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Toulouse en érasmienne

lunedì 16 marzo 2015

Fonte di stress risparmiabilissima

Se c'è una cosa che mi scombussola più di ogni altra è preparare le domande di qualsiasi genere.
Insomma, vendersi. Cosa dire e cosa non dire, cosa vorranno e cosa pensano che dovresti volere.
Giocare agli indovinelli, ché tanto poi si sa che è un susseguirsi di balle cosmiche e meglio sarebbe giocare alle spacconate come i paladini (che ci si inguaiano, ma poi se ne tirano fuori con eleganza).
Ma l'ultima efferratezza in merito à la lettera di motivazione.
Per qualsiasi cosa.
Ma quale motivazione volete che abbia.
Se non quella spasmodicamente perseguita, alla mia veneranda età, di continuare a studiare, pagandomici un tetto sulla testa, la bolletta del riscaldamento e un cibo non avvelenato da supermarket.
Cosa vi devo supplicare a fare, quando lo dicono il mio cv, le cose che ho fatto e scritto, la mia faticosissima scelta di vita.
Cosa devo inventare per affermare, falsamente, che nella vita non ho mai fatto e sognato che partecipare al tal progetto di cui ho saputo l'esistenza al momento del bando. Ma che pure rientra nella disciplina e nella specialità che tratto. Ché se aveste avuto e identificato chi faceva esattamente per voi, non avreste armato tutto questo ambaradam.
Come se non saltasse agli occhi da tutto il resto.
La mia motivazione, come quella di tutti, è la estrema necessità di lavorare. Pagati.
Quindi si accettano tutte le opportunità, coerenti o un po' meno coerenti, piacevoli o un po' meno piacevoli, che restino nell'ambito della serietà: dei committenti, dei metodi, dei progetti.
Non sono moltissime. Per forza possono essere eterogenee, ché anzi dovrebbero dimostrare curiosità e fantasia, purché rigorose.
Questo è il punto.
Il resto è fuffa.
Aziendalista made in USA.
E al diavolo, ecco.

12 commenti:

  1. copio e incollo per la mia prossima proposta di lavoro ,sottolineando il punto da : "la mia motivazione,..." fino a . "Pagati." facendo seguire quest'ultima parola con un sonoro e pressante punto esclamativo. :-) ti mando un abbraccio

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    1. Non dimenticare di raccontare come va a finire... felice di averti ispirata!

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  2. Cercare lavoro oggi la vedo dura. Però ho sempre pensato che mandare i cv non è sufficiente, devi farti conoscere. Quando una persona ce l'hai davanti capisci subito se c'è feeling e se puoi riuscire a farti desiderare. E tu ti accorgi subito se hanno veramente bisogno di qualcuno o se stai solo perdendo il tuo tempo. Comunque auguri!

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    1. Indubbiamente sì, e vale per ambedue le parti, anche per il datore di lavoro. Qui ti convocano solo dopo avere esaminato i cv.
      Grazie per gli auguri.

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  3. Buone sensazioni, Pellegrina. Sarebbe anche ora che la vita girasse dalla parte giusta, no?

    Un abbraccio, e che la prossima dica che si va avanti!

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    1. Chiedilo a me...
      Sensazioni buone sarebbero le tue o le mie?
      Grazie per l'abbraccio che non fa mai male!

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  4. Purtroppo la "facciata" a volte ha più valore della "sostanza". Questo anche all'interno di aziende che conseguono premi per il miglior ambiente lavorativo. Le stesse che ti spostano da una mansione all'altra senza alternative (se non le dimissioni per chi non ha il brutto vizio di mangiare e partecipare al mantenimento della famiglia) dandoti "opportunità" che più che al dipendente diventa un'opportunità per il datore di lavoro.
    Tante sono le situazioni negative, Troppi i ricatti. Chi deve ancora entrare nel mondo del lavoro che si vede ricattato con pseudo-contratti da fame a scadenza mensile.
    Chi è già da anni nel mondo del lavoro e che, essendo troppo lontano dal limite pensionabile sempre più alto, è ricattato dalla famosa scelta tra minestra e finestra.
    Ti auguro di riuscire a perseguire quanto ti sei prefissa con una vita di sacrifici e di compromessi digeriti a fatica per riuscire a fare un lavoro che ami e per il quale hai una preparazione ottenuta pagandola di persona.
    Il segno di una Società civile è quello di riconoscere il valore delle persone (in quanto tali) e della messa a frutto della conoscenza per una crescita comune e sociale.
    Forse il mio è un sogno utopico, forse è ingenuità.
    So che troverai la tua strada. Sarà stato difficile ma troverai i riconoscimenti che ti meriti.
    Forza e coraggio che facciamo tutti il tifo per te.
    Nora

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    1. La penso esattamente come te anche se non ne abbiam mai parlato insieme, ma del resto chi si assomiglia si piglia, no?
      Non penso che sia utopico, la questione principale è avere i rapporti di forza necessari a rendere non eludibile questo atteggiamento. Cosa che oggi esiste sempre meno, perché ne manca in primo luogo la consapevolezza. La baggianata che l'individuo sia, se capace, più furbo e più bravo dell'organizzazione ha fatto sparire qualsiasi consapevolezza della situazione. Nelle aziende penso sia anche peggio, ovviamente al di sotto dei grandi più alti, che mangiano sulla miseria di chi gli è sottoposto, in attesa di essere mangiati a loro volta.
      Quanto agli auguri, che dire, quanto fanno bene! e spero che tu abbia visto giusto, perché ne ho bisogno come di null'altro, e tu lo sai.
      Un abbraccio mia cara amica.

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  5. Ecco, questa è la lettera di motivazione perfetta! Giuro che prendo spunto e quella che devo scrivere su un portale dove ho caricato il cv la imposto proprio così! Tanto, niente per niente...

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    1. Cara Ale, se lo fai, la voglio proprio vedere! Perso per perso, bisognerebbe fare proprio così, perché magari qualcuno capisca l'intrinseca idiozia di certe fanfaluche.

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  6. @commentatori:
    Sapete cosa mi piacerebbe? Un post condiviso e collettivo su questo tema. Lavorare oggi, o la motivazione di lavorare oggi, o come si vorrebbe lavorare e perché non si può. Da pubblicare lo stesso giorno, con lo stesso titolo e invitando a partecipare chi vuole. Il lavoro è come dire quello senza cui non si mangia, eppure non se ne parla mai. Ma che di meglio per un foodblogger? Sono certa che potrebbero venir fuori delle belle storie, presenti, passate o anche future.

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  7. @commentatori
    Il lavoro è come dire quello senza cui non si mangia, eppure oggi se ne parla pochissimo, persino tra i foodblogger che ci dovrebbero come dire andare a nozze... sarebbe bello pubblicare un post collettivo, ciascuno con la sua esperienza o le sue riflessioni, ma con lo stesso titolo, lo stesso giorno, sul lavorare oggi, o la motivazione del lavorare oggi, o cosa si sente di cambiato nel lavoro oggi. Non in noi, ma nel modo in cui il nostro lavoro ci viene gestito e proposto fuori dal nostro controllo e cosa questo significhi per noi.

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