Questo post me lo ha strappato una ricetta. L'insalata con le arance.
«– Chissà! – dissi io. – C’è anche lì disoccupazione.
– E che importa la disoccupazione? – disse lui. – Non è sempre la
disoccupazione che fa il danno… Non è questo… Non sono disoccupato, io.
Indicò gli altri piccoli siciliani intorno.
– Nessuno di noi lo è. Lavoriamo… Nei giardini… Lavoriamo.
[Basta non fare troppo gli schizzinosi... il lavoro c'è]
E lui, piccolo siciliano, restò muto un pezzo nella speranza, poi guardò
ai suoi piedi la moglie bambina che sedeva immobile, scura, tutta
chiusa, sul sacco, e diventò disperato, e disperatamente, come dianzi a
bordo, si chinò e sfilò un po’ di spago dal paniere, tirò fuori
un’arancia, e disperatamente l’offrì, ancora chino sulle gambe piegate,
alla moglie e, dopo il rifiuto senza parole di lei, disperatamente fu
avvilito con l’arancia in mano, e cominciò a pelarla per sé, a mangiarla
lui, ingoiando come se ingoiasse maledizioni.
– Si mangiano a insalata, – io dissi, – qui da noi.
– In America? – chiese il siciliano.
– No, – io dissi, – qui da noi.
– Qui da noi? – il siciliano chiese. – A insalata con l’olio?
– Sì, con l’olio, – dissi io. – E uno spicchio d’aglio, e il sale…
– E col pane? – disse il siciliano.
– Sicuro, – io risposi. – Col pane. Ne mangiavo sempre quindici anni fa, ragazzo…
– Ah, ne mangiavate? – disse il siciliano. – Stavate bene anche allora, voi?
– Così, così, – io risposi.
E soggiunsi: – Mai mangiato arance a insalata, voi?
– Sì, qualche volta, – disse il siciliano. – Ma non sempre c’è l’olio.
– Già, – io dissi. – Non sempre è buona annata… L’olio può costar caro.
[C'è il lavoro, ma non c'è il pane]
– E non sempre c’è il pane, – disse il siciliano. – Se uno non vende le
arance non c’è il pane. E bisogna mangiare le arance… Così, vedete?
E disperatamente mangiava la sua arancia, bagnate le dita, nel freddo,
di succo d’arancia, guardando ai suoi piedi la moglie bambina che non
voleva arance.
– Ma nutriscono molto, – dissi io. – Potete vendermene qualcuna?
Il piccolo siciliano finì d’inghiottire, si pulì le mani nella giacca.
– Davvero? – esclamò. E si chinò sul suo paniere, vi scavò dentro, sotto la tela, mi porse quattro, cinque, sei arance.
– Ma perché? – io chiesi. – E’ così difficile vendere le arance?
– Non si vendono, – egli disse. – Nessuno ne vuole.
Il treno intanto era pronto, allungato dei vagoni che avevano passato il mare.
[Il pane non c'è perché non si può comprarlo. Non si può comprarlo perché non c'è il salario. Nel 1941, con la guerra e Mussolini.]
– All’estero non ne vogliono, – continuò il piccolo siciliano. – Come se
avessero il tossico. Le nostre arance. E il padrone ci paga così. Ci dà
le arance… E noi non sappiamo che fare. Nessuno ne vuole. Veniamo a
Messina, a piedi, e nessuno ne vuole… Andiamo a vedere se ne vogliono a
Reggio, a Villa San Giovanni, e non ne vogliono… Nessuno ne vuole.
Squillò la trombetta del capotreno, la locomotiva fischiò.
– Nessuno ne vuole… Andiamo avanti, indietro, paghiamo il viaggio per
noi e per loro, non mangiamo pane, nessuno ne vuole… Nessuno ne vuole.»
Elio Vittorini, Conversazione in Sicilia.
Ma oggi? Oggi, che la guerra non c'è - dicono - oggi che a Palazzo Venezia è un bel po' che non si è visto il cranio pelato, oggi che la dittatura non c'è, oggi: che ne è dei nostri salari?
Aggiornamento: La sparizione dei salari va di pari passo con quella dei contratti di lavoro. Quando ci sono, i contratti coprono diverse cose, compreso il riconoscimento degli infortuni e degli incidenti sul lavoro. Oggi, uno di quei lavori cui sono costretti non più solo gli studenti ma chiunque, la consegna dei pasti a casa, così economici e così comodi per chi al ristorante non può più andare perchè appunto, i salari non lo permettono, ma tanto basta adattarsi un po', sacrifcarsi un po' e via moraleggiando, può costringerti a ritmi disumani o a perdere il tuo lavoro, cioè a non venire più chiamato, se non soddisfi il cottimo imposto. E se corri per cercare di soddisfarlo, e finisci sotto a un tram, e ti amputano una gamba, non hai diritto a nulla, perché il tuo non è un rapporto di lavoro subordinato, non hai un contratto, quindi non puoi avere un incidente sul lavoro anche se per lavoro guidi nelle strade cittadine tutto il giorno.
Ricordiamoci quello che ci hanno detto: non bisogna essere schizzinosi. Consumiamo di meno, è così moderno e responsabile: da oggi basterà una scarpa sola.
domenica 20 maggio 2018
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