Ciò che mi accade è talmente enorme che non riesco ancora a capacitarmene. Tutto sta volando in pezzi eppure non sono capace di percepire la realtà che devo affrontare: smontare tutto, disfare con le mie mani quanto avevo costruito con spese e fatica, e sottomettendomi ad altre spese e altra fatica per arrivare da nessuna parte, farmi di nuovo sommergere dalla palude, automutilarmi per non morire oggi, sapendo che vorrà dire morire di fame domani.
Ancora una volta e come ti sbagli, le riforme UE targate Dini e Draghi, da quella delle pensioni a questa ignobile della PA che Forza Italia sta portando a compimento nel silenzio assenso di tutti i partiti politici, passano a schiacciasassi sulla mia vita, e sui miei sforzi di renderla non dico migliore, ma di garantirmi di non morire d'inedia in futuro, per non parlare di quel che sarà la vita professionale senza senso che dovrò affrontare per gli anni a venire.
In questo stato d'animo rileggo, attonita ed insonne, il monologo di Figaro da Le mariage. C'è tutto, ed è dire molto, se l'Ancien Régime esprime così bene la situazione economico e sociale presente, grazie alle riforme imposte dalla UE con il ritiro dello Stato dall'economia tranne per quanto riguarda la tutela della concorrenza. Anche se in Figaro la mancanza di mobilità sociale era dovuta a un sistema basato su corporazioni e ordini anziché sull'assenza di politiche pubbliche di piena occupazione e di uguaglianza sostanziale.
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