Quest’anno doveva essere quello della solitudine qui a Parigi. Finita la casa nel villaggio, chiuse le porte, e peer fortuna che almeno Bianchina, che ogni anno mi trasporta fin qui, avrebbe potuto continuare a proteggersi nella corte vicina.
Ma io avrei trovato una stanza di rimedio, per pochi
mesi e e ormai quasi per l’ultima volta, dentro alle amate mura - di macchine, più che altro - del 75.
Sembrava incredibile arrivare a piedi quasi ovunque e sentirsi più fresca di forze con un considerevole numero di km in meno sulle spalle ogni sera.
Erravo felice per questi luoghi che sempre e comunque hanno il potere come nessun altro di farmi sentire a casa.
Ma la soluzione non era bella come sembrava. Lo fosse stata, non sarebbe costata così poco. Diciamo che spero di non ritrovarmi all’addiaccio prima dei tre mesi e mezzo che ancora mi restano di vita qui.
Ché poi a Roma non è nemmeno più vita...
Trova il lato positivo :sei a Parigi. Tutto il resto è relativo.
RispondiEliminaCara, finché ho un tetto sopra la testa sì!!!!
EliminaSe mi mettono fuori casa, la stagione non è quella adatta, diciamo.
No, non è per niente adatta! E anche se i clochard hanno illustri tradizioni letterarie e cinematografiche, non sono sicura siano una prospettiva rassicurante 🍀🍀🌶
RispondiEliminaDiderot dormiva nelle stalle, ma non esistono più nemmeno quelle!
Elimina