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per gli scribi

Toulouse en érasmienne

venerdì 31 gennaio 2020

Happy Brexit

Oggi giornata insopportabile in ufficio. Test ipocriti, persone che non lavorano, mancanza di mezzi. Aspetto una risposta importante che non arriva. Solo una concentrazione difficile da raggiungere su poche pagine di studio mi offre qualche minuto di serenità. Esco seccata e annoiata, diciamo pure di pessimo umore. Spero di non passare in questo modo il fine settimana sarebbe un vero peccato lasciarsi sovrastare un solo minuto di libertà da questa roba.

Avevo dimenticato che fosse per oggi: dopo una campagna propagandistica indegna quanto quella di Confindustria sul referendum renziano, cioè UEiano, finalmente si inizia a rispettare il risultato di un referendum troppo a lungo rimasto in sospeso. Inizia un processo di transizione al termine del quale i rapporti con l’UE dovrebbero essere completamente rinegoziati e le sue mortifere “regole” non più applicabili.

A margine:




Cioè, finalmente il paese dove nacque lo stato sociale può riappropriarsi della propria politica economica. E magari decidere di non riaffidarla più a una Margareth Thatcher (I still etc.).
Gli auguro buona fortuna.







La serata non è cosi’ malvagia. (:
(Per il lettore che ha commentato il post precedente: blogger non mi lascia più commentare sul mio blog per motivi incomprensibi, quindi rispondo qui. No, non mi trasferisco su twitter, anche per un motivo molto banale: non desidero comunicare a un software il mio numero di telefono.)

domenica 26 gennaio 2020

Mi doveva toccare anche questa (elettoralmente)

Anni fa, ai cancelli del Policlinico, un militante voleva convincermi a votare PD. In quei giorni Bersani dichiarava di avere sposato nel suo programma elettorale l”agenda Monti”. Cioè la cosiddetta lettera della BCE, redatta per metà in via Nazionale, e metà tra Francoforte e Dauville. Il fiscal compact era appena stato inserito da un Parlamento ebete e convintamente inebetito in una Costituzione che lo vieterebbe, con una maggioranza tale da impedire un referendum, che pure qualche pavido aveva pensato di poter successivamente chiedere. Io ancora non sapevo tante cose che avrei imparato in seguito, cercando di ricostruire il percorso che ci aveva condotti sin li’, le ragioni vere e profonde di quelle “riforme” che avevano segnato e distrutto lo sviluppo del mio lavoro e della mia vita, e in parte quella della mia mamma, a partire dal blocco delle assunzioni, dalla fine della scala mobile e più direttamente dal pacchetto Prodi-Treu, e dai suoi continuatori bipartisan fino all’immondo Jobs Act renziano e riforma delle pensioni montiana. Ma di una cosa ero certissima e consapevole: pensioni, salari e sanità erano diritti costituzionali, e Monti come chiunque a lui si richiamasse li stava violando e smontando. Non sapevo del tutto il perché, allora, e lo avrei scoperto in seguito, all’estero. Ma mi bastava essere consapevole che quella lettera faceva suoi i decennali desiderata di Confindustria sull’abbassamento del costo del lavoro, cioè dei salari già abbattuti da Prodi nel 1997 “per entrare in EU” con la legalizzazione dell’evasione dell’obbligo contributivo da parte delle aziende (i famosi cococo senza contributi che altro sarebbero?). Mai avrei potuto andare in quella direzione.

 Davanti alle insistenze del volantinatore: “Per chi vota, allora? Per chi vota?” gli urlai, letteralmente, in faccia che avrei votato all’opposto di quel programma elettorale: “Fosse pure il diavolo”. Quel giorno ero vestita bene, cappotto dal taglio moderno, accessori di pelle, se non di marca, trucco e profumo leggeri, dovevo presentarmi a qualcuno. Venendo da una bambola ben abbigliata, ma non per questo meno depauperata nel lavoro e nel portafogli, da ultimo proprio a causa delle infamie EUmontiane, quell’urlo di esasperazione visibilmente lo colpi’.

