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per gli scribi

Toulouse en érasmienne

lunedì 21 gennaio 2013

Redde rationem



 Nevica. Ora, per molti è banale, per me, nata e vissuta a Roma e trapiantata [ahi! solo temporaneamente finora, per quanto desideri restarci con tutta l'anima] a Parigi, no. E' sempre stata una gioia e una magia assolute. 
Di notte, da qualche giorno, qui a Parigi nevica sul serio. Esco da teatro e la vedo vorticare nell'aria.

 Felice come una Pasqua, torno a piedi attraversando mezza città (ché Parigi è piccola!).
 Arrivo coperta da una striscia bianca sul davanti del piumone viola e il cappuccio canuto, la pelliccia che lo borda bagnata, gli stivali grondanti. Che importa! Ho vissuto una delle più belle passeggiate della mia vita. I fiocchi ne fanno parte come il rumore sordo sotto i miei passi e la gioia degli occhi nel bianco luminoso.

Tanti altri matti (e matte, tantissime sono le donne in giro da sole con la loro compattina) errano per le strade, spesso armati di macchina fotografica, guardano, sussurrano, gridano, capitombolano. Gli occhi brillano di gioia. Le macchine finalmente messe al passo. Ovviamente la mia macchinetta non ce la fa a fotografare la neve. Spara flash a ripetizione o si mette a ballare anche lei. La funzione "neve" si rivela una bella immaginaria.




 Purtroppo oggi un contrattempo stupido mi impedisce di gettarmi per le strade bianche di venti centimetri di neve e mi obbliga a rimanere alla scrivania. Ma quel dopoteatro fuori programma, con gli spettatori a gettarsi palle di neve in place Boieldieu, sotto gli alberi di Natale innevati, e la Cour carrée tutta candida, resterà sempre nei miei occhi e nel mio concetto di serata perfetta.


Da tre giorni, malgrado la mia abitudine di chiudere tende e persiane ermeticamente, dormo come una nordica alla luce. Non voglio perdermi nulla di questo regalo grande, splendido, lussuoso inaspettato della savante.  Elargito nobilmente a piene mani, come solo vale la pena fare.
 Luce della neve bianca che pian piano, costante, copre tutto.






  La sera ripongo la biancheria pulita alla luce di una candela, per non oscurare il nevischio vorticante dei fiocchi che continuano a scendere davanti alla mia finestra.
La stanza profuma della lavanda comprata proprio quel giorno, in sacchetti di lino ricamati, ruvidi e freschi sotto le dita.

P.S. In queste ore, legato al contrattempo (il sacrificio valga almeno qualcosa!), pare si vada decidendo quello per cui tanto mi disperavo qui. Ma il risultato si saprà solo fra un mese o più. In un trionfo del più rigoroso spirito scientifico, si invocano dita incrociate, riti propiziatori, danze evocatrici o apotropaiche e si accettano suggerimenti e offerte di scongiuri e suppliche incantatrici. I miracoli non sono disprezzati (e qui ce ne vorrebbe proprio uno grosso).

Ah! Fifa. Questa è bianca come la neve: è fifa. Bell'e buona.


Vorrei rendere la neve meno fugace e far sciogliere la fifa come neve al sole.

Aggiornamento: grazie a tutti coloro che hanno fatto gli scongiuri per me. Purtroppo è andata male. Sono un po' frastornata, non so come la prenderò una volta resami pienamente conto. Sono terribilmente stanca e per la prima volta, all'idea di star combattendo una battaglia velleitaria e anacronistica per la mia età, penso di mollare.
Poi razionalmente mi dico che no, passato il primo momento di ritormno a un ovile che non c'è, riposate le forze, non starei meglio se lo facessi. Mi dico che le qualità per fare il mestiere dei miei sogni ce le ho, aldilà dello scoraggiamento, delle difficoltà, delle lacune e delle debolezze.
Ma le energie stanno svanendo come neve, le chance non sono eterne e ora la mia bussola non trova più il nord.


P.S.: l'autrice del quadro, che non sono io, si chiama Brigitte Komorn .
La riproduzione del quadro è possibile solo su espressa concessione dell'autrice.