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Toulouse en érasmienne

lunedì 5 aprile 2021

Pasqua o tre ore per 40 m2

 = pulizie. La mamma con me fino a ieri: “Me lo ricordo bene la nonna: cominciava sempre all’ultimo momento a Natale e a Pasqua a fare le grandi pulizie”. E grazie: cominciava con l’inizio delle vacanze scolastiche o di quelle dal lavoro, probabilmente sabato pomeriggio, perché allora il sabato non era un giorno semifestivo. Oggi i giorni non lavorativi sono di più, e le mie condizioni non sono quelle dell’operaia del link, ascoltare quello che dice dal minuto 12°, ma le pulizie e il lavoro di cura li fai comunque in quei momenti lì, quando in teoria dovresti riposarti.

Nella mia casa di 40 m2 più un’infinità di carte e libri, ma senza cucina, la grande, epica impresa è lavare il pavimento. Il diavolo non è quello sopra le superfici piane, ma sotto: non c’è un mobile alto da terra che non occulti tonnellate di carta. La carta si sa si riproduce per partenogenesi e si nutre di polvere. 

Per pulire bisogna spostare non i mobili, ma soprattutto i sacchi, rigorosamente di estetica cinese, e le scatole di carte che però funzionano meno bene perché reggono meno peso e hanno una dimensione fissa, contrariamente ai sacchi, quindi non sono molto adoperate. In 40m2 non c’è un posto dove metterli per poter lavare tutta la superficie insieme. Così le carte viaggiano da quell’abbozzo di corridoio all’altro abbozzo di sala, per mescolarsi ai flaconi dei detergenti tirati fuori da sotto i lavandini della parete attrezzata a cucina e del quasi bagno. Aggiungiamo: un passaggio di aspirapolvere, un mocio insaponato, un mocio di risciacquo, uno straccio per stendere la cera e uno per lucidare il pavimento in cotto non abbastanza vecchio da essere prezioso ma più che abbastanza per essere rovinato e macchiato. Concludiamo con il rimettere tutto a posto, ma a posto sul serio, fino all’anno venturo.

La mamma riesce ancora a passare il mocio, per fortuna, ma non a ricordare che deve strizzarlo. Glielo preparo io, così si esercita in qualcosa. Nel frattempo io penzolo dal soffitto con l’aspirapolvere in mano pensando alle ragnatele.  

Totale: dalle sette alle nove di sabato e dalle undici a mezzogiorno di domenica. 

La sorpresa è stata che le piace ancora moltissimo stirare. Quindi mi ha ripassato per benino una giacca di lana rosa mai messa, un filo troppo classica per me, ma c’è stato un tempo in cui non sapevo resistere alle svendite in fibre naturali, ché pare sia arrivato il momento in cui quel colore è di moda. Poi riordino i sacchi di carte, quelli dei libri essendoci già passati, domenica dalle quattro alle sette. Eliminato solo due miseri sacchetti di vecchie bozze. Ancora in corso. 

Mancano sempre lo spolvero, il riordino degli armadi e il cambio di stagione. Per fortuna il meteo non incalza, stanotte e oggi fa decisamente freddino.

Di che ti lamenti: hai una casa piccola così la pulisci subito. Be’ certo: se possiedi tre vestiti di lusso di quelli che vanno con tutto e una tablette, non sporchi nulla perché mangi fuori o fai asporto porzionato, forse.

Hai fatto una Pasqua nella tradizione? Certo, più di così si muore.  


Solo stamattina ho trovato il tempo di preparare qualcosa che mi aveva incuriosito e che non ho mai fatto: la salamoia per le uova

Rigorosamente naturale ché mettere apposta del colorante nel cibo mi pare il massimo dell’insania. Quindi con tutte le ansie per il risultato unite alla consapevolezza che non è così grave se non vengono impeccabilmente colorate. Saranno comunque uova di Pasqua, per stasera, farcite con una vecchia ricetta che non ho riprodotto da molto tempo. 

Nel frattempo i dirimpettai che beati loro hanno un terrazzo pieno di sole, preparano una grigliata.