L’antivigilia del mio concorso.
Un sorriso che si è spento.
Un’allegria che mancherà.
Una curiosità che non si ritroverà.
Qualcuno che scommise ma non troppo su di me quando mi vide in mano una Montblanc.
Perdere il maestro è complicato: non è un genitore, perché lo si sceglie, ma il rapporto è sempre di filiazione sia pure immateriale. Ci si affida come a nessuno, perché svegli alla conoscenza.
Frastornante. Si acchiappa più che si può senza voler sapere che anche quella conoscenza è finita, che anche quella persona che pare dominare il caos dandogli ordine, è finita. Anche quando non siamo d’accordo con lui, sentimenti di rispetto e ammirazione prevalgono.
Nostalgia di quando qualcuno ci spiegava “tutto” dandoci gli strumenti per spiegare a nostra volta.
Tristezza e debolezza.
Ricordi di esplorazioni e parole.
Privilegio e perdita.
Pesa.
Sensazione di peso, di un carico di cui non si sa cosa fare. Legame allentato, Francia un passo o un baratro più lontana.
Difficile. Più del previsto, più del pensabile.
Maggio di prove, l’una dopo l’altra.
Pianti.
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