Ora è giunto il momento di tenere parola a Mefistofele. Che si sa, rinvia, ma non dimentica.
Dovrò votare il diavolo, piuttosto che mandare in Parlamento costui.
Con il collega si son palesemente scambiati il posto. Quello di sorvegliante.
Impossibile astenersi.
Peccato non sia una favola o una pièce.
Santi numi.
Mi toccherà davvero.

domenica 19 gennaio 2020

I proclami della domenica sera o sia incontro coi piddini

Oggi visto discreta mostra sui pittori ungheresi a Roma nella prima metà del Novecento. Benché vi sia un video di Mussolini in visita alla loro esposizione nel 1938, i curatori  riescono a non pronunciare mai la parola “fascismo” o “regime fascista” e a non fare motto su quale  destino riservo’ il duro regime filonazista ungherese a questi artisti durante la guerra e a quello cui è principalmente consacrata la mostra, Molhony-Nagy. L’arte è Arte, quindi non ha storia.
Forse no.

 Più tardi al tavolino di una gelateria due ragazzi, chiaramente militanti politici, stanno rifacendo il mondo, come a tutti capita, a base di sardine, pesce poco apprezzato, ma sempre meglio del loro aborrito rivale, e riforme costituzionali. Quello più sveglio, forte accento emiliano, proclama, procurandomi un sussulto, la necessità di abolire più o meno il parlamentarismo, soprattutto bicamerale, in quanto ormai inadatto, a cosa non si sa. O meglio, io un’idea del cui prodest l’avrei. Lui apparentemente un po’meno.
Dopo una mezz’ora di questo andazzo non ce la faccio più. Con il tono più distaccato e calmo che riesco ad assumere mi volto e fissandolo negli occhi: “Vede, io non ho nessuna simpatia per Salvini. Ma dopo quello che ho sentito voterei persino lui, pur di fermare un simile stravolgimento del nostro ordinamento costituzionale e dei diritti che garantiva.” E alzo il coturno.
Nei suoi occhi credo di avere visto un sentimento non proprio pacifico.
Ma a questa gente che sta distruggendo il nostro patto sociale bisogna far capire che si deve fermare.
O sparire.




Intimidazioni

Il mercato rende liberi. Come dubitarne?
Verso la fine si tenta una spiegazione un po’ più complessa e meno propagandistica.

sabato 18 gennaio 2020

Oggi a Rouen



Opéra in sciopero.

Si racconta di un gilet jaune che manifesto’ con la scritta “Pour toi ma fille” 
sul gilet. Questa canzone porta quel titolo.

Pour toi ma fille, ma tendresse
Je veux dire une chanson.
Sais-tu que les chansons renaissent
Sur les dalles des prisons?

Il y avait dans mon village
Il n’y a pas si longtemps
Une fille de ton âge
Corps de femme recouvrant désirs d’enfant.

Des chasseurs ont mis en cage
La fleur sauvage de ses vingt ans.

Pour toi ma fille, ma richesse
Je veux dire une chanson
Sais -tu que les chansons renaissent
Sur la paille des prisons?
Sur trois notes de misère elle a mis trois mots et plus

Sa musique prisonnière
S’envolant aux quatre vents de son pays
Et ceux qui la délivrèrent
Redonnèrent sa mélodie.

Pour toi ma fille, ma jeunesse
J’ai chanté cette chanson
Des milliers de chansons se dressent
Aux murailles des prisons.

sabato 11 gennaio 2020

Fini, tout ça






Il villaggetto alle porte di Parigi che mi ha ospitata per tanti anni è diventato inaccessibile, e pure con una certa energia. Non è bello, ma avevo finito per amarlo, considerandolo un punto di ritrovo, cominciando a conoscerlo, specialmente il suo vivo mercato, il teatro e la simpatica biblioteca. La stanza piena di sole, la piccola cour fuori dalla finestra, gli incontri di passaggio con persone di mezzo mondo, il métro appena fuori dalla porta non si rimpiazzano facilmente.
Ora bisognerà trovare un’altra soluzione, se pure potro’ continuare a partire, ché invide nubi si addensano di qua come di là.
Questi giorni son stati magnifici. Se solo riuscissi a scrivere in fretta...

mercoledì 1 gennaio 2020

Tradition

Un po’ pacchianotta ma funziona. Il direttore ha un’aria simpatica. Dirige con delicatezza e un filo di gigioneria che riesce a non far sembrare fuori posto. Io sono sempre perplessa all’idea di bearsi da fermi di nugae musicali che hanno un senso quando ci si balla su.
Le contraddanze di Beethoven e il Dinamen waltz sono quelle che mi hanno più convinto.
Il Danubio mi ricorda il nonno, che su ci ballava davvero e l’adorava. Era lui a farci ascoltare il concerto da Vienna tutti gli anni.

Sotto: décor decisamente più interessante. Eugène dans ses quartiers d’hiver.