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per gli scribi

Toulouse en érasmienne

domenica 25 novembre 2018

Taci rinnegato

Affamatore della tua gente, tu che hai svenduto chi ti ha eletto, hai distrutto il tuo paese, hai smantellato le sue risorse, hai tradito un mandato referendario, ma taci, almeno, dopo avere massacrato la amata terra di Achille e Odisseo, non osare darci consigli di morte come se non bastasse la devastazione che hai provocato là dove avevi il potere di resistere e di appellarti ai tuoi, anziché torturarli come invece hai fatto, non preparandoti e infine cedendo in maniera ignominiosa.

giovedì 22 novembre 2018

Proprio quello proprio qui

Un corpo minuto sormontato da un cespuglio di ricci nerissimi, una bellezza non eclatante ma curatissima nell ‘abbigliamento che gioca la carta della ingenuità infantile appena zuccherosa. Poche parole e una determinazione di ferro, precisione, cura del dettaglio, capacità di valutazione, di iniziativa, di prudenza quando occorre. Impegno serio e senza cedimenti di chi conosce la necessità di far fronte a difficoltà economiche sapendo sempre conservare la dignità.
Arriva sul lavoro dove deve svolgere un compito alieno dal suo campo e dal suo percorso, per bruta necessità immediata di denaro. Non si scolla da cio’ che deve fare, sospetto che si attardi oltre l’orario, a volte.
L’altro ieri anticipa di due giorni, ha bisogno di finire prima, mi spiega. Ho sempre cercato di dare la massima libertà organizzativa dato che devono tenere insieme quattro tipi di impegno differenti, ovviamente malpagati. Quindi non c’è problema anche se sotto sotto mi dispiace che sia arrivato l’ultimo turno. Ma non sono la sola. Il portone sta per essere chiuso quando mi saluta e accenna alla pila non smaltita che aveva messo da parte. « Perché io rifaro’ sicuramente la domanda e chiedero’ senz’altro di venire qui: voglio continuare questo lavoro », molto meno prestigioso e redditizio, ma pure meno interessante, di quello che sarebbe il suo mestiere. « Adesso che l’ho capito ho visto che qui mi piace », conclude con un po’di ansia, guardando la pila messa da parte con l’aria di chi vorrebbe che restasse li’ ad aspettare il suo ritorno.
E poiché tutto quel che sa di questo lavoro gliel’ha insegnato chi scrive qui, registriamo l’episodio in questi giorni freddi e solitari, un po’ tanto disperati, tra le pietre lucenti della vanità.

domenica 18 novembre 2018

Sentirsi sola

Stasera è cosi’, malgrado una bella gita nel freddo reatino un dolcetto al ritorno e tanto negli occhi.
Ma non c’è futuro, pessime notizie dal lavoro - a parte il posto, che rimane, tutto il resto che avevo tentato di costruire da anni è fermato da scelte altrui cinicamente consapevoli. Non ho più voglia di lavorare per chi approfitta di quel che so e di quel che so fare facendo in modo di bloccarmi la carriera per pagarmi di meno e favorire altri equilibri di potere, oltrettutto a scapito del campo in cui lavoro.
Non voglio trasformarmi in uno di quei mostri che vanno a lavorare ogni giorno per contare i minuti che li separano dalla pensione: non voglio ridurmi cosi’, morire in questo modo.

Vorrei andarmene, davvero: ma a chi posso servire e a cosa?
A niente e nessuno apparentemente.

giovedì 8 novembre 2018

Quindi stanotte

o forse da molto tempo, anzi troppo, la repubblica parlamentare italiana è divenuta una repubblica presidenziale che risponde anzitutto all'esterno. Giacché il presidente della medesima avrebbe deciso che sarebbe sua prerogativa giudicare la politica economica del governo e del parlamento.
Educare i parlamenti, raccomandava qualcuno.
Ora l'orizzonte esterno cui dovrebbe guardare la politica economica può significare due cose.
1) che sia una (supposta o autoarrogatasi) autorità esterna a indirizzare le scelte economiche a suo giudizio insindacabile;
2) che si debbano condurre politiche economiche mercantiliste, basate sulla crescita delle esportazioni, per realizzare le quali è necessario contenere i costi di produzione e la capacità di spesa per importazioni attraverso:
a)bassi salari,
b)disoccupazione,
c)precarietà,
d)sottoccupazione,
e) pochi e scadenti servizi pubblