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Toulouse en érasmienne

sabato 29 giugno 2019

Les nuits de la saint Jean

Sono le notti mezza estate tenendo conto del calendario celtico per cui l’estate comincia il primo maggio e finisce il primo agosto. A quest’ora in Normandia il cielo ancora non è del tutto scuro. Si avvicina piuttosto al blu della scrittura delle Très riches, un tono da lapislazzuli ma più translucido e trasparente. Anche qui fioriscono cespugli di violetta lavanda e i prati prendono come sfondo la pietra sottile e chiara delle chiese. Il castello gode i venti del colle e la sua antica sala si indovina ancora dall’alto delle mura.
Sempre per via dei biglietti ormai costosissimi del treno mi sono alzata alle cinque per prendere l’unico a un prezzo meno caro, sono stata imbrogliata sui biglietti dell’autobus da un asiatico che ha rilevato una tabaccheria prima tenuta da un venditore gentilissimo, poi ho incontrato un autista squisito dell’autobus che mi ha  indicato la sede dell’azienda dei trasporti dove farmi rimborsare dei vecchi biglietti non utilizzati. Adesso potrei attraversare la città in lungo e in largo senza problemi. Appena trovata alla stazione scoppio a ridere: « Spiagge chiuse a causa del caldo » proclama un giornale locale. In questi giorni sono tutti stremati e balbettanti, ma non si sta poi così male. Chiudono le biblioteche, chiudono alcune sale delle biblioteche, gli archivi, i direttori dei grandi enti mandano lettere in cui si raccomanda di non sovraccaricare il personale e lasciarlo lavorare a suo ritmo! In metropolitana di raccomandano di bere e mangiare, rinfrescandosi. Tutto molto encomiabile, se non fosse che ad esempio, le fontanelle sono state estirpate da tutta Parigi, i vestiti di cotone e lino di un tempo sostituiti da poliestere e viscosa, le scarpe di cuoio aperte da scarpe da ginnasti a chiuse e soffocanti. Il mercato fa di tutto per spingere a una vita quanto mai malsana ma favorevole a propri profitti, il pubblico si appella a un senso malinteso di responsabilità individuale scaricandosi dal compitosi rendere  possibile una vita sana e responsabile regolamentando l’organizzazione del contesto in cui vivono gli individui. In tutto questo resistono ancora antiche sacche di consapevole servizio pubblico, come l’autista, l’azienda dei trasporti o gli addetti dell’archivio che mi vanno a cercare le buste in cinque minuti perché devo partire. Meglio ancora, stasera ho incontrato due neolaureati che hanno appena vinto il concorso per maestri elementari. Volevano questo, hanno forse ventiquattro anni, l’anno scorso non ce l’avevano fatta, quest’anno sì. Hanno una lavoro dignitoso, una prospettiva davanti e guardano con un po’ di ansia e molta voglia all’indipendenza adulta che si prepara. Nessuna posticcia « responsabilità individuale » in Italia gli avrebbe mai permesso di avere questo. Per non parlare di chi appena finita la tesi di dottorato ha la pubblicazione e un contratto di un anno per aiutarlo a prepararla e poi verosimilmente un posto a meno di trent’anni.
Quanto durerà tutto questo? Non si sa, hanno votato un presidente venuto apposta per eradicare questa civiltà e che no ha nascosto mai di volerlo fare. Stanno privatizzando l’energia, gli aeroporti e la lotteria pubblica, stanno lanciando dei programmi folli di speculazione edilizia in città già soffocate dal cemento come Parigi e Lione, abbassando i soffitti delle case, rimpicciolendo le finestre creando celle di alveari al posto delle case luminose e ariose della fine del XIX secolo. Vedere il paese che amo distruggere la propria civiltà e quanto aveva di migliore senza che nessuno lo obblighi a farlo se non la propria inconsapevolezza è straziante. Questa gente si merita di meglio della paccottiglia liberista ed europeista.

3 commenti:

  1. Un blog decisamente diverso dagli altri :)

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  2. tanti mali e molto comuni a diversi paesi, anche fuori dall'europa. ci aspettano tempi di resistenza umana

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  3. Forse è solo un periodo, dai, anche questo giovane presidente passerà.

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