Sono un po’stanca.
Tipo un uovo caduto da crudo su un piano più duro.
Il mancato scatto di stipendio rinviato sine die mi ha molto abbattuto: volevo iniziare le pratiche del trasferimento subito dopo e invece non ci sono prospettive.
Poi arriva la polmonite.
Il braccio tirato d corde taglienti come acciaio.
Gridare di dolore per infilare un maglione, io che stupivo un intero studio di FKT per la mia soglia altissima del dolore. Dolore tutto il giorno in qualsiasi posizione, sotto cortisone.
La prospettiva di restare nello stesso posto in perpetuo.
Sentirsi esausta per il minimo sforzo fisico.
Non respirare, spenzolarsi fuori dalla finestra per trovare aria.
Vedere ogni tentativo faticosamente perseguito e cercato di migliorare la mia posizione lavorativa ed economica svanire a un passo più senza orizzonte.
Esser sull’orlo delle lacrime senza avere l’energia di piangere.
Il marito di mia madre che mi incalza ogni giorno, velenoso e letale, facendomi sentire un mostro degenere: « Quanti giorni di malattia ti hanno dato ancora? » perché devo precipitarmi là con un’ora e mezzo di metro come se fossi fresca come una rosa a portare in giro mia madre fuori di casa perché lui non la sopporta più tutto il giorno, ai miei parenti non vuole chiedere niente perché non gli garbano, mentre io riesco a fatica a camminare per cento metri e anelo a qualcosa di bello fatto in modo calmo e che ristori me, anzitutto e non perché tirata da un altro. Badante no, eh, sia mai! Io voglio bene a mia madre. Desidero passare del tempo con lei. Magari portarle un dolce fatto in casa. Programmare la decorazione dell’albero di Natale che lei ama fare come quando ero piccola e farlo insieme. Ma non sopporto di essere considerata da suo marito una turnista da sollecitare con aria scontenta perché non risponde presente ogni minuto in cui non lavora non perché ci sia un’urgenza, ma perché lui non ha voglia di chiamare un aiuto neanche qualche ora a settimana. E adesso, dopo cinquantaquattro giorni di malattia, ho bisogno di riprendermi anche facendo qualcosa solo per me stessa. Eppure mi ha vista cadere quasi per terra poche settimane fa!
Mi sento spegnermi e vorrei tanto ridere.
Mi hanno chiesto un articolo per una bella rivista: non riesco neanche a connettere un germe di proposta. D’accordo per me il tema libero è sempre stato difficile, ma qui va oltre.
E quest’anno sono in Italia per la prima volta dal 2009 non posso nemmeno ascoltare l’inaugurazione della Scala perché in casa mia radio 3 non prende e non essendo abbonata alla TV che neanche possiedo non mi connetto su internet. Boris non è certo tra le mie opere preferite ma l’avrei ascoltato lo stesso, non fosse che dopo le follie di questa primavera in cui si volevano censurare gli autori russi e chiunque ne parlasse, andrebbe mandato a reti unificate per tre mesi. L’interruzione di questa bella tradizione mi infastidisce parecchio, mi avrebbe distratto.
Non ne posso più.
Aiuto.
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