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Toulouse en érasmienne

mercoledì 8 aprile 2015

Briciole

Mea culpa. Oggi non è stata una gran giornata. Mi sono persa stupidamente dietro a vari blog e ho buttato tutto il tempo che avrei potuto dedicare ad altro. Idiota me, perché poi quando lo faccio sono molto più felice e soddisfatta. Ho genialmente deciso di innovare la preparazione dell'hummus e ci ho messo la tahine quando i ceci erano crudi. Avevo incontrato una signora nel negozio biologico, una specie di maga con i capelli bianchi, lunghi, magra e dall'aria vagamente esotica, che faceva assaggiare il suo hummus per promuovere il vegetarianesimo. Potendo, addirittura il veganesimo. "Se si mette meno tahine si ottiene un formaggio delizioso, sostiene, sa, per quelli che dicono che non potrebbero vivere senza formaggio". A parte che se voglio un formaggio lo voglio di latte, e se voglio dei legumi non ho bisogno di chiamarli formaggio, sono convintamente onnivora, basta che non mi si parli di soia, quindi ho trovato il suo hummus delizioso. La signora mi ha spiegato che lei lo fa con i ceci sbucciati e germogliati, un terzo di tahine, aglio e succo di limone a piacere. Da li' il mio tentativo, che pero' si è concluso nello stesso spirito, anzi giocoforza un po' meno, di quando ho voluto mettere il vino nella borsa dell'acqua calda. La tahine infatti andava aggiunta ai ceci debitamente cotti.
Mi vedo sfilare dalle mani i giorni che rimangono al mio ritorno in modo inconcludente. Mi sento un po' stanca.
Prima che finisca la giornata vado a correre, ora che il tempo lo permette. Non mi si chieda né quanto né come: come tutte le attività ripetitive, correre lo detesto cordialmente. Lo spirito con cui lo faccio è quello della medicina del dottore d'infanzia: fa bene al fisico e al morale, quindi sciroppatela a naso e occhi chiusi. Quindi fuori discussione che io pensi anche lontanamente a: 1) mettermi arnesi di tortura nelle orecchie, ché mi danno fastidio solo a pensarci 2) comprare altri costosissimi arnesi per coordinare battiti, passi e chilometri 3) portarmi un orologio addosso, dato che non ne possiedo 4) sapere che distanza ho percorso e per quanto tempo ho corso 5) investire in abbigliamento che non siano vecchi shorts e vecchie magliette, più un buon reggiseno e soprattutto un paio di buone scarpe (essenziale). Diciamo che in modo molto approssimativo, genere occhiata ai parcometri ubiqui, cerco di alternare due sedute o meglio rimbalzate di 20 minuti con una di un'oretta, che possono arrivare a 40 o scendere a 45, e per me è già troppo sforzo assemblare tutte queste informazioni, ché nella vita ho altro di cui preoccuparmi e da contare. Cio' posto, per me l'unico sport gradevole è quello che si fa in mezzo alla natura e il meno tecnico possibile: quello che amo profondamente è l'escursionismo - anche li', per me l'importante è l'itinerario, non certo il tempo o l'altitudine (se non come precauzione di abbigliamento e condizioni meteo). Seguito dal ballo, se si puo' intenderlo come tale. Se proprio mi dovessi dare allo sport dove bisogna pensare, sceglierei due cose che non sarei mai e poi mai in grado di fare, ma che trovo belle oltre ogni dire: lo sci escursionistico e il kitesurf. Comunque oggi zampettavo in cerca di aree verdi lontane dalle automobili, quando finisco in mezzo a una marea di bimbetti nel cortile di una scuola e palestra comunali (dove abito è pieno di impianti sportivi pubblici, stadi, campi da gioco, piscine che frequenterei se l'acqua fosse calda come alle terme). Stanno animatamente discutendo mentre io faccio i miei giri, poi uno prende il cancello e mentre anche io sto per fare lo stesso gli altri lo seguono a ruota, concentratissimi, filando sui monopattini che qui sono di gran moda. Dopotutto sono a casa loro: io mi fermo per lasciar passare gli ultimi. Il loro capofila, ben meno di dieci anni, bellissimo futuro grand brun con una conca di capelli mossi e un sorriso serio, mi sorride e mi fa "Merci.". Poi scappano tutti dietro ai loro amici. Ecco, questo paese e la sua civiltà non smetteranno mai di sorprendermi e di innamorami.
e allora bestia, cosa perdi tempo a cincischiare invece di oprare perché divenga il tuo??? idiota d'una falchetta!
I bimbi francesi sono in genere estremamente tranquilli ed educati. Questo perché sono molto più liberi e indipendenti dei nostrani: le madri sono meno ossessive, gelose e possessive (magari dietro tutte le lagne perché signora mia non hanno più spazi di libertà, eh), i bimbi possono esplorare in tranquillità. Rimproveri e discussioni non avvengono generalmente tra pianti e urli, ma con toni pacati e senza le insopportabili minacce "Le prendi" "lo dico a tuo padre" "adesso basta", seguite da implacabili andirivieni e contrattazioni. In compenso quando c'è un no, è un no, e i risultati si vedono.
Ma noi siamo immaturi anche su questo. In generale in Francia c'è molta più attenzione all'altro, allo spazio anche fisico dell'altro. Lo si vede nei luoghi di passaggio: chi si ferma sistematicamente a chiacchierare sulle scale del metro? o sulla soglia di una porta? degli italiani, di sicuro, dei francesi praticamente mai.


5 commenti:

  1. (mi hai fatto morire con la tahini!!!) innanzi tutto complimenti per la corsetta ! e poi che dire? io in Francia credo potrei vivere :-) anche pe ri motivi di cui racconti...un abbraccio cara!

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    1. Sì, è esattamente questo che la rende un paese inoubliable. La tahini guarda: mi copro il capo di cenere, mia cara. Ma se serve a far ridere, ben venga! Un abbraccio a te.

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  2. Ti leggo sai Pellegrina, commento poco ma ti leggo, questo post però mi era sfuggito. Ed è un post bellissimo, soprattutto in quelle prime 4 righe che descrivono una sensazione a me così conosciuta. Ti abbraccio e grazie per i tuoi commenti sempre forti e sinceri. Davvero.

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    1. Grazie, vedo ora il tuo commento perché sono stata per due mesi senza pc. Non mi aspettavo che un post simile potesse piacere, la cosa mi conforta alquanto. La situazione di perdere tempo, mah. Mi hanno suggerito che potrebbe essere la ricerca di una risposta, quindi tempo in fondo non sprecato, ma segnale di un bisogno, di una impasse da superare, di un'elaborazione necessaria.

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    2. P.S.: e grazie a te di sopportare i miei sproloqui!

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