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per gli scribi

Toulouse en érasmienne

mercoledì 31 maggio 2023

Inutile piangere sul latte versato

 Il senso pratico della creatrice de Il #Clan del risotto del venerdì, che ha scelto questo come tema per la settimana, si mescola all'agitazione residua per la cattiva prova di martedì che malgrado la stanchezza accumulata mi tiene sveglia da un'ora alle prime luci dell'alba. Cerchiamo di sceverare il dispiacere dal dispetto, e da quel filo di competizione che malgrado tutto si insinua in questi casi.

La sede era carina e intrigante, mi sarei divertita a scoprire un mondo nuovo e avrei lasciato Roma, che non amo, ma non era priva di controindicazioni. Soprattutto era una realtà che al servizio sembra tenerci sul serio e non per dovere, mentre qui lo stanno smantellando. E questo per me è molto importante. Il dispetto dovuto al non aver meglio padroneggiato i miei difetti, perché sarebbe anche ora di imparare, è amaro da affrontare, ma bisognerà farlo senza angosce, sensi di colpa né esagitazioni ecessive, a parte lo sfogo rituale sul momento che ha pieno diritto di cittadinanza. Si tratta di un problema pratico, pur con risvolti  psicologici - bisogno di attenzione? - e come tale va  trattato. L'ansia vera è la mancanza di occasioni per construire un'alternativa degna. Su quella c'è poco da fare, bisogna avere pazienza e tentare. C'è un altro concorso per cui ho fatto domanda, più comodo sul piano pratico ma senza i lati positivi della sede perduta. Cerchiamo di accumulare sapere nell'attesa e di uscire dall'idea di star facendo una prova eroica cui legare un'istanea di considerazione o ricompensa. Questo mi indebolisce. E la prima cosa da fare sarebbe dormire. Mi sono svegliata con dolori al collo, alla testa e la sinusite regalatami dall'aria condizionata dei quattro treno presi in trentasei ore.

Finiamola con il prendere ogni giorno come un redde rationem, tra l'odio per l'ufficio dove languo senza considerazione per un servizio di cui non importa, per rozzezza, nulla a nessuno, e la carica apocalittica che metto su ogni tentativo di uscire. Certo, se avessi una prospettiva del quotidiano più rosea del lavoro che non lo è,  e del rimprovero constante del marito di mia madre perché non allevio le sue condizioni e di una casa perpetuamente in disordine, sarebbe almeno più semplice trovare una ragionevole serenità per gestire una fase che spero quanto più transitoria verso un luogo di lavoro meno umiliante.


martedì 30 maggio 2023

Uaaaa sniff non ce la farò mai!!!!

 Fatto esame. Come una scema. Non capivo cosa dire e quando lo capivo ero sicura che mi sarei confusa su cosa dire. Insomma ho fatto una prova da orecchiante presuntuosa. Véro è che anche se avessi studiato di più quelle cose non me le sarei comunque mai ricordate. Scotto da pagare quando la tua formazione primaria è un'altra e certe cose le hai apprese da grande. Ne sei consapevole, le rimeggi mille volte, ma la meccanicità non ce l'hai. Insomma una prova in cui si capiva che sapevo di cosa si parlava, ma la ragazzina più fresca di studi te le snocciola con maggior précisione e esattezza. E allora meglio andare sul sicuro, no? Mannaggia a me e alla mia vulcanicità caotica. Una figuraccia da superbiosa, pure. Aiutoooo voglia dimenticare tutto. Ma rimane, sola, l'angoscia del domani.

Spero almeno di essere in graduatoria perché dà punteggio. Ma che razzia di inguaribile stupida eccessiva sono. Un caso disperato. Eppure alla mia età avrei dovuto imparare, ecco, invece Di giovare a fare l'isterica. Stupida che non sei altro. Bastaaa!

venerdì 26 maggio 2023

FIFA!!!!!!!!!!!!!!

Tra colleghi facciamo tutti concorsi da tutte le parti in questi giorni. Vale a dire quanto ci sentiamo utili apprezzati e motivati dall’amministrazione di appartenenza. L’aumento di stipendio che avremmo dovuto avere per quest’anno dopo SETTE anni salta ancora.

Io ho FIFA!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! A me toccherà martedi’. FIFAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

C’è una mole di roba e non ho più la memoria a breeeeeveeeeeeeeeeeee!!!!!!!!!!!!!

FIFAAAAAAAAAAAAAAAAAA!

