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Toulouse en érasmienne

mercoledì 24 aprile 2019

Le peuple de Paris

Convinta che non sia mai il caso di andare a insegnare agli altri cosa debbano fare del proprio destino, comportamento purtroppo quanto mai diffuso di questi tempi, non ho mai voluto dire nulla sulle manifestazioni che da novembre attraversano la Francia ogni sabato e che hanno a lungo presidiato in autunno le strade e i caselli autostradali.
Sono pero’ altrettanto convinta che ci siano dei punti oltre i quali scatti ove che sia un segnale di allarme, e sono quando si toccano in modo massiccio, generalizzato e non casuale le figure di garanzia: medici, giornalisti, fotografi, avvocati. In questo millennio l’Italia ha oltrepassato ferocemente un punto simile durante le disastrose giornate di Genova 2002. Diciassette anni dopo, in Francia, @davduff raccoglie e segnala i casi di maltrattamenti e ferite durante le manifestazioni dei Jaunes. 690 è il bilancio provvisorio che ha dato luogo a 290 denunce verso le forze dell’ordine da parte dei manifestanti. L’ONU ha domandato spiegazioni alla Francia macronista sull’uso eccessivo della forza dispiegato durante le manifestazioni.
Sanguina il cuore per il paese del mio cuore.

Tra i 690 vi sono già 79 casi di giornalisti e trenta di medici volontari che assistono i feriti e i gasati (eggià, con lacrimogeni, urticanti e probabilmente anche gas che tolgono le forze) durante le manifestazioni.

Sabato scorso un fotografo indipendente (cioè precario e non garantito, nel magnifico mondo dell’UE liberista e progressiva votata alla difesa delle rendite tramite la stabilità dei prezzi, di quelli che fanno ormai il lavoro sul terreno dove le testate sempre più raramente mandano gli ormai scarsi propri dipendenti) che lavora da anni per le principali testate francesi, riceve un tiro di granata su un piede, mentre ha appena finito di parlare con il comandante di una squadra di poliziotti. Cerca di protestare, verbalmente, ma non riesce più a parlare con un graduato della squadra. Come si vede sul video dell’agenzia di stampa Hors-Zone, un poliziotto lo spinge via, lui fa un gestaccio e urla qualcosa. Viene fermato per 48 ore « per partecipazione a assembramento con lo scopo di commettere violenze o vandalismo » e « oltraggio a pubblico ufficiale », poi passa davanti al giudice che gli proibisce di partecipare alle manifestazioni del sabato e a quella del Primo maggio fino al processo, fissato per il 18 ottobre. Nel frattempo la prima accusa è caduta, il processo sarà per l’oltraggio. Si tratta, secondo i giornali francesi, di una restrizione alla libertà di stampa e a quella di manifestare. Libertà quest’ultima che molti vedono ormai compromessa, come mostra questo messaggio degli avvocati parigini. Per Glanz è anche un forte danno economico che rischia di fermare per sempre il suo lavoro. associazioni dei giornalisti e redattori di diverse testate hanno firmato una dichiarazione a suo favore.

Il fotografo, Gaspard Glanz, non ha mai negato di essere un professionista con un passato di militante. Segue soprattutto le manifestazioni di strada. Niente di troppo scandaloso in un paese dove esistono cattedre e specialisti di storia delle rivoluzioni senza che cio’ causi soverchio clamore. Ha lavorato in passato durante le manifestazioni contro la « loi travail », l’equivalente del Jobs Act di Renzi, sull’emigrazione dalla Siria, sulla bidonville di Calais, dove migliaia di immigrati, non desiderati in Francia più che in Italia, si erano accampati  per tentare di passare in Inghilterra, e su Notre-Dame des Landes dove la popolazione insieme a altri sostenitori si è a lungo opposta alla costruzione di un aeroporto. In seguito alla denuncia sulla stampa degli incidenti di Place de la Contrescarpe a Parigi durante le manifestazioni del Primo maggio scorso Glanz ha ritrovato diverse immagini di Alexandre Benalla, consigliere personale per la sicurezza di Macron, che partecipava al corteo munito di equipaggiamenti della polizia. Oggi Benalla è accusato di comportamento violento nei confronti dei manifestanti, di non aver restituito passaporti diplomatici cui non avrebbe avuto più diritto e di contatti con uomini d’affari russi sospettati di avere legami con il crimine organizzato.

Ma il problema forse sta altrove. Durante le manifestazioni contro la loi travail, Glanz scorge ripetutamente due sedicenti giornalisti in testa alle manifestazioni. I due sono poliziotti in borghese. Glantz li filma e posta il video, denunciando una violazione della Convenzione di Ginevra del 1987 che protegge la professione di giornalista proibendo di farsi passare per tale. Da allora viene minacciato di morte sulle reti sociali le quali, a loro avviso, non trovano stavolta niente di contrario alle loro regole.
Qualsiasi ipotesi si puo’ avanzare sulla dinamica di quel tiro di granata - quale il rapporto con il graduato con cui aveva finito di parlare? La truppa stava da sola proteggendo « il collega »? Si trattava di un ringraziamento « personale » di qualche amico dei poliziotti in borghese? Si tratta di due storie diverse? Il passato di Glantz non ha niente a che vedere con l’essere stato preso di mira in quel preciso momento?

Oggi sembrano i giornalisti qualsiasi, quelli che trovano difficoltà sul terreno, a essersi mobilitati per lui. Non le grandi firme che paiono piuttosto preoccupate di escludere per un collega qualsiasi possibilità di militanza, pena la perdita dello status di giornalista.


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