venerdì 10 aprile 2015
Morale?
Non è una sorpresa per nessuno che io sia l'opposto della diplomazia, più che altro perché tengo all'indipendenza di giudizio e preferisco, finché ne sono in grado, verificare e ragionare sui dati che ripetere luoghi comuni. Quando si tratta poi della deflazione salariale, cioè l'impoverimento programmato dei salariati medi e bassi che sta venendo imposta ai paesi europei a tutto vantaggio di un solo paese, meglio dei suoi capitalisti, e di un ceto internazionale di grandi proprietari e speculatori, posso diventare un fiume in piena. Come stasera, quando sono esplosa davanti a due anime belle, ecologiste e descrescitiste ma di buon gusto, media borghesia delle professioni, rimaste alla fola stantìa che i tagli vanno bene perché si tratta dei "privilegi" e degli "sprechi" del pubblico impiego e "ce lo chiede Maastricht". La mia vicina di tavola, forse per smorzare la situazione, attira l'attenzione su di sé, pensando di spiegarmi la questione. Finisce che, dopo un lungo giro di parole su quale sia lo scopo di questi tagli, e dove finiscano questi risparmi, si ritrova a borbottare: "Be', sì, effettivamente, se è per mandare soldi nei paradisi fiscali [ipotesi sua] che risparmiamo, non è proprio il paradiso". Vabbe', passiamo al formaggio. Alla fine della serata, mi chiede: "Verresti a fare una lezione da noi?". Sì, certo (mi occupo di tutt'altro) con piacere, grazie. Morale, forse: a volte serve innanzitutto mostrare di avere idee e saperle difendere.
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