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per gli scribi

Toulouse en érasmienne

domenica 29 ottobre 2023

La cueillette

 Non mi era mai capitato. Ieri ero in giro per boschi e le ho viste per terra. Piccole e lustre, rilucevano nel fango. Via lo zaino dalla spalla, una prima cernita e loro dentro. 

Stamattina sul fuoco la pentola ribolliva. Per la prima volta nella mia vita un pranzo procurato totalmente da me, tranne un po' di sale e alloro.

Le castagne. (-:

mercoledì 25 ottobre 2023

Dove sta l’umano

 Non so.

Forse in questa storia un po’.

Magari quella persona ha commesso qualcosa di odioso. Chissà.

Dal sito dell’ANSA:

Nel corso del suo anno di detenzione non aveva mai ricevuto visite. Solo, senza nessuno, con la speranza però di poter riabbracciare il suo cane. Speranza divenuta realtà per un detenuto nel carcere di Lecce: nei giorni scorsi, infatti, dopo diversi mesi è tornato ad accarezzare Zair. Prima dell'arresto vivevano in simbiosi: l'uomo, un senza tetto, aveva come unica compagnia l'animale. Un legame forte e intenso tra loro, interrotto dall'arresto, e dal conseguente affido del cane ad una famiglia pugliese. L'incontro, avvenuto nei giorni scorsi, è durato quasi due ore.
    "E' stato emozionante per lui e per tutto il personale del carcere che si è impegnato affinché il desiderio di questo detenuto potesse realizzarsi", racconta Maria Teresa Susca, direttrice del carcere di Lecce che ha coordinato ogni fase dell'iter per permettere l'incontro, avvenuto in sicurezza in un'area verde presente nella struttura. 
    "Abbiamo voluto esaudire questa richiesta anche per la circostanza - spiega - che il detenuto non fa colloqui con nessuno. Si sono spesi tutti per questo incontro: la polizia penitenziaria, il funzionario giuridico pedagogico che segue il detenuto, così come anche il suo avvocato". 
    La direttrice del carcere non esclude un secondo incontro.
    Anche perchè per chi è ristretto, solo, senza letteralmente nessuno un animale d'affezione è una consolazione e può avere un grande valore terapeutico e mitigatorio in una condizione afflittiva. 
    "E' stato complicato ma è un'esperienza che si può ripetere. 
    Voglio precisare - evidenzia - che si è trattato di un evento eccezionale. E' stata la prima richiesta che ho ricevuto da quando sono a Lecce, da un anno e mezzo. E' chiaro però, trattandosi di momenti che richiedono un'organizzazione ampia va tutto valutato". 

E mi raccomando quel « va tutto valutato »: una vera perla...

venerdì 20 ottobre 2023

Gli ultimi giorni

 Ciò che mi accade è talmente enorme che non riesco ancora a capacitarmene. Tutto sta volando in pezzi eppure non sono capace di percepire la realtà che devo affrontare: smontare tutto, disfare con le mie mani quanto avevo costruito con spese e fatica, e sottomettendomi ad altre spese e altra fatica per arrivare da nessuna parte, farmi di nuovo sommergere dalla palude, automutilarmi per non morire oggi, sapendo che vorrà dire morire di fame domani.

Ancora una volta e come ti sbagli, le riforme UE targate Dini e Draghi, da quella delle pensioni a questa ignobile della PA che Forza Italia sta portando a compimento nel silenzio assenso di tutti i partiti politici, passano a schiacciasassi sulla mia vita, e sui miei sforzi di renderla non dico migliore, ma di garantirmi di non morire d'inedia in futuro, per non parlare di quel che sarà la vita professionale senza senso che dovrò affrontare per gli anni a venire.

In questo stato d'animo rileggo, attonita ed insonne, il monologo di Figaro da Le mariage. C'è tutto, ed è dire molto, se l'Ancien Régime esprime così bene la situazione economico e sociale presente, grazie alle riforme imposte dalla UE con il ritiro dello Stato dall'economia tranne per quanto riguarda la tutela della concorrenza. Anche se in Figaro la mancanza di mobilità sociale era dovuta a un sistema basato su corporazioni e ordini anziché sull'assenza di politiche pubbliche di piena occupazione e di uguaglianza sostanziale.


