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Toulouse en érasmienne

La foodblogger dilettante


Parliamo di Crema da sgranocchiare
Non sono una foodblogger. Neanche un po’. E’ al disopra delle mie forze. Sono una dilettante, un’ascoltatrice di questo intrico di ricettine-commenti-e-complimenti che alimenta la foodblogsfera italiana. Se mi trovo qui è per l’idea di Starbooks: mettere in linea, con un lavoro collettivo,  ricette sperimentate e commentate tratte dai grandi libri di cucina. Scorrendo la lista dei testi sacri e eterodossi proposta da Alessandra e Daniela  mi sono accorta di averne uno che (incredibilmente) mancava, un libro perdipiù che si dedicava agli alimenti diciamo così da brava bambina: frutta e verdura. Opera di Domitille e Michel Langot, So fresh. Des fruits et des legumes de l’entrée au dessert, Paris, Seuil, 2005, dedica le sue centosessantasei pagine a tutti gli usi non canonici di questi due ingredienti. Mi piaceva l’idea di partecipare a un progetto collettivo destinato a rendere disponibili in modo aperto e gratuito, senza fini commerciali, un’infinità di idee, spunti, consigli, osservazioni che avrebbero potuto trovare ospitalità su un blog ben conosciuto - ormai una via di mezzo tra portale e strumento di lavoro - e diventare un punto d’incontro e di suggerimenti bibliografici quanto pratici. Mi piaceva l’idea di far conoscere i libri, di farli scoprire, di invogliare ad acquistarli, come capita tra tutti gli appassionati che si rispettano. Partecipare mi è stato possibile solo perché non era richiesto di inventare ricette, lavoro che mai avrei potuto sostenere, ma di riprodurne, contribuendo però con le nostre osservazioni. Così ho proposto alle organizzatrici di integrare la collezione di Starbooks con qualche esempio tratto dal libro di questa coppia che lavora in famiglia: lei davanti all’obiettivo, lui dietro, ma con la forchetta in mano. Non dovrebbe essere stato tradotto in italiano, ma il condizionale è d’obbligo. E’ del 2005, per cui alcune cose che allora potevano apparire nuove, come l’uso dei bicchieri per persentare i cibi, oggi hanno quasi stancato. Nulla infatti invecchia così rapidamente quanto un libro di cucina, se si pensa che questo si trovava in offerta in libreria già un anno e mezzo fa (e alla data di oggi alla fnac.com costa 9,80 euro anziché 28 come su amazon ;-9 ). Le ricette (semplici, abbastanza rapide, con pochi ingredienti, corredate dai tempi di cottura e preparazione), sono una festa di colori e di combinazioni curiose, che si adattano al mio gusto sperimentale. Se potranno adattarsi anche al vostro, ne sarò molto felice.

***

La ricetta che posto oggi è un gazpacho in versione francese, che spella i peperoni ma non i pomodori e amalgama tutto con l’avocado. Ho cominciato da questa perché gli ingredienti sono agli sgoccioli: quel magico mese che è settembre ci permette ancora di toglierci la voglia di tutto il rosso, il viola, il giallo che si possono sognare in cucina, prima di lasciare spazio ai tiepidi verdi, ai bianchi e agli arancione dell’autunno e del lungo inverno. E’ l’ultima stagione del raccolto in tutta la sua varietà.

Alla fine, eccezionalmente, si trova un tentativo di omaggio alle signore di Stabooks che trae ispirazione dal tema del mese appena trascorso. Questo post contiene quindi due ricette, ma la seconda non è d’autore: è piuttosto una divagazione sul tema.

Detto ciò, io ho riproposto la ricetta di Langot fedelmente, anche nel modo di servirla in foto (nel famoso bicchiere, ma l’ambientazione è mia). Le mie osservazioni e varianti (che ci sono) le ho di proposito messe a parte. Questo sarà il criterio che seguirò per tutti i post (se riuscirò a farne). L’ambientazione delle foto è volutamente colorata. Avrei potuto scegliere un piatto di cristallo su un tessuto bianco e creare un’atmosfera atemporale e anodina, che va molto di moda. A mio parere questo piatto ha una personalità molto spiccata, è legato a una stagione piena di luci, colori e sapori intensi e allegri. Volevo che ciò apparisse nella sua forza senza perciò scadere nel casalingo (quello della tovaglia a quadretti, per dire). Quel che si può vedere è il mio tentativo, ovviamente dilettantesco, in questo senso.

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Crema da sgranocchiare

Tempi: preparazione 20 minuti, cottura 30 minuti

Ingredienti:

5 pomodori

4 peperoni rossi

1 avocado

3 cipollotti

4 cucchiai d’olio d’oliva

1 piccolo cuore di sedano

Fleur de sel, pepe.

Porre i peperoni sulla placca del forno preriscaldato a 200° (temperatura 6-7), coperta da un foglio d’alluminio e far cuocere 30’. Cotti, spolverizzarli di sale grosso e lasciarli raffreddare. Spellarli e togliere i semi.

