di Stato sociale e di intervento pubblico nell’economia. A fronte di una diminuzione del 40 o anche dell’80% del valore economico di televisori, computer, automobili, cellulari, giocattoli o anche servizi inerenti alla “cura per la persona”, sono aumentati specularmente (dunque anche con punte dell’80%) le spese di scuole e università, degli asili nido, delle spese sanitarie e del cibo salutare, dei trasporti, ecc… Insomma, se la media statistica continua ad aggirarsi intorno all’1,5%, la realtà fotografa al contrario un’inflazione gestita come strumento di classe, per scaricare, sulle spalle di chi ha necessità dell’intervento statale per uscire da condizioni di povertà, il prezzo di una contrazione dei consumi che altrimenti avrebbe determinato una caduta più che tendenziale del profitto privato.
Questo fenomeno inoltre è alla base della falsa percezione del proprio status socio-economico di parte importante della popolazione. Senza una casa, senza accesso a sanità e istruzione garantita pubblicamente, senza possibilità di accedere ai servizi essenziali e necessari, ma in possesso dell’ultimo ritrovato tecnologico o del paio di scarpe alla moda, la percezione comune è quella di appartenere comunque ad un ceto medio diffuso, ad una condizione economica in fin dei conti invidiabile e privilegiata. Trasformare i beni superflui in prima necessità, e di converso combattere ideologicamente la natura di “servizio pubblico” e di bene di prima necessità, ha prodotto dunque anche un problema culturale per cui larga parte della popolazione difficilmente si penserà parte di una classe subalterna, quanto piuttosto la propaggine impoverita di una classe al comando e solo temporaneamente in difficoltà economica."
Nota: Si tratta dell'analisi, di un grafico dei prezzi elaborato dal Bureau of Labour Statistics, ufficio statistico del governo USA. Questo ufficio non è l'autore dell'analisi.