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Toulouse en érasmienne

mercoledì 25 settembre 2019

Impotenza

Partire bisogna, ma fa male. Ritornare sempre più in là.
Partire in Italia significa l’atrofizzazione della testa, il dolore continuo, la tristezza, il malessere, la gabbia a ogni momento, il corpo che si contrae in modo insopportabile, l’umiliazione di un lavoro dove non ho i minimi mezzi per potere agire, in un contesto in cui è ormai più che evidente la decisione di negarci la carriera e ogni migliore remunerazione. Significa uccidersi lentamente in una situazione in cui niente mi corrisponde, in una città che detesto da sempre, invivibile ogni giorno che passa, invasa dalle zanzare e dall’immondizia, disorganizzata, cialtrona e presuntuosa.
Tornare qui significa uccidersi in un altro modo, perdendo ogni forma di garanzia economica sul futuro lontano.
Non c’è via di uscita in un senso né nell’altro.
Oggi la tristezza mi mozzava il respiro mentre andavo lungo la Senna a un incontro che non ha avuto luogo. Parigi è fatta per l’autunno: in questi giorni la sua bellezza lascia senza parole, storditi.
Per questo non sopporto il self spicciolo all’ammeregana che vede nell’individuo sufficientemente motivato la soluzione a ogni problema nei paesi occidentali. Ci sono difficoltà esterne insormontabili nel mondo di oggi, che non ci sarebbero state quarant’anni fa. La libera estrinsecazione di sé è ormai quasi sempre impedita dalle imposte difficoltà materiali.

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