Passare al mixer avocado, pomodori, cipollotti tagliati in pezzi, peperoni e olio, salare e pepare. Tenere in fresco.
Tagliare il più finemente possibile il sedano. Mettere la crema in bicchieri e aggiungere il sedano a pezzetti. Servire molto fresco.


Precisazioni, note, varianti.

Esecuzione: La ricetta è di esecuzione banale, ma su una cosa richiede la massima attenzione: i peperoni che finiscono nel mixer non devono avere la minima particella neppure vagamente bruciacchiata, pena il ritrovarsi con un gazpacho fumé che devia nello speck, solo che qui, come base, anziché del vigoroso maiale montano ci ritroviamo dei delicati ortaggi, per cui la cacofonia è in agguato. Consiglierei addirittura di fare attenzione anche allo stato delle vostre mani mentre spellate i peperoni, lavandole frequentemente se necessario.

Acqua di vegetazione: io ho fatto attenzione a recuperare quella che rimane all’interno dei peperoni arrostiti se si riesce a spellarli senza romperli. E’ saporitissima e va dritta dritta nel mixer anche lei.

Ingredienti: io ho usato un avocado piccolo.

Il sedano da cubettare deve essere freschissimo e molto ben liberato dai fili. Personalmente trovo che il sedano dei rami verdi va bene lo stesso.
Varianti: non ho aggiunto olio, né fleur de sel nel mixer né tantomeno pepe che non uso mai. Ho invece salato i peperoni dopo la cottura, come prevede la ricetta. L’avocado è un frutto oleoso di suo che a mio parere condisce in modo più che sufficiente. Queste varianti fanno risaltare molto di più il gusto delle verdure, ma non a tutti piace. Un olio (delicato!) smorza e liscia la crema, allo stesso tempo il sapore delle verdure ne risulta smussato. Se qualcuno volesse provare la versione nature, almeno per quanto riguarda l’olio, consiglierei di diminuire le dosi di cipolla: con quelle originarie resta infatti un gusto un po’acre dovuto al cipollotto crudo che qui è decisamente abbondante. Se non fa più molto caldo e non avete tempo di tenerla a lungo in frigo, è buona anche a temperatura ambiente. Infine, data l’origine gazpachosa del piatto, la crema risulta molto appetitosa anche per accompagnare uova sode (mi raccomando non fredde di frigo!).

  ***

Non so voi – se qualcuno c’è, qui, poi – ma quando cerco una ricetta di verdura la mia massima aspirazione è di trovarne di tutte vegetali, intendendo proprio di piante dell’orto, a esclusione (o uso moderatissimo) pure dei carboidrati. Le ricette che le infarciscono di uova, formaggi, besciamella, farina, pane sono… un’altra cosa, sovente succulenta, molto ben nota, ma, semplicemente, a me fanno l’effetto di non essere ricette di verdura.  Avete presente andare al cinema per gustarvi un film tratto da un ricco romanzo con ogni ingrediente necessario per reggersi da solo, per scoprire che produttori, regista e sceneggiatori hanno fatto a gara non tanto a tagliare, ché si capirebbe, ma a infarcirlo di dialoghi, situazioni, perfino personaggi inesistenti in origine, fino a stravolgerne e banalizzarne lo spirito originario, senza dar gran fiducia al punto di partenza scritto, sottoposto a cura ricostituente anziché ascoltato e indagato a fondo, come sarebbe necessario per poterne riprodurre in immagini lo spirito se non la lettera. Ecco, quando c’è da preparare una verdura, io amerei riuscire a trovare qualcuno che ne sapesse esaltare l’essenza, nei colori,  odori, sapori, senza sovrastarla. Mi pare la più grande sfida con cui si possa cimentare un cuoco inventore. Queste ricette tutte “ortofrutticole” sono ahimé estremamente rare. Quella proposta ne è una.


*** 



Volevo fare un piccolo complimento alle ideatrici dell’iniziativa. E poi oggi mi ero incontrata con un miracolo della natura e della cultura: la Mara des bois. Immaginate una fragola che ha conservato il profumo di quelle dell’infanzia, piccola, morbida, rossa davvero, saporita. Avevo ancora negli occhi le bellissime realizzazioni del challenge di questo mese. Infine mi frullava in testa l’idea di un abbinamento di colori: panna-rosso, rosso-panna. Così al ritorno dal mercato stamattina ho ideato anche io la mia macedonia, dedicata a Alessandra e Daniela. Fuori da qualunque competizione, beninteso. Senza alcuna ricetta né salsa né elaborazione né intaglio, solo con ciò che di più maturo offrivano i banchi.

