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per gli scribi

Toulouse en érasmienne

sabato 4 maggio 2019

Un ministro della repubblica...

... non apostrofa i cittadini dandogli il nome di un parassita di cui ci si libera solo uccidendolo, signor Salvini. Neanche quando sono molesti, cioè protestano. Soprattutto quando sono molesti. Soprattutto quando protestano. Anche se non si è d'accordo. Soprattutto quando non si è d'accordo. Anche se usano metodi discutibili. Soprattutto quando usano metodi discutibili. E nemmeno, capisco che sia ancora più difficile da capire, li tratta con condiscendente paternalismo, raccomandandogli l'una o l'altra dieta, paragonandoli a esseri bisognosi di tutela familiare perché protestano.

Men che meno li si apostrofa servendosi del gergo che loro riserva già una parte politica molto precisa, quella più vicina, probabilmente, a un partito di cui la Costituzione, su cui lei non ha certo dimenticato di avere giurato, proibisce la ricostituzione nel nostro paese, in ragione dei disastri, dei massacri e della lacerazione civile che ha provocato in Italia e esportato in mezzo mondo.
Perché, non è difficile da capire, oltre al peso generale che questa scelta lessicale comporta, significa spalancare le porte a chi quel gergo usa, giacché sottintende di sposare appieno la definizione e la valutazione della realtà e degli attori sociali date da quella precisa parte politica, con tutto ciò che ne consegue.

Perché, al di là di questo, denota, nella sua figura politica, una singolare debolezza argomentativa e retorica che non giova alla sua immagine né al prestigio del suo ruolo istituzionale. Non è un segreto che lei abbia puntato molto nella sua carriera politica sulla reputazione di grande comunicatore. Purtroppo non è quello che si è visto all'opera in questa occasione, anzi. 

I cittadini non sono sudditi, non sono servi della gleba e non sono esseri di limitata autonomia. Hanno la sua stessa dignità e lei è lì per garantirla, non per sminuirla. A quello ci pensa già la UE, nel caso non se ne fosse accorto, ultimamente.   

Non importa quale contesto temporale o congiuntura più o meno opportunista possano averle dettato quelle parole. Sono sbagliate e inquietanti, quindi doppiamente sbagliate. E basta.

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