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Toulouse en érasmienne

sabato 17 marzo 2018

3 Paris neige

La neve a febbraio ha bloccato strade, automobili, pendolari e persino rifornimenti a Parigi.
Sono spuntati cartelli nel 5°: la vostra piscina chiuderà in anticipo a causa del maltempo.










Avrei voluto fare la mia amata tartiflette, patate e formaggio fuso, eccellente per scaldarsi con il tempo umido, ma al momento di comprare il reblochon:
"Cari clienti, il freddo ha danneggiato il veicolo del vostro formaggiaio che non potrà recuperarlo dal meccanico prima di mercoledì prossimo (14/2/2018). Non avendo più mercanzia e non potendo andare a prenderla, egli non potrà riaprire prima di quella data. Grazie per la vostra comprensione".

Adoro la discorsività e l'assoluto credo nell'informazione che hanno i Francesi. Alle persone va spiegato tutto per filo e per segno. Comprenderanno.
Una delle cose che mi fanno stare bene qui e desiderare di non lasciare mai questo paese.








Ma qui nevica ancora ed è pieno di luce. Sfido tutto, i miei polmoni terranno. Bien emmitoufflée, esco. Un poco.

Paris neige 2

Sotto una luce più fosca, altre zone della città:
 Saint Médard
 La Manifacture des Gobelins
 Bd de l'Hôpital



 Place d'Italie

 Place d'Italie, fontana e giochi





 Lei, la bella tra le belle:


 La tour Calvin


Paris neige 1

Qualche immagine dalle passeggiate dei giorni successivi.

Luxembourg (le Tuileries purtroppo dopo quella indimenticabile sera sono state chiuse).














E la Senna, dove il sole scioglie tutto prima che altrove:
il Louvre

 La punta della Cité
La neve superstite sulle chiatte ormeggiate al Pont des Arts.

Tiens, il neige

e non l'orage. Quest'anno Parigi mi ha accolta con la neve, per me una bellissima sorpresa, perché la amo ovunque e comunque. 

Rare le occasioni di vederla né le troppo costose settimane bianche sono mai state tradizione a casa nostra.
La sola cosa che so fare perciò è camminarci dentro con gran soddisfazione.
Oggi ha ricominciato a nevicare con convinzione ma ahimé l'unica cosa che posso fare è osservarla dietro alle finestre, abbracciata a ma bouillotte e molto dispiaciuta perché lei, la neve, volteggiante con allegria, ha l'aria di non volersi fermare a lungo. Grossi fiocchi, molto agitati.
Ma a febbraio, oh, a febbraio è stato ben diverso. Il cielo nero, grigio viola e tutta bianca la piana degli Invalides. La notte che cade e lei insieme. Il ponte Alexandre dove si cammina con precauzione, piumino viola fino ai piedi, cappuccio calzato e scarponi da escursione. La Senna corre fosca e
veloce, è in piena, l'aria è bianca, m'incateno a guardarla finché l'ombrello verde e il davanti del cappotto ne sono pieni. Tutti i fotografi sono in giro, e quando mi volto per riprendere il cammino, uno di loro mi immortala in pieno viso, di sorpresa. Poi sorride.
Cammino con la poudreuse sotto le suole, la consistenza ferma, lo scricchiolio, la luce incantatrice. Lei solletica tutti i sensi, insolita e piacevole.
C'è aria di festa alle Tuileries. Gruppi di folli si affrettano a entrare nel parco con aria da cospiratori, ormai fa buio. I guardiani, complici, ci lasciano passare oltre ogni ragionevole orario. Traversare le terrazze e il giardino con la luce bianca e sospesa che proviene da ogni dove: dalla Gare d'Orsay proprio di fronte, dal Carrousel, dalla grande ruota di Concorde. E sentirsi innamorata felice di questa città.
Una delle più belle mete delle passeggiate con la neve, sbirciare la Cour carrée del Louvre imbiancata, come avevo fatto nel 2013 di ritorno dall'opéra comique dopo una delle serate più emozionanti della mia vita, è ormai proibita.

 Ma i lungosenna sono liberi e così scorrono la Conciergerie imbiancata, le isole imbiancate, l'Hotel de Ville imbiancato, il quai des Augustins imbiancato, l'Arsenal imbiancato, fino a Bastille.
E' notte, il piumone fradicio, l'ombrello stropicciato, persino gli scarponi cominciano a cedere. Sale il freddo nelle ossa, il métro è accogliente e caldo, inghiotte tutti noi folli camminatori della neve, ci riporta alle nostre case, ai nostri letti, stanchi.


 La notte brilla della luce bianca, tranquilla, ovattata, i camini non cessano di fumare, i rami si vestono di bianco. Il bagliore mi sveglia più volte, vado alla finestra, rimango in piedi, incantata.

