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per gli scribi

Toulouse en érasmienne

domenica 16 aprile 2023

Senza sorpresa

 Dopo settimane di pestaggi, all’ultima scontata approvazione del massacro sociale macronista, nessuno tiene più vive proteste iniziate solo per forma da tutte le organizzazioni coinvolte. Senza quelle, le folle spontanee non reggono, dovremmo saperlo.

Bisognava agire prima dell’approvazione, non dopo. E la prima cosa da fare era eleggere chiunque purché non fosse quel personaggio già sperimentato.

La Francia che ho amato se ne va in pezzi e in briciole. Peggio per tutti, per quanto fessi siano stati a pensare di imporre legge a costui - e alla loro bilancia dei pagamenti, finché restano in zona euro, si capisce.

(Oggi giornata di gaffe e la cosa mi stizzisce. Tutto sommato sarebbe meglio evitare di pensarci, non era niente di grave, però dispiace.)

venerdì 14 aprile 2023

Riso pigro

 Ieri a Roma giornata di nuvole basse e grigie, quelle che mi fracassano le ossa e l’umore con troppo rari piovaschi. Giornata di stanchezza accumulata, fisica e psicologica, dovuta agli avvenimenti che ho raccontato. Per farla breve: grazie al tema libero il risotto è di quelli assemblati con il minimo sforzo, saccheggiando congelatore e frigorifero, il che non significa che sia breve da preparare partendo da zero, perché ci sono comunque brodo di ossa e verdure già cucinate. L’intenzione non era un risotto degli avanzi perché è capitato per caso, non ce ne fossero stati avrei ideato qualcos’altro dal minimo sforzo. Il riso nasce da un gigantesco pollo ruspante comprato tempo fa per una visita di amici venuti da lontano e che nelle sue varie parti, a mo’ di maiale, ha nutrito la casa per settimane - e ce n’è ancora qualcosa in freezer. In particolare con gli scarti s’è fatto un brodo di ossa ben saporito e con le rigaglie dei crostini ai carciofi. Con gli avanzi di queste due preparazioni ne è uscito pure il riso.

Riso pigro 

Brodo sgrassato di ossa di pollo q.b. (carcassa, pelle, verdure e spezie)

2 pugni di riso

1 spicchio di aglio, o di cipolla

Vino bianco (io un prosecco avanzato)

1 bella mammola tenera e ben pulita dall’ortolano

Prezzemolo liscio e saporito

Aglio 1 spicchio

Olio

Pecorino stagionato romano

Tirare fuori dal frigorifero un avanzo di carciofi preparati così: soffriggere uno spicchio d’aglio, poi unire un bel ciuffo di prezzemolo con le foglie intere. Quando saranno lucide, aggiungere la mammola a fettine sottilissime. Dev’essere ben pulita da tutte le foglie dure. Bagnare con il vino e finire di cuocere con un po’ d’acqua se necessario. Frullare l’avanzo.

Scongelare in un pentolino una decina di cubi di brodo di ossa.

Soffriggere il secondo spicchio di aglio o altrimenti la cipolla in olio. Unire e tostare il riso, sfumarlo, portare a cottura con il brodo. Unire a tre quarti la crema di carciofi.

A questo punto fare l’eroico sforzo: di mettere giù la comodissima e maneggevole microplane e tirare fuori la grattugia da parmigiano quella vera, perché il formaggio grattato con la microplane non si scioglie bene per niente. Grattugiare una bella dose di pecorino e mantecare aggiungendo se del caso un filo d’olio. Non so perché, ma pur essendo una galactofila dichiarata i carciofi m’ispirano olio, non burro.

Fotografare di corsa prima che si asciughi troppo.


All’assaggio verrà fuori che la pigrizia ha colpito ancora; i chicchi sono appena appena gommosi: mezzo secondo in più di cottura gli avrebbe fatto bene. A me comunque non dispiace, perché non è quell’effetto centro crudo e farinoso, mentre il piatto si svuota quasi scompare. Però ecco, un po’meno flemma non avrebbe guastato P-; 







venerdì 7 aprile 2023

Risotto del compenso

 Di nuovo venerdì e non si può dire che questa settimana sia scorsa tranquilla. Anche il gioco del #Clan del risotto del venerdì continua, con per tema il riso di magro. Ora, gli unici esseri umani di cui seguo i precetti alimentari sono vestiti di bianco ma non portano la pianeta. 

Quindi per oggi c’è il riso del giorno di compenso: fatto cioè con gli ingredienti che il mio dietologo ha stabilito essere giusti per me nel giorno di compenso, vale a dire, quel o quei giorni che precedono o seguono una serie di pasti festivi e rituali più ricchi e elaborati del solito.

E sarebbero:

100 g. di petto di pollo

20 g. di cereali o pasta - ovviamente riso nel nostro caso

Zucchine a piacere

Cipolla a piacere

1 cucchiaino di condimento

Brodo, se sgrassato

Vino per cottura: una spruzzata

Cosa fare?

In mezzo cucchiaino d’olio, far divenire translucida la cipolla tritata, unire le zucchine tagliate finissime con la mandolina. Rosolare, poi unire il riso e infine il pollo tagliato a cubetti piccoli ma erti (io non ho potuto farlo, perché avevo solo delle fettine già pronte, ma è molto meglio). 

Spruzzare di vino, poi portare a cottura con il brodo di pollo ben caldo. Il mio era di ossa, verdure e spezie. Alla fine unire mezzo cucchiaino di burro e una scorzetta di limone.

