Oggi

"Data">Data Rivoluzionaria

pellegrinablog,chiocciolaquindi,gmail.com

per gli scribi

Toulouse en érasmienne

venerdì 14 aprile 2023

Riso pigro

 Ieri a Roma giornata di nuvole basse e grigie, quelle che mi fracassano le ossa e l’umore con troppo rari piovaschi. Giornata di stanchezza accumulata, fisica e psicologica, dovuta agli avvenimenti che ho raccontato. Per farla breve: grazie al tema libero il risotto è di quelli assemblati con il minimo sforzo, saccheggiando congelatore e frigorifero, il che non significa che sia breve da preparare partendo da zero, perché ci sono comunque brodo di ossa e verdure già cucinate. L’intenzione non era un risotto degli avanzi perché è capitato per caso, non ce ne fossero stati avrei ideato qualcos’altro dal minimo sforzo. Il riso nasce da un gigantesco pollo ruspante comprato tempo fa per una visita di amici venuti da lontano e che nelle sue varie parti, a mo’ di maiale, ha nutrito la casa per settimane - e ce n’è ancora qualcosa in freezer. In particolare con gli scarti s’è fatto un brodo di ossa ben saporito e con le rigaglie dei crostini ai carciofi. Con gli avanzi di queste due preparazioni ne è uscito pure il riso.

Riso pigro 

Brodo sgrassato di ossa di pollo q.b. (carcassa, pelle, verdure e spezie)

2 pugni di riso

1 spicchio di aglio, o di cipolla

Vino bianco (io un prosecco avanzato)

1 bella mammola tenera e ben pulita dall’ortolano

Prezzemolo liscio e saporito

Aglio 1 spicchio

Olio

Pecorino stagionato romano

Tirare fuori dal frigorifero un avanzo di carciofi preparati così: soffriggere uno spicchio d’aglio, poi unire un bel ciuffo di prezzemolo con le foglie intere. Quando saranno lucide, aggiungere la mammola a fettine sottilissime. Dev’essere ben pulita da tutte le foglie dure. Bagnare con il vino e finire di cuocere con un po’ d’acqua se necessario. Frullare l’avanzo.

Scongelare in un pentolino una decina di cubi di brodo di ossa.

Soffriggere il secondo spicchio di aglio o altrimenti la cipolla in olio. Unire e tostare il riso, sfumarlo, portare a cottura con il brodo. Unire a tre quarti la crema di carciofi.

A questo punto fare l’eroico sforzo: di mettere giù la comodissima e maneggevole microplane e tirare fuori la grattugia da parmigiano quella vera, perché il formaggio grattato con la microplane non si scioglie bene per niente. Grattugiare una bella dose di pecorino e mantecare aggiungendo se del caso un filo d’olio. Non so perché, ma pur essendo una galactofila dichiarata i carciofi m’ispirano olio, non burro.

Fotografare di corsa prima che si asciughi troppo.


All’assaggio verrà fuori che la pigrizia ha colpito ancora; i chicchi sono appena appena gommosi: mezzo secondo in più di cottura gli avrebbe fatto bene. A me comunque non dispiace, perché non è quell’effetto centro crudo e farinoso, mentre il piatto si svuota quasi scompare. Però ecco, un po’meno flemma non avrebbe guastato P-; 







Nessun commento:

Posta un commento