 

E la macchina fotografica scarica, inservibile.

La neve resterà per diversi giorni regalando passeggiate magnifiche. Mai quanto quelle notturne, mentre cadeva, instancabile, morbida, silenziosa e indifferente, sovranamente libera e impagabilmente bella.  

P.S.: Purtroppo per molti automobilisti pendolari dell'Ile de France la notte è passata bloccati sulla nazionale in viaggio verso casa. Non possiamo mica investire tutti i soldi necessari a prevenire tutto, ha dichiarato il ministro dell'interno Gérard Collomb, ex sindaco di Lione, in tv.

venerdì 16 marzo 2018

Se la medicina non è un'opinione

"Lei ha un problema di acidità di stomaco" scandisce il medico n. 1, sentendomi l'addome un po' contratto. Veramente io tossisco, sputo, e ho una debolezza che mi farebbe sdraiare sulle scale del métro come un vecchio clochard, ma senza vino alcuno. "Ma non ha la febbre!", ripete lui convintissimo prima di prescrivermi i sali, parola molto fin de siècle, ma di sodio. Più delle analisi del sangue, perché non si sa mai.
Medico n. 2, consigliato da un'amica: questo mi ausculta, ma: "Tenga pure la maglia, tanto sento lo stesso." Sì, inverosimile, ma mi ausculta i polmoni mentre ho la schiena coperta. Forse si allena per le olimpiadi del sibilo nascosto. "Un forte raffreddore, prenda gli antiinfiammatori." Che li stia prendendo da settimane, con il solo risultato di stare peggio appena smetto non pare preoccuparlo affatto.
Mi rivolgo in farmacia dove mi danno l'indirizzario di tutti i medici dell'arrondissement, raccomandandomi abbastanza esplicitamente il medico n. 3. Questo mi ausculta dappertutto, mi pizzica dal collo in su, mi fa parlare e prende appunti. "Si faccia una tac al torace, è più sicuro, visto che ha un problema da mesi. Poi vada dallo pneumologo. Polmonite non gliela sento, ma di certo ha un'otite dell'orecchio interno. E prenda gli antibiotici, oltre al cortisone e a qualcosa per liberare i seni paranasali."
Infine, un medico.
E 650 euro di analisi e specialisti. Ma almeno spero di riuscire a passare il resto di questo soggiorno facendo qualcosa di più proficuo che languire nella spossatezza e nella febbriciattola.

Non riesco a non pensare per l'ennesima volta quanto l'antibioticofobia dei medici odierni, di certo guidata dall'alto, possa essere in certi casi un disastro. So di essere molto sensibile alle malattie da raffreddamento, che non sempre si dichiarano con febbri a 40°, ma mi indeboliscono per mesi e lasciano strascichi non innocui.
Da lì la mia scarsa simpatia per tutti coloro che, convinti di essere indispensabili, passano i loro raffreddori in piedi, andando in giro a contagiare gli altri perché troppo egocentrici per pensare che il loro esibito eroismo narcisista non aiuta gli altri bensì li danneggia. So chi mi ha passato questa infezione prima di partire, mannaggia all'eroe di turno.
Stesso discorso per gli eroi del freddo. Quelli che ti prendono in giro: "Ma tanto fa caldo", "Ma non esagerare", "Ma sono 20°!", quelli dei jeans per 12 mesi 24 h 00, quelli delle maniche corte a gennaio e le gambe nude a dicembre e il riscaldamento a 19°. Quelli che son limitati, poverini, perché proprio non riescono, no, a concepire l'idea che la percezione del freddo e del caldo non sono debolezze morali, ma meccanismi del sistema parasimpatico fuori dal nostro controllo razionale. E che non si decidono a capire che quando si soffre di un certo tipo di disturbo l'unica prevenzione reale è calore, calore, calore. Ben superiore a 20°. E che se hanno proprio questo incoercibile caldo sotto la neve, magari perché possono passare la giornata in movimento anziché seduti a una scrivania, nessuno gli vieta di mettersi in costume da bagno anziché seccare chi caldo non ha.
Ma anche peggio l'idea che un antibiotico serva solo in punto di pericolo di vita, perché buttare via due mesi, appunto, di vita languendo senza che nessuno ti dia una cura, ma solo dei palliativi di antinfiammatori che fanno male allo stomaco e a molto altro, ma bene all'industria del farmaco, così salutare non è.
E uffa.

Manco a farlo apposta, leggo che finalmente l'INRS avrebbe raccomandato una temperatura tra i 23° e i 24° per il lavoro sedentario. Evviva.

lunedì 12 marzo 2018

L'EU(ropa) che porta la pace tra i popoli...