Parlar di mantecatura con queste proporzioni è impossibile: o c’è una sorta di sughetto o si secca tutto. Quindi l’estetica è quella che è. Tuttavia queste dosi danno la possibilità di apprezzare appieno l’elemento più essenziale del risotto: il brodo. Elemento da non trascurare mai, dev’esser saporito e intonato agli ingredienti e a mio parere non troppo acquoso. In particolare il sapore di questo riso sta tutto nel brodo, molto avvolgente e profumato per quanto assolutamente sgrassato. 




giovedì 6 aprile 2023

Espansione tragica

 Avevo appena fatto in tempo a sentirmi per una volta a mio agio sul posto di lavoro quand’ecco a poche ore di distanza, il giorno dopo, vengo a sapere che la struttura è destinata a a essere smantellata, il che raddoppierebbe il mio carico di lavoro; e che dopo un primo capo senza titoli dovrebbe arrivare qualcuno che li affabula senza sostanza, perché specializzato in qualcosa di ampiamente riciclabile a volontà; non solo, di questa persona si ricorda l’aver sfasciato altre situazioni di lavoro non riferibili a me, causa i suoi modi inaccettabili. Ma tant’è: questa persona deve andare avanti e la fanno andare avanti; non ci sono contromosse possibili né vincenti, il tutto per la politica di smantellamento dei nostri servizi e il salvataggio di pochi individui che l’istituzione persegue da anni. A ciò si aggiunga che i nuovi contratti dei vari comparti del pubblico impiego stanno riservando di fatto la categoria superiore alle professioni abilitate. Questa misura, unita al taglio dei fondi - grazie e sempre grazie all’UE e alle sue violente politiche di bilancio liberiste - rende del tutto impossibile che, se non lì, almeno altrove io possa riuscire a rientrare in una graduatoria purché sia. Non ci sarà infatti più disponibilità di posti di funzionario di livello alto, che poi alto, diciamo quadri di diritto oltre che di fatto, per le professioni non abilitate, e questo bloccherà definitivamente le carriere del pubblico impiego contrattualizzato (grazie Massimo Severo Giannini, grazie governi Amato e D’Alema: come siete stati bravi a tagliare gli stipendi voi, ce n’è pochi). Insomma mi sta venendo addosso tutto il futuro di miseria e di contenzione burocratica del mio cervello, perché costretto a una sottomissione e a un’impotenza senza scampo, dei prossimi decenni. La giornata passa così, annientata, in vana ricerca di uno spiraglio diverso di futuro.

Mercoledì all’alba mi sveglio con dei dolori allo stomaco per me insoliti, non certo causati da pesce e insalata di finocchi, cena della sera prima, mi devo alzare perché sdraiata non mi passano. La giornata scorre ma stamani all’alba ho di nuovo i dolori così forti da svegliarmi. Non c’è verso di riaddormentarsi. 

Nel frattempo lo scatto stipendiale che stiamo aspettando dal 2016 non è certo se arriverà. Tante amministrazioni hanno approfittato degli ultimi due anni per farli, le pulciare che gestiscono quella dove tento di lavorare ovviamente no: l’umiliazione del personale gli è sempre troppo piaciuta. Io avrei dovuto arrivare l’anno prossimo tre posizioni economiche sopra quella in cui sono: a stento forse riuscirò a salire di un livello prima che l’avello si richiuda per altri sei anni.

Da dopo la pandemia, quando lavorando da casa stavo benissimo, serena, attiva e in forma, la casa uno specchio e un nuovo progetto messo su a distanza in tre, io so perfettamente che il mio corpo si rifiuta di rientrare in quel luogo. I primi tempi, nell’agosto del 2020, ad ogni passo che facevo verso l’ufficio sentivo il mio corpo trasmettermi una sensazione di estraneità profonda unita a un istinto di fuga puro e semplice. 

Quest’autunno il lungo periodo di malattia infettiva che ho cominciato a raccontare viene senza dubbio dall’esaurimento delle energie psicofisiche dovute in buona parte allo smorire in cui mi lasciano sul luogo di lavoro insieme alla struttura per non metterci a volte pochi soldi se ben investiti.

Adesso che da fine marzo stavo recuperando le forze quest’ennesima sberla mi ha di nuovo fracassato l’organismo. Non so più come gridare che me ne devo andare.

domenica 2 aprile 2023

Ebbene no, io non ci riesco a commentare sul mio blog

 « Ma come puoi non riuscire a commentarti. Io ci riesco », scrisse Bia, una lettrice forse molto scaltra su certe faccende.

Non mi stupisce che tu ci riesca. Io no e posso solo raccontarti quello che succede.

Scrivo un commento e tento di postarlo. 

    Blogger mi risponde che devo essere connessa per farlo.

        Mi connetto.

                Invio il commento.

                    Blogger risponde che devo essere connessa per, guarda un po’, inviare il commento.

Riprendere dalla prima riga.

Succede col mio blog e succede su quelli altrui, tranne pochissimi casi, come ad esempio qui. Il fatto che in qualche caso non succeda vuol dire che non dipende né dal mio apparecchio né dal browser ecc. Il problema viene da Blogger e Google.

Ovviamente è molto seccante perché non essendo io sui social capita che ti tagli fuori da ogni contatto con le persone e senza alcun modo di farglielo sapere.