In tutto questo, per aiutarmi, il marito di mia madre non trova di meglio che mandarmi dei messaggi di rimbrotto perché ho portato in tintoria dei loro vestiti macchiati e bisunti di lana e vellutino e fibre del genere, spendendo cento e otto euro dopo anni se non decenni che quella roba non veniva pulita ma rimessa nell’armadio a ogni stagione. Pare che si siano staccati gli alamari del suo cappotto e comunque non dovevo fargli spendere quei soldi. Della serie quando ti voglio incoraggiare, tanto più che la scenata tintoria me l’aveva già fatta dieci giorni fa. Ha il potere di destabilizzarmi non so perché, ma non ne posso più di costui. E’ come se mettesse su di me tutto il rancore che ha verso mia madre e la sua malattia, e che su di lei non sfoga, la sua possessività verso di lei e la gelosia retrospettiva verso mio padre, peraltro morto e sepolto, ma lui è capace di essere geloso pure del cimitero.

Di fatto in certi momenti mi ha aiutato. Gliene sono riconoscente. Ma è come se mi avesse sempre voluto fuori da tutto, tranne nelle due o tre occasioni comandate l’anno, in cui si’ faceva lo splendido (con moderazione, eh) ad accogliere me e la mia famiglia, cioè quella di sua moglie, nella casa in campagna o nella sua.

Per il resto di noi si è sempre lagnato. Salvo poi chiedere all’occasione come se non avesse fatto altro che sacrificarsi per noi, quando ha sempre dettato le regole lui e ha sempre fatto pesare qualsiasi cosa se ne discostasse o si discostasse dal suo tran tran. Mentre noi avremmo dovuto abbracciare e fare quelle stesse cose che lui scansava, e in generale con meno mezzi e meno possibilità di lui, come le più scontate, dovute e naturali del mondo. Ecco, quello lì è il punto. Una colpevolizzazione di partenza per ogni cosa che si discosta da come dev’essere secondo lui.

N.B.: io sono sempre stata felice che negli ultimi decenni lui sia al fianco di mia mamma. Ma sinceramente, a quei cantori a priori delle famiglie ricomposte, dove tutti sorridono alla Mulino Bianco dell’inclusività, tanto compunti per il bene dei figli - che poi io non ero certo una bambina - vorrei dire che la fanno davvero facile. Non sono luoghi idilliaci come non lo sono le altre, non sono luoghi in cui l’affetto il rispetto e l’accoglienza regnano scontati e senza paletti. Ma manco per sogno. Nel nostro caso poi lui era separato da molti anni, quindi avrebbe potuto essere più facile, meno traumatico: ebbene no. Malgrado nei momenti di crisi lui ci sia sempre stato con la porta aperta. Nell’andamento quotidiano dei decenni, però, io non ho mai trovato posto in modo sereno né la mia famiglia d’origine, nella casa del marito di mia mamma. Sono sempre stata un’intrusa con cui contrattare anche i cinque minuti. Certo, c’era il sostegno alla famiglia in quanto gruppo sociale. Il che serve, quando di mezzi ne hai pochi. Ma fuori dalla condivisione della vita. Estemporaneità vietata, naturalezza di avere una casa dove rifugiarsi un’ora o una sera, nel bene e nel male, idem. A me, non certo ai suoi figli. Diciamolo, magari, eh. Fuoriusciamo da questa melassa soffocante come una piena di fango. 

Io devo studiare. Calmarmi e studiare. Sto fra il pianto e l’isteria, la concentrazione va a farsi benedire. Non ce ne sono molti di concorsi per chi è nella mia categoria, oserei dire meno di due l’anno in media e non sempre in luoghi possibili economicamente se non hai li’ una casa di proprietà. Sto invecchiando. Divento meno appetibile, i candidati più giovani hanno la precedenza, e ho meno capacità di memoria. Non ho più molto tempo. Questo, congiunto alla devastazione contributiva di quindici anni di cococo grazie all’amato Prodi e al contributivo puro dell’ur-salvatore Dini, aumenta l’ansia, fino alle stelle.

E poi sono una che agli esami è sempre andata con il puro terrore.

Insomma:

Aiuto. Ho PAUUUUUUUUUUUUUUUUUURAAAAAAAAAAAAAA!!!!!! Fifa! Fifa!! Fifa!!!!