sabato 14 ottobre 2023

La guardia di finanza e altre fantasie

 Mi arriva un avviso di concorso. Peccato non avere i requisiti di ammissione. Non ha nulla a che fare con ciò che ho fatto finora, ma il livello di esasperazione è tale che andrei a fare il finanziere di corsa, ché poi è anche un lavoro divertente a modo suo. Una collega disgustata quanto me dalla situazione dell’istituzione in cui per anni entrambe ci siamo bruciate neuroni e decenni di studio per nulla, c’è riuscita. Non a fare il finanziere, ma, dopo avere indirizzato i suoi sforzi per anni verso altro, ha avuto la fortuna, complice la sospensione di quella follia targata UE (ovvio) che è il patto di stabilità, di rientrare nello scorrimento di una graduatoria per un ottimo posto che è poi diventato letteralmente d’oro e pure interessante professionalmente. La sua vita è cambiata del tutto, ma non rimpiange niente. Partiva da condizioni diverse e con una situazione meno svantaggiata della mia, ma credo che le mie sensazioni sarebbero esattamente le stesse. Altre persone sono scappate in tutti i modi possibili.

Paradossalmente mi piacerebbe andare a fare il lavoro che faccio adesso, mutatis mutandis, proprio in sede UE. Sarebbe molto formativo e appassionante. Lo farei con divertimento e dedizione. Ma non sono lettone né tedesca e di stage non ne faccio certo più.

Per recuperare il respiro ho bisogno di sfuggire alla meschinità altrui. Poi alla povertà mia, per trovare serenità, attuale ma soprattutto futura, vale a dire aumentare i contributi, in maniera non simbolica, entro due anni. (Grazie Dini, Amato, amatoProdi che avete escogitato il sistema contributivo puro e il parasubordinato perché serviva alla UE, dannando alla miseria irrecuperabile ormai due generazioni, dai cinquantenni in giù. Come dimenticarvi, come dimenticarlo.) 

Imprese che paiono impossibili. Più probabile che mi arrivi un serio malanno di salute, data la tensione degli ultimi tempi. Ieri avevo voglia di morire, a costo di uccidermi, talmente mi sento in trappola in una situazione da cui tutti i miei sforzi di anni e di decenni, di studio e di lavoro, non valgono a estrarmi, sentendomi solo più sommersa ogni momento da incombenze di ogni tipo e priva di mezzi e fin di una casa degna di questo nome. Non è questione psicologica, ma pratica. Non posso dare i dettagli qui, lo ripeto, ma questo stato d’animo ha motivazioni concretissime, economiche e lavorative, che mi stanno sommergendo in una mancanza totale di prospettive. « Un coup du sort » mi diceva ieri un francese, cui ho potuto, a differenza di qui, spiegare la mia situazione. Non ho potuto fare bene il mio lavoro neanche lì, talmente ho dovuto dedicare di attenzione e di energie a ciò che avviene dove mi dovrei guadagnare un pane che neanche si vede più.

giovedì 5 ottobre 2023

Sulla zattera nella tempesta

 Boh. Le persone sono strane. Nemmeno ipocrite, proprio strane a volte. Al momento c’è una persona adorabile che si sta rivelando un’arpia a 360° cosa che ha già fatto scappare qualche collega. Magari qualche ipocrita ci ha messo una buona parola, ma ad ogni modo, quando si conoscono le persone e la situazione come si fa a reagire così.

Purtroppo, ho veramente smesso di aspettarmi dalle situazioni qualche cosa che non sia il vantaggio personale. Come ha fatto da sempre una saggia collega che si ritrova al momento, dopo sforzi non indifferenti, in un posto letteralmente d’oro. Al punto in cui siamo, con le entrate che non ho, è davvero la sola cosa di cui ho deciso di occuparmi. So come si dovrebbero e potrebbero fare le cose, ma sono stufa di pazzi in libertà. Ho una carriera da ricostruire, pochissime opportunità, poche energie e zero soldi.

Basta sforzi fatti per essere abbassata e umiliata. Devo riuscire a spostare tutto altrove. È un momento di transizione. Sto affrontando un problema colossale di cui non posso parlare qui e non sento nessuno al mio fianco, nessuno, anzi, una costante sorveglianza gravida di diffidenza, tesa a crearmi impacci continui quando non sono neanche in servizio, malgrado niente sia riconducibile a me. Meschinità che si crede furba e riesce solo a far risaltare ai quattro venti la propria irredimibile mediocrità, incapace di concepire altri modi di fare che i propri. Gente che la politica economica della lesina ha portato ai vertici delle amministrazioni senza che avessero la mentalità e la preparazione necessarie, purché considerino il loro lavoro alla stregua di un pallottoliere. Non un filo volto a sollevarmi da questa situazione in cui sono l’unica a rischiare una posta enorme nell’indifferenza se non peggio di chi ha costruito una situazione che potrebbe potenzialmente danneggiarmi oltre ogni dire. Allora a cos’altro dovrei prestare attenzione e energie se non a me stessa?

Ecco, diciamo che vorrei dedicarmi alle mele e alle noci.