Oggi

"Data">Data Rivoluzionaria

pellegrinablog,chiocciolaquindi,gmail.com

per gli scribi

Toulouse en érasmienne

lunedì 23 marzo 2020

MES=Grecia, qualche spiegazione 1

Riproduco un appello pubblicato sulla rivista Micromega da un gruppo di economisti che spiega perché sia non solo inefficace ma terribilmente rischioso e dannoso richiedere in questo momento l’aiuto del fondo finanziario detto Meccanismo europeo di stabilità di cui molto si è parlato in questi giorni.

Mentre in Lombardia si muore come le mosche, il presidente del consiglio, il ministro dell’economia, quello degli affari europei e il vicesegretario del PD Orlando, stanno dando priorità, in piena emergenza e con ancora infinite incertezze sulla gestione quotidiana della situazione sanitaria, proprio a questa richiesta.

Non condivido tutto il testo dell’appello, ma la parte sul MES mi trova totalmente d’accordo: 

« Il cosiddetto Fondo salva-Stati (Mes) è rimasto ai margini degli annunci (nota: della BCE), a riprova che non è in grado di salvare nulla. Si tratta in effetti solo di uno strumento di disciplina che gli Stati egemoni vogliono usare per imporre il loro dominio su quelli che cadano in difficoltà. Ne vogliono fare la chiave di accesso agli interventi della Bce, una chiave che sarebbe pagata con la “grecizzazione” di chi incautamente vi facesse ricorso, ossia l’impoverimento del paese e la sua successiva spoliazione da parte delle economie più forti. » 

Con « grecizzazione » si intende l’applicazione di condizioni particolarmente devastatrici all’intervento del MES, tramite i cosiddetti memorandum, accordi redatti dal fondo e da altre istituzioni UE, basati su tagli alla spesa pubblica, specialmente nei campi della sanità e delle pensioni, accompagnati dalla privatizzazione di industrie, banche e servizi pubblici di ogni tipo. In Grecia smisero di acquistare persino le terapie oncologiche, per dire. Proprio l’ultima cosa di cui avremmo bisogno, magari. Gli aeroporti greci, con il loro traffico turistico, li gestiscono oggi aziende private tedesche. Tutte entrate in meno per lo stato greco, ovviamente. 

Inoltre, qualsiasi iniziativa in materia di accordi internazionali o sovranazionali che riguardi questioni finanziarie è per legge subordinata a un mandato del parlamento (legge Moavero). Mandato che l’attuale presidente del consiglio non ha e non ha neppure chiesto. Se mai ne ha avuto uno di senso opposto. Il negoziato è stato portato avanti in assoluta riservatezza, da poche persone, tra ministri e grand commis.

Vi sono quindi ragioni di merito e di metodo per vedere nella richiesta di intervento del MES una scelta rischiosa dal punto di vista economico, per le condizioni pesanti che verrebbero applicate al finanziamento secondo il trattato istitutivo del fondo, e istituzionale, per una decisione presa senza seguire le procedure prescritte dalla legge, che scavalcherebbe il ruolo previsto per il Parlamento, operando una forzatura molto forte delle prerogative dei due poteri.  
Tutto ciò non può che destare estrema preoccupazione.

Perché tanta fretta? Perché tanto segreto? Per forzare la mano approfittando del carnaio e dei morti che distolgono l’attenzione e la vigilanza? A vantaggio di chi?

L’appello prosegue dettagliando gli interventi realmente necessari, in particolare modo quelli della Banca centrale europea, la quale, acquistando titoli di stato senza bisogno di chiedere né rimborsi né interessi (come banca centrale non deve raccogliere denaro per disporne) permette agli stati di finanziarsi in momenti di crisi senza dover sottostare a speculazioni dei sacrosanti « mercati ».

La parte che non condivido riguarda soprattutto la proclamata necessità di pareggio di bilancio per la spesa pubblica corrente. La spesa corrente è quella che paga gli stipendi, ad esempio di insegnanti e medici, le spese di funzionamento, la manutenzione ecc. Quindi, se in una scuola ci vogliono insegnanti, è grazie alla spesa corrente e solo a quella che ce li puoi trovare. È una spesa essenziale quanto e forse più di quella « per investimenti » che invece dovrebbe essere secondo gli estensori dell’appello libera da obblighi di pareggio del bilancio. 
Nella spesa per investimenti, ad esempio la costruzione di un’autostrada, le risorse pubbliche si indirizzano quasi totalmente a grandi aziende private, mentre con la spesa corrente il denaro pubblico va in maggior misura ai salari o a piccoli privati, alimentando la domanda interna e i consumi.
Un aspetto particolarmente bieco della « spesa per investimenti » è che con questo nome si indicano anche tutti i fondi per gli appalti di manodopera nella PA. Un poveretto che lavora precario e sottopagato per un’azienda che ha un appalto per lo stato, viene calcolato come « spesa per investimenti », quindi « buona ». Un dipendente pubblico, che svolge esattamente lo stesso lavoro nello stesso luogo, ma con uno stipendio decente e una prospettiva che gli consente di pensare al futuro senza angosce eccessive, è vituperato come « spesa corrente », ovviamente « improduttiva ».

Improduttiva per chi? Per il ristoratore che se lo vede arrivare a cena, per il negozio in cui entra due volte anziché una, per l’associazione o il partito cui fa un’offerta, per la possibilità di mettere finalmente su casa insieme a una persona amata e essere più felici in due?
O non piuttosto perché quel salario decente non va a produrre profitti di una grande azienda che si spartiscono in molti di meno, ma benessere diffuso? 
Mah.

L’ossessione per il pareggio di bilancio andrebbe peraltro accantonata. Si tratta di una battaglia della destra storica, che provocò privatizzazioni e tasse indirette come quella impopolarissima sul macinato, ed è parte di una politica economica basata sul libero scambio.
Ma nulla permette di dire che il pareggio di bilancio sia in sé un bene da perseguire come obbiettivo primario di politica economica.

Men che meno l’Italia dovrebbe legarsi a un meccanismo tanto rischioso quanto inutile come il MES in un momento di concitazione e smarrimento collettivo come questo, su sola iniziativa di una parte dell’esecutivo, in circostanze che impediscono una riflessione ampia e ponderata sulla necessità e le conseguenze di una così grave scelta. 
Anzi, proprio la pervicacia con cui, tra le mille questioni urgenti in un momento simile, viene data priorità a questa richiesta (ricordiamoci quanti slittamenti hanno avuto i decreti del pdc in questi giorni fino a stasera, pur essendo misure di sostanziale buon senso), anche in presenza di un intervento molto più consistente da parte della BCE, portandola avanti in una totale mancanza di trasparenza, dovrebbe essere motivo di allarme e  prudenza.

Nessun commento:

Posta un commento