P-;

giovedì 11 maggio 2023

Le nostre pensioni

 ... tu stai spendendo i soldi di tua madre per pagare il tintore e per le zanzariere mentre le nostre pensioni servono per la badante! Voglio il controllo almeno dei muri di questa casa!" Dixit il marito di mia madre appena dimesso dall'ospedale e furioso perché io in sua assenza ho dovuto giocoforza trasferirmi da loro per stare con mia madre mettere le zanzariere per non farci pungere e nel frattempo preparare e dare lo scritto di un concorso e organizzare una visita medica importante per mia madre su cui lui stava traccheggiando da mesi. E ne manca ancora un'altra. Sì, e ho anche fatto una mezza dozzina di lavatrici con l'acqua calda e persino una lavastoviglie, perché il suo lato genovese lava tutto e sempre con l'acqua fredda, con quali vantaggi per l'igiene è facile immaginare. Quando si vedrà in bolletta avremo una nuova puntata.

Già cinque anni fa io avevo smesso di andare a casa loro in campagna per la maniera inaccettabile con cui  mi aveva aggredita verbalmente una mattina che ero partita un quarto d'ora in ritardo sul ruolino previsto: "Maledetto me che c'ho le case! Tu chiudi con tutti!". Non avevo più accettato di mangiare da loro né men che meno di andare in campagna o a casa loro per più di pochi minuti. Poi si è ammalata la mamma, non poteva uscire e quindi lui ha insistito, perché sostanzialmente gli faceva comodo, perché  andassi da loro in visita. Difficile fare diversamente se volevo vedere la mamma. Non avevo mai voluto trattenermi più a lungo, perché non volevo ritrovarmi in quelle situazioni che sapevo si sarebbero inevitabilmente ripresentate. E infatti: nel momento in cui ha dovuto accettare la badante perché i suoi figli gliel'hanno imposta a muso duro mentre lui era in ospedale e poi la visita medica perché io ho fatto altrettanto mettendolo davanti al fatto compiuto, ecco che divento io il bersaglio del suo sfogo e della sua frustrazione, dato che sono rimasta a dormire da loro anche stanotte perché la mamma me lo ha chiesto.

E poi chi ha comprato queste pere che sono insipide (la mamma con la badante che finalmente lui ha dovuto accettare per alcune ore al giorno) e invece questa mela è sfatta (la colpevole fui io dieci giorni fa, correa la mamma, quando le mele erano in buona salute) e i piatti che domani li facciamo spostare perché nel pensile sono messi confusi (in realtà sono perfettamente separati, per tipi e provenienza, ma a lui non va giù che si possano prendere facilmente quelli che vengono dai miei nonni e che sono un regalo dei loro figli ai genitori, perché ha sempre voluto cancellare tutto quello che veniva dalla mia famiglia) e non sappiamo cosa darti per cena perché la mamma ha buttato quello che era previsto, e vuoi un po' di formaggio ma perché non hai comprato quello tondo (perché tua moglie si è permessa di sceglierne un altro insieme alla badante) ma se prendo un secondo cucchiaino di stracchino per tutta cena insieme a un un terzo di fettina di petto di pollo che mia madre ha avanzato mi lancia occhiate di disapprovazione per la mia indiscrezione esagerata. E non c'è il vino - che non c'è perché come lui sa la mamma non riusciva più a moderarsi nel suo consumo.

E insomma, cattivo come una iena. Non irritato, non spazientito. No. Proprio cattivo, quella cattiveria che vuole fare male ad ogni costo, soltanto del male e basta.

Diciamo che se non altro abbiamo la prova che si sta riprendendo egregiamente... ma non ho la forza di reagire con l'ironia, non funziona più, il meccanismo è rotto, lo slancio non riparte. 

E io sono prigioniera di questa vicinanza, che non ho scelto.

Devo preparare l'orale e avrei bisogno di un po' di tranquillità mentale e di serenità, ammesso che nella mia situazione si possa. Ho saputo solo oggi di essere passata, non ci speravo, forse per scaramanzia; e anche se c'è un candidato locale su cui sono chiaramente modellati il bando e pure la commissione bisogna vendere cara la pelle. Ma non ne posso più di ricevere soltanto ceffoni da tutte le persone che mi circondano sul lavoro e pure in famiglia. Non ho più forza né forze, ecco.

Serve un abbraccio per ridare energia.

Insomma è ancora una volta mezzanotte - dovevo scrivere per sfogarmi sperando di riuscire a dormire - e appunto devo andare a letto. Oggi per la prima volta mi sono addormentata sul divano e domani devo uscire di qui alle sette per poter poi uscire dal lavoro in anticipo per correre a strappare qualche nozione sul programma di concorso a una collega riluttante benché non concorrente... quanto detesto la povertà.