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Toulouse en érasmienne

venerdì 19 marzo 2021

La giornata della dipendente pubblica : risotto del lockdown, dell’austerità e dell’evasione.

Ci avevo pensato a lanciarmi nel risotto del venerdì. Mi piacevano come sempre l’allegria e il sorriso di Cristina e soprattutto la sua fantasia senza timori. Ammiravo la leggerezza con cui tenta di prendere una situazione tra le più angosciose, almeno per chi, come me, ha conosciuto in famiglia lo stesso problema, senza appoggi su cui contare. 

La cosa che mi è piaciuta di più è stata la scelta di tenere, anzi di proclamare, il gruppo aperto, sia nella lettura della pagina sulla rete sociale dove ha sede, sia nella partecipazione. Tutt’altro che schizzinoso come altri posti. Ma Cristina pur brava e scapigliata, ha una testa libera e schizzinosa non è.

Per quanto tentata, tuttavia non osavo. Mangiata la foglia, lei mi ha addirittura invitato, ma osavo ancor meno. Non ho mai inventato una ricetta in vita mia (forse un tiramisù alla frutta d’inverno da ragazzina) e il tema di questa settimana è dei più difficili per me. Come declinare alcool e riso quando è stato fatto presente che non deve trattarsi della solita spruzzata di vino?

Poi ci si mette il caso.

Una giornata di quelle ricche di contrarietà e di fatica. Lavoro da casa, piegata sullo schermo di un Ipad mini, sotto un cielo di nuvole nere pesante sulle ossa. Lavoro due ore in più per una scadenza, ore che non mi saranno né pagate né accreditate come recupero (appartengo a quella categoria di persone che ritengono che il lavoro vada pagato secondo Costituzione, dato che comunque va a profitto di qualcuno. Fuori moda, si sa). Faccio appena in tempo a inviare tutto, il telefonino : il marito della mamma vuole sapere se ho sentito la dottoressa per la procedura di invalidità. No, la madama o stacca il telefono che è sempre occupato o non risponde. Passo l’ora successiva a tentare invano di contattarla, non vado nemmeno a fare la spesa. Del resto, dovendo affrontare grosse spese nei prossimi mesi, evito tutto quello che non è strettamente necessario, a partire dalle bottiglie. Scorata, riapro stupidamente la mail del lavoro per vedere se c’è un cenno di riscontro all’ultimo appunto che ho inviato. « Non mi complicare la vita », leggo, da parte di una persona che non è mia superiore gerarchica, ma che lascia trapelare ormai per la quarta volta quanto i nostri ruoli siano su piani per lei incommensurabili dal punto di vista della considerazione umana.

Io non mi permetto di trattare così le persone con cui lavoro. Dopo avere risposto, rifletto che domani mi aspetta una giornata con la mamma, ma le sue condizioni non la rendono più un momento gioioso.

Ho l’impressione di non riposarmi mai.

E allora faccio qualcosa di completamente gratuito, solo mio, che nessuno attorno a me capirebbe. 

Faccio un risotto con quello che ho, cercando di seguire il tema come so, copiando sfacciatamente dai post della Creatrice e della Maestra, affidandomi ai geni, ché in fondo, in un certo modo, siamo Lombarde tutt’e tre.

P.S. : non sono su nessuna rete sociale, per scelta. Se Cristina vorrà e potrà, magari metterà lei online questo lunghissimo sfogo. E grazie, mia cara.

 

Risotto alcoolico di un venerdì di quaresima

 

Riso 2 manciate

Burro chiarificato 2 noci

Rosmarino

Rum ambrato

Cipolla 1 spicchio

Cioccolato Majani all’85% (va bene anche meno, come ho detto ho usato quel che c’era in casa) 2 quadretti

Condimento Ariosto

 

Brodo di spezie

Chiodi di garofano

Cardamomo sgusciato

Pepe del Madagascar

Cannella in stecca

1 anice stellato

 

Bollire piano in acqua le spezie parzialmente schiacciate nel mortaio per 20 minuti.

Mettere a bagno maria in una casseruola dal fondo pesante il cioccolato, senza che il fondo della casseruola tocchi l’acqua. Preparare due fogli di carta da forno. Quando sarà lucido, unire 3 cucchiai di rum (o più, se piace : io al solo annusare il rum per tararci le spezie del brodo mi sono ubriacata !) e un pizzico di Ariosto. Con un cucchiaio di legno mettere la massa su un foglio di carta da forno, coprirla con il secondo foglio e stenderla sottilissima con il mattarello.

Mettere la cipolla tritata finissima in una pentola con una noce di burro. Quando è trasparente aggiungere un bel pizzico di rosmarino tritato. Unire il riso e tostarlo, bagnarlo con brodo di spezie bollente fino a cottura. Salare poco. Mantecare con la seconda noce di burro unendo altri due cucchiai di rum.

Servire con piccoli frammenti del cioccolato al rum.

Il cioccolato si fonde nel riso, apparentemente scompare, ma lascia un aroma complesso che si ricompone malgrado l’amaro e l’alto livello di cacao con il grasso e gli aromi presenti nel piatto creando un insieme curioso e lì per lì difficile da decifrare per un profano.


 

L’impiattamento è ai minimi termini, la foto peggiorata dall’IPad che le posta sempre degradate, io del resto non ho set fotografico e nemmeno uno smartphone.

 

P.S. : ovviamente nulla qui è mia creazione.

L’idea del liquore alla fine è della Maestra.

Quella del cioccolato nel riso è la ripresa di un esperimento blasonato riprodotto dalla Creatrice.

Il brodo di spezie viene dalla lussureggiante Artemisia.

L’Ariosto (che avevo in casa da tempo immemorabile dio sa perché : di certo non ce l’ho portato io che non uso mai niente di pronto) nel cioccolato e rum è uno sberleffo casalingo a chi, in rete, propone questo abbinamento con l’aria di dire Vediamo se si bevono pure questa! Ci abbiamo provato.

4 commenti:

  1. Mi spiace per il momento difficile che stai vivendo e capisco quanto sia liberatorio creare qualcosa di tuo. Il risotto al gusto mi ispira molto, hai messo insieme ottimi elementi e anche se hai pescato qua e là, bisogna saper pescare 😊😊😊

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    1. Ma grazie, davvero un apprezzamento gentile. Si dice del resto che bisogna insegnare a pescare (-;
      È stato liberatorio giocare con le mani.

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  2. Anche secondo me questo risotto merita! Brava a regalarti qualche piccolo momento, un abbraccio :)

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    1. Ma grazie! Doppio grazie, per le parole e per il gesto.

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