Diffido dei social cosi. Mai ho voluto cedere e affacciarmi sui social cosi. Al massimo mi fermo sull'orlo e guardo giù. Ma non entro mai. Anche quando avrei dovuto farlo proprio per dovere, ché facevo un corso sugli strumenti del web 2.0 e la lezione n. vattelpesca è ancora lì incompleta, perché l'account sul social coso principe io proprio, discola cocciuta, non ho accettato di farlo. Poco ma sicuro che nel tempo certe colleghe mi ci hanno cercata invano, invece di chiedermi, banalmente, ciò che avrebbero voluto sapere. Il social coso, per carità, rischio lo choc anafilattico, la mia religione me lo proibisce, il dottore me lo ha vietato e al dottore non si disubbidisce mai. Il social coso, però, è insidioso, non si lascia aggirare così facilmente e stavolta mi ha spedito incontro dritta dritta una corazzata d'assalto carica di caccia a decollo verticale, a evoluzioni più belle del Rafale (che è una cosa mozzafiato). Stavolta il social coso ha usato il coro (più la gola, sì). E capire quale ne sia l'ingrediente segreto e lievitante, dei cori, è difficile, ma è indubbio che si finisca sempre col trarne qualcosa di speciale. Ho raccontato qui del magnifico (letteralmente) esperimento bachiano che si svolge da tre anni nella straordinaria città di Tolosa, un lievito di suo. Stasera poi apro il blog di Menù turistico (gola, voglia di chiacchiere? che lì ce n'è sempre ;-) ) e trovo questa festa di canzoni reali nel mondo virtuale, organizzata da Flavia che se sta sul suo vulcano, laggiù, e sogna un Natale dickensiano e nevoso. A me ha fatto l'effetto di una festa, in realtà è di più: è un appuntamento per una settimana sui profili di quelcosochenonnomino per cantare insieme una canzone (di Natale, dato il momento), aggiungendoci, pare, improvvisazioni coreografiche davanti allo schermo - a quando un social coso con circuito di telecamere per fissarle a perenne memoria? Confesso: come possa funzionare non saprei troppo bene. Ma pare funzioni e che sia già la terza sera; e già che ci siamo, se devo confessare completamente e sinceramente, sono rimasta prima a bocca spalancata e poi ho provato l'irrefrenabile voglia di dire: "anch'io anch'io, dove ci si iscrive"?
Poi ho inforcato gli occhiali e ho cominciato a pensare. Da quando sbircio il mondo dei foodblogger e li osservo con divertito interesse e qualche timido tentativo di avvicinamento, mi sono fatta l'idea che in fondo internet faccia semplicemente esplodere su scala più vasta il desiderio di compagnia e di legami tra gli esseri umani. Di più. Di azione comune e aggregazione aldilà del terribile ciondolio da muretto che scandisce ancora troppo, in diverse declinazioni, il tempo "libero" di adulti e adolescenti. Internet dà possibilità più ampie a chi coltiva sinceramente un interesse di scoprirsi e di intrecciare legami, ma, soprattutto per chi ne fa una vera passione, al punto di aprire e seguire un blog, è in genere un prodromo all'incontro e alla conoscenza reali, o comunque all'utilizzo di mezzi di scambio e contatto cosiddetti tradizionali, ma evidentemente - e vivaddio - ancora ben necessari (come le le lettere, o i regalini che molti si scambiano tra loro o con gli outsider quali la sottoscritta) e che restano in ogni modo il vero punto di arrivo, quello di una conoscenza che ha bisogno di superare lo schermo e di vivere nel mondo reale ogni volta che può. Anche chi ci sta per lavoro, mescolando le due dimensioni, può declinare tutto questo in una forma di attività comunque collettiva e anche "gratuita" non unicamente professionale, che finisce con lo spaziare in campi, se non diversi, confinanti. Un esempio ne è lo Starbooks, di cui si parla anche in questo blog, l'altro il circolo di lettura online promosso sempre da Menu turistico, per cui Alessandra ha lanciato l'idea di leggere e commentare insieme i classici: in gennaio si parte con il Gattopardo di Tomasi di Lampedusa. L'iniziativa è aperta a tutti, non solo ai foodblogger, ovviamente. L'associazione viene spontanea con l'iniziativa di lettura che fu fatta a Mantova del salgariano Jolanda la figlia del Corsaro Nero nell'inverno del 2006, un tentativo di lettura di massa da parte di una comunità: potenzialmente il web potrebbe essere un buon posto per riprenderla e ripeterla, incontrarsi e parlarne. Va detto che l'iniziativa dei circoli di lettura, i cui partecipanti sono però in numero limitato, deve molto alle biblioteche pubbliche, quelle cioè delle amministrazioni locali, e alle loro funzioni di aggregazione attorno ai temi della lettura. Circoli del genere ci sono ora anche sul web.
La conclusione potrebbe essere quella di una voce francese, che nella sua autobiografia, ricordando la gioventù bohemienne vissuta nella Parigi del secondo dopoguerra diceva: "Erano tutte persone che si cercavano con il gusto folle dell'incontro..."; ecco, ormai bohème non ce n'è proprio più molta, forse nemmeno gioventù (quelli erano ventenni... affamati e geniali, accidenti!) , ma il bisogno dell'incontro e del fare insieme, quello sì, sembra proprio essere sopravvissuto.
mercoledì 21 dicembre 2011
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centrato il bersaglio. in pieno.
RispondiEliminaIo ho 46 anni fra un mese e una vita piena. Di soddisfazioni, di casini, di liste di cose da fare con le vere priorità che, chissà come mai, finiscono sempre in fondo, travolte dalla routine delle incombenze quotidiane spalmate in tutti i campi su cui, ogni santo giorno, gioco la mia vita. A vent'anni, c'erano le notti, per stare con gli amici; a trenta, i figli piccoli, che ti imponevano ore sulle panchine di un parco giochi o ai bordi di una piscina o di una palestra, a socializzare con altri malcapitati come te. Ma ora che si anela alle notti solo per riposare e che la figlia coi suoi 16 anni ti tiene fuori da quella che lei chiama "la mia vita sociale", ecco che ti restano solo cose da fare- in ufficio, a casa, per la famiglia, per tuo marito- e tutto quel desiderio di comunicazione e condivisione resta lì, accumulandosi di giorno in giorno, fino ad esplodere. E allora, ti apri un blog che vuol stare nei ranghi (è un blog di cucina) e non ci riesce (è un blog di cucina??????), butti giù idee strampalate che una volta sarebbero finite con i postumi del terzo negroni e che ora invece vanno magicamente avanti, ti dai appuntamenti sul social coso, scoprendo che ha un sacco di stanze segrete dove tu puoi chiacchierare in pace con i tuoi amici (che oggi sono diventati veri: appena si può, ci si vede), appena hai cinque minuti di libertà. E non serve truccarsi, infilarsi un paio di scarpe, lanciarsi nel traffico per prendersi un caffè in tutta fretta, fra pratiche urgenti e negozi che chiudono: sono i tuoi 300 secondi "puliti", che dedichi a loro e a te stessa, in tutta tranquillità. E' in questo senso che uso il social coso- e non mi faccio usare da questo. E mai come in questa settimana, lo ringrazio :-)
Grazie e buona giornata
ale
Mi è piaciuto tanto questo post e anche la risposta di Ale...riflettere un pò è il modo migliore di iniziare la giornata!
RispondiEliminaSono una di quelle fortunate persone che conosce Ale di persona...ed è anche grazie a lei se ho il mio bloghettino... il tempo che passiamo ad organizzare idee (quasi sempre tutte sue!!!) lo facciamo su social coso... e ci divertiamo da matti, è tempo ben speso, è un prodotto omeopatico (per noi) se siamo giù di morale dopo poco ridi e hai anche una soluzione , se hai un'idea la condividi ( e troviamo sempre amici disposti ad unirsi a noi), è un modo immediato di vedere e sentire tramite foto la nostra quotidianità, visto che viviamo distanti tanti km!!! Sembra pazzesco lo so, fino a due anni fa io la pensavo come te e di social coso non volevo neanche sentirne parlare, ora so che anche se a Natale non starò con mamma e papà... mi scambierò gli auguri di Natale con tanti amici, sullo schermo del pc un video e un testo... ma sentirò nel cuore le voci di tutti quelli che ci saranno!!! Vorrei arrivare a Natale con un mondo che canta!!!! Stasera alle 21.00 ci sarai?? :D , grazie per questo bel post, una buonissima giornata, Flavia ( che condivide la "vulcanosità" con un'Ale fantastica!!!!)
RispondiEliminaSono una delle voci del coro del socialcoso. Io quasi nella seconda decina degli 'anta (scusate ma ultimamente la mia età mi va stretta) e mio figlio ottenne assieme a me(il Martirio si dissocia ma.... social suoi!)! Sono convinta che il socialcoso sia fatto da persone. Di queste persone alcune stanno alla finestra ma le più *condividono* (come si usa dire nel socialcoso)o meglio ancora COMUNICANO. Oggi è spesso più facile stare tra gli altri che CON gli altri. Io il socialcoso lo utilizzo per far sapere che, anche tra i 100.000 impegni, le lontananze, le reticenze ... la vita VA VISSUTA ATTIMO PER ATTIMOOOOO!!!! ... e chi non socializza con me?? Social suoi!
RispondiEliminaBuona vita
Nora
Molto onorata e deliziata di ospitare un coro sul mio blog. Benvenute tutte quante.
RispondiEliminaCome (quasi) sempre uno strumento prende sfumature e significati diversi a seconda dell'uso che se ne fa. Su un altro piano, le critiche generali agli inconvenienti di queste reti sono note e al momento non rientrano nel discorso che ci sta a cuore. Oggi tutto ciò che può favorire la comunicazione immediata, a lunga distanza e a costo relativamente contenuto è estremamente importante. Da lì a usarlo per cantare non è da tutti... :-) Racconta bene Alessandra, poi, come questo tipo di strumento faciliti il prendere tempo per sé in una fase della vita in cui si affaccia di nuovo la domanda "cosa farò da grande" e si vorrebbe riempirla non solo di doveri.
Buon Natale canterino!
@chiarina: che quel che leggi su questo blog faccia riflettere è il complimento più bello che potessi aspettarmi, grazie!