Oggi

"Data">Data Rivoluzionaria

pellegrinablog,chiocciolaquindi,gmail.com

per gli scribi

Toulouse en érasmienne

domenica 29 dicembre 2019

Questo Natale

Che come sempre qui sono felice, malgrado tutto e in qualsiasi situazione.
Felice del freddo appena fuori dalle coperte, delle lunghe camminate per raggiungere i pochi mezzi pubblici che ancora funzionino in questo sacrosanto e costoso sciopero per salvare un minimo di dignità che alcuni Francesi stanno avendo il coraggio di fare, di imporre ai vertici dei loro sindacati recalcitranti e incalzati da dossier vagamente pretestuosi, perché per una buona causa qualche disagio è anche troppo poco. Felice della grande biblioteca vouta, che apre poche ore al giorno perché anche li’ i dipendenti precari scioperano e tengono duro. Felice che tutto cio’ vada furiosamente anche se non sempre conscientemente, contro le politiche di impoverimento selvaggio volute e imposte dalla UE. Felice dei pasti in comune sempre troppo pieni di carni e di grassi, ma fanno felice il padrone di casa, che pero’ poi divoragoloso grandi tocchi di pecorino con grani di pepe.
Non avevo la forza di sopportare a Natale la famiglia del marito di mia madre, che meno male che esiste un marito per lei, ma quel gruppo di piddini per bene, con il nipote che fa carriera nel partito, i disastri e i tagli dell’orrido governo, MES in testa, la loro condiscendenza compiaciuta di gente similcolta, tutta Jobs Act e volontariato (due cose più complementari di quanto non sembri) e la loro totale sufficienza davanti a qualsiasi tentativo di rappresentazione diversa. Non mi andavanoi giù le Lodi del suddetto marito al nipote tanto bravo, che mentre studia “ha trovato un lavoretto”, siccome lui è bravo, guarda caso in un’azienda succhiasangue del Comune, di quelle che servono a piazzare figli e amici nei posti direttivi e a utilizzare come manovalanza la massa di laureati in materie umanistiche a cui il  blocco delle assunzioni e la devastazione del settore culturale hanno impedito di trovare altri lavori che quello di custodi precari a intermittenza e tutto profitto delle aziende medesime. Non riuscivo a non pensare al lato materno della nostra famiglia, che della media borghesia non ha mai potuto arrivare a far parte,benché si sia tutti studiato, tra un blocco delle assunzioni e l’altro, e dove l’ultima generazione è tornata indietro di mezzo secolo. Una cugina è emigrata a fare la cameriera in Spagna. Un  cugino con un diploma di montatore, fa il traslocatore sotto padrone, ovviamente in nero e quando capita. Un altro cugino con una sua piccola attività si scontra con una serie di difficoltà e non riesce a vivere in maniera autonoma, né ad andare dal dentista. Abita, da sempre in coabitazione, in una graziosa casetta, oggi devastata dall’umidità, che non puo’ né bonificare né vendere, ed è sommerso dallo scoramento. Io, lasciamo perdere. I nostri nonni diplomati entrambi, e all’epoca non era cosi’ scontato, erano riusciti a uscire dalla miseria che aveva attanagliato la vita di mia nonna e delle sue sorelle; erano sopravvissuti a due guerre, un’occupazione feroce, una sanguinaria dittatura, potevano guardare al futuro senza lussi come senza angosce economiche, avendo provveduto a sé stessi e a quattro figli. Tutto questo è stato spazzato via dalle bellezze imposteci via UEuromercato.
Penso a quel tedesco, uno dei tanti che Renzi ha voluto a dirigenti del nostro patrimonio culturale, in un estremo atto di soggezione quasi coloniale, il quale con condiscendenza pontificava che il problema dell’Italia è che una volta sistemato l’allestimento del museo, magari con il cattivo gusto che gronda dalla sala delle statue del villanamente rifatto museo egizio di Torino, il direttore non puo’ licenziare lo specialista di antichità siriane, che vada a vada a farsi mantenere dove capita, come se un museo fosse un magazzino da allestire per aumentare le vendite e morta li’, ogni attività di studio e di sviluppo a che serve? A aumentare i costi del personale? A programmare sul lungo periodo anziché sull’aziendale progetto? Anatema!
Della mia generazione, figli nessuno ne ha. Personalmente ho dovuto stare ben attenta a non chiedermi troppo se ne avessi voglia. Probabilmente non troppa ma poco importa: se avessi voluto, non avrei potuto. O il mio vicino di casa, cinquantenne, ex professionista, disoccupato di lunga durata: lo scorso anno toccava il cielo con un dito perché per tre mesi ha avuto un contratto per la pulizia del verde pubblico, poi non rinnovato: il verde puo’ restare sporco; l’importante è il “vincolo di bilancio”. O la mia amica di sempre, che lavora gratuitamente per conservare  l’illusione di restare nel campo che ha studiato e per cui è qualificata, senza morire di malinconia su cio’ che non le appartiene, mantenenuta grazie a una zia generosa e senza figli, ma senza un soldo di contributi, pur se con tanti complimenti di chi senza assumerla mai, perché cosa sono codeste richieste sconvenienti, gratuitamente la impiega.

Eh, ma il problema è che noi non siamo bravi come un giovinetto piddino che somiglia sputato a un sardino.
Gente cosi’, oggi, non sopporto più di averla vicino. Ogni dialogo è diventato impossibile.
Ogni patto sociale è stato denunciato.
Di

W la France, almeno. Almeno hanno coraggio.

Nessun commento:

Posta un commento