...quanto questo presepe accarezzato da troppi con illusione o ipocrisia sia falso l'ho vissuto con sbigottita consapevolezza su me stessa. Sentivo o temevo che dovesse arrivare davanti a qualche cretino che mi avesse cantato le lodi di questa macchina di morte e di oppressione. Fatto sta che oggi, dopo qualche domanda sulle elezioni italiane condita da banalità alle mie risposte, nonché di una poco simpatica disposizione all'ascolto su qualcosa che indubbiamente conosco meglio dei miei interlocutori, da parte di un francese peraltro estremamente filotedesco e di una tedesca, sono stata sommersa da una ostilità devastante. Ostilità che si allargava pericolosamente oltre ogni confine, rischiando di identificare in loro i rappresentanti di un paese intero, o meglio delle decisioni dei loro governanti e delle loro istanze imperialiste solidamente sostenute dalla peggiore delle propagande. Il francese è l'ultima persona con cui sarebbe conveniente discutere, ma ci occupiamo tutti e tre delle stesse cose, dovremmo essere in grado di analizzare non visceralmente gli avvenimenti, e con lui l'intesa e la complicità intellettuale sono sempre state forti, abbiamo riso e scherzato insieme in assoluta libertà. Inoltre, chiunque mi conosca sa quanto perdutamente io ami questo paese, la sua storia, i suoi abitanti, la sua lingua che indegnamente storpio, la sua cultura, la sua arte nel parlare e nel vivere, le sue stesse contraddizioni. Non ho mai amato il paese dove sono nata, dove non sono mai stata felice e spensierata, se non forse in qualche momento nel mio villaggio lassù sui monti del Trentino e per cui provo da sempre una profonda estraneità. Quando ho appreso della notte di novembre ho gridato come se avessero ucciso una parte di me, e ho pianto a gennaio, in una brasserie di Strasburgo. Non sapevo cosa fare per abbracciare tutti coloro che incontravo, ad uno ad uno. Darei senza rimpianti la cittadinanza italiana per quella francese, e non tornerei più in Italia a partire da stasera stessa senza alcuna nostalgia e senza pensarvi. Trovo del tutto scadenti inno, bandiera, simboli e cascame retorico che li accompagna. Sono totalmente allergica al concetto di "patria", specialmente con la maiuscola. E poi, nella mia condizione economico-sociale non posso averla :-).
Eppure amo la Costituzione italiana, uno dei migliori compromessi esistenti per garantire vita dignitosa e partecipazione politica a chi non ha capitali e non vive di rendita. Una Costituzione che ogni fondamento dell'Unione europea, di stampo economico liberista, viola, e che ogni sua disposizione, supinamente accettata da chi ci governa e governerà, ci impone di violare.

Sentire sorgere in me simili sentimenti ostili mi ha lasciato tanto più esterrefatta e smarrita. Quale trasformazione molecolare ha potuto portarmi a sragionare in maniera così grossolana? a quale profonda degradazione questa fabbrica di miseria ci sta portando?
Può accadere, mille episodi storici lo dimostrano. E mille GUERRE, non mille paci. Ma che potesse accadere a me così facilmente, sia pure dopo decenni di assalti ubiqui da parte di questa istituzione spietata a ciò che di più civile questo continente abbia mai espresso, lo stato sociale, ça je l'aurais jamais cru.
 
Si potrebbe dire che essendo la Ue progettata fin alla sua nascita come una macchina per implementare lo sfruttamento tra nazioni e tra individui della stessa nazione, essa non può che generare antagonismi sempre più forti, invece che ridurli.
Ma provarne la forza su sé stessi è tutt'altra cosa.
Solo, è la trappola che chi ha voluto questa restaurazione peggiore di quella borbonica ci tende per far parere nemico chi è ignorante e inconsapevole, ma povero più o meno quanto te.
Restiamo svegli e teniamo saldamente le briglie.
Oggi ho un motivo in più per avversare questa santa Unione, non più salutare della precedente per chi sotto di essa deve vivere e per volerla demolita pietra su pietra, arsa per sempre dal giudizio della storia.

venerdì 9 marzo 2018

Desideri capricci smanie





Detesto fare pubblicità, ma questo lovoglio lovogliosubito, lovoglio per sempre - sempre che funzioni davvero!

1) non portarsi più il pc dietro
2) non dover usare mouse e tastiera (la schiena ringrazia)
3) non ammazzarsi gli occhi sullo schermo
4) avere il contatto con la carta, molto bella, del quaderno
5) avere un sistema di archiviazione delle note.

Ah, già ,a dovrei avere la tablette. Che non ho :-/