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Toulouse en érasmienne

lunedì 12 marzo 2018

L'EU(ropa) che porta la pace tra i popoli...

...quanto questo presepe accarezzato da troppi con illusione o ipocrisia sia falso l'ho vissuto con sbigottita consapevolezza su me stessa. Sentivo o temevo che dovesse arrivare davanti a qualche cretino che mi avesse cantato le lodi di questa macchina di morte e di oppressione. Fatto sta che oggi, dopo qualche domanda sulle elezioni italiane condita da banalità alle mie risposte, nonché di una poco simpatica disposizione all'ascolto su qualcosa che indubbiamente conosco meglio dei miei interlocutori, da parte di un francese peraltro estremamente filotedesco e di una tedesca, sono stata sommersa da una ostilità devastante. Ostilità che si allargava pericolosamente oltre ogni confine, rischiando di identificare in loro i rappresentanti di un paese intero, o meglio delle decisioni dei loro governanti e delle loro istanze imperialiste solidamente sostenute dalla peggiore delle propagande. Il francese è l'ultima persona con cui sarebbe conveniente discutere, ma ci occupiamo tutti e tre delle stesse cose, dovremmo essere in grado di analizzare non visceralmente gli avvenimenti, e con lui l'intesa e la complicità intellettuale sono sempre state forti, abbiamo riso e scherzato insieme in assoluta libertà. Inoltre, chiunque mi conosca sa quanto perdutamente io ami questo paese, la sua storia, i suoi abitanti, la sua lingua che indegnamente storpio, la sua cultura, la sua arte nel parlare e nel vivere, le sue stesse contraddizioni. Non ho mai amato il paese dove sono nata, dove non sono mai stata felice e spensierata, se non forse in qualche momento nel mio villaggio lassù sui monti del Trentino e per cui provo da sempre una profonda estraneità. Quando ho appreso della notte di novembre ho gridato come se avessero ucciso una parte di me, e ho pianto a gennaio, in una brasserie di Strasburgo. Non sapevo cosa fare per abbracciare tutti coloro che incontravo, ad uno ad uno. Darei senza rimpianti la cittadinanza italiana per quella francese, e non tornerei più in Italia a partire da stasera stessa senza alcuna nostalgia e senza pensarvi. Trovo del tutto scadenti inno, bandiera, simboli e cascame retorico che li accompagna. Sono totalmente allergica al concetto di "patria", specialmente con la maiuscola. E poi, nella mia condizione economico-sociale non posso averla :-).
Eppure amo la Costituzione italiana, uno dei migliori compromessi esistenti per garantire vita dignitosa e partecipazione politica a chi non ha capitali e non vive di rendita. Una Costituzione che ogni fondamento dell'Unione europea, di stampo economico liberista, viola, e che ogni sua disposizione, supinamente accettata da chi ci governa e governerà, ci impone di violare.

Sentire sorgere in me simili sentimenti ostili mi ha lasciato tanto più esterrefatta e smarrita. Quale trasformazione molecolare ha potuto portarmi a sragionare in maniera così grossolana? a quale profonda degradazione questa fabbrica di miseria ci sta portando?
Può accadere, mille episodi storici lo dimostrano. E mille GUERRE, non mille paci. Ma che potesse accadere a me così facilmente, sia pure dopo decenni di assalti ubiqui da parte di questa istituzione spietata a ciò che di più civile questo continente abbia mai espresso, lo stato sociale, ça je l'aurais jamais cru.
 
Si potrebbe dire che essendo la Ue progettata fin alla sua nascita come una macchina per implementare lo sfruttamento tra nazioni e tra individui della stessa nazione, essa non può che generare antagonismi sempre più forti, invece che ridurli.
Ma provarne la forza su sé stessi è tutt'altra cosa.
Solo, è la trappola che chi ha voluto questa restaurazione peggiore di quella borbonica ci tende per far parere nemico chi è ignorante e inconsapevole, ma povero più o meno quanto te.
Restiamo svegli e teniamo saldamente le briglie.
Oggi ho un motivo in più per avversare questa santa Unione, non più salutare della precedente per chi sotto di essa deve vivere e per volerla demolita pietra su pietra, arsa per sempre dal giudizio della storia.

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