 ***

Macedonia sauvage

Ingredienti:

1 banana piccola

4 fichi ben maturi

1 pesca bianca

Mezzo cestino di Mara des bois

Mandorle non spellate

1 filo di buon miele artigianale


Tagliuzzare tutta la frutta a pezzi piccoli. Disporli a partire dalle fettine di banana, poi i fichi spellati e aperti, infine i pezzetti di pesca e per ultimo le fragole, ponendole anche sopra al resto della frutta. Infilare qualche mandorla dove rimane un pertugio. Merlettare il bordo del piatto con un filo di miele (non so se nella foto si veda, ma c’è).

***

Perché sauvage? Perché come dicevo, di ideare ricette con la sapienza (e i tempi!) di una foodblogger proprio non se ne parla, quindi questa macedonia è venuta come quei giardini in cui le piante sono libere di spuntare un po’ dove meglio credono, e i giardinieri obbligati a fare solo quel minimo di manutenzione indispensabile. Qui sono di gran moda e li chiamano i giardini, appunto, “sauvage” per indicarne l’aspetto spettinato, irregolare e apparentemente casuale.


Ecco, è proprio tutto.

P.S.: in realtà no. Sto litigando da un'ora con il layout di blogger, data la sua personalissima concezione degli a capo e dell'interlinea. Sono proprio stremata. Gli concedo la vittoria e vado a dormire sui (suoi) allori.




6 commenti:

  1. Livia, quante cose... e quante emozioni, che fatico a tener sotto controllo. Parto dal libro, che hai descritto molto bene e che appartiene ad un genere che amo moltissimo, la cucina di verdure tout court, senza corruzione di carboidrati o altro. Ho parecchi libri sull'argomento, alcuni dei quali fuori catalogo (butto lì un vecchissimo "orto in Tavola") e anche se sono datatissimi (bicchierini???? cos'è 'sta roba???) contengono moltissime idee sempre valide. Metto questo titolo sullo scaffale virtuale della nostra libreria e già che ci sono mi allargo subito :-) chiedendoti se posso fare anche un copia incolla della tua introduzione: così, ogni volta che si cliccherà su questo titolo, si avrà una conoscenza più ampia dell'opera, non limitata alle sole ricette.
    E a proposito di ricette, questo grazpacho mi sembra eccezionale. Son d'accordissimo nel ritenerlo una zuppa di tutto rispetto, specie da quando ho la fortuna di poterlo mangiare in un posto a Madrid dove lo fanno benissimo e che per me è stato una specie di illuminazione. Da allora, non ti dico che mi inchino a questa zuppa :-) ma quasi
    (torno dopo, si è svegliata la creatura :-))

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  2. Eccomi. E solo per un immenso grazie, per questa cosa qui che hai fatto, che definire "mi apro un blog" è riduttivo, fuorviante, incapace di rendere l'idea di tutto quello che sta dietro. Solo chi ama i libri lo può capire- e forse, anche trovare normale :-) . e solo chi ama i libri, può apprezzarlo immensamente
    grazie ancora
    ale
    ps quell'incantevole macedonia è finita d'ufficio fra i fuori concorso di questo mese :-)
    ppss ecco il link allo scaffale dello Starbooks: http://menuturistico.blogspot.com/2009/03/starbooks-i-libri.html

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  3. Alessandra, grazie piuttosto a te, tutto insieme, per mille cose che si potrebbero dire, grazie di questo enorme incoraggiamento. Se si pensa da chi viene, non è certo poco. Mi fa ovviamente molto piacere anche che il mio primo esperimento venga giudicato capace di aggiungere un po' di colore al già rutilante tema di settembre, quindi, ancora grazie.

    Ho inserito il link al vostro elenco e certo, sono lusingata che tu voglia includere la presentazione: qui ovviamente tutto è riproducibile, citando la fonte, purché resti di pubblico dominio, di accesso libero e gratuito e senza scopi commerciali (anzi mi sa che mi hai dato un'idea).

    Per quanto riguarda il genere, So fresh non è forse così purista ortofrutticolo come si potrebbe desiderare, però alcune idee interessanti ci sono, vedremo in seguito di restare in tema. Divento a questo punto curiosissima di Orto in tavola che non conosco ancora. E detto fra noi, la validità di una ricetta si testa nel tempo, vedendola soddisfare ancora gusti che evolvono, quindi, ben vengano quelle che sanno durare, che i bicchieri si possono sempre aggiungere e cambiare.

    Piccola nota curiosa: in questo palazzo c'è qualcuno che impara il violino e proprio mentre leggevo il tuo "s'è svegliata la creatura" anche quaggiù lo strumento cominciava a cigolare (detto con affetto, sia chiaro). Buona giornata a voi e grazie ancora dei tuoi apprezzamenti.

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  4. Ma tu guarda cosa, e chi, si trova in giro per la rete :-)
    Interessantissime le ricette, manco a dirlo questa e' la prossima zuppa che provo: l'ultima con le mele e le patate non ha riscosso molto successo...
    E il libro si guadagna a gran voce il mio click su Amazon.
    Ciao!

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  5. Ma come sono... contenta, onorata, sorpresa di questa cortesissima visita. Davvero un grande piacere. A presto, Livia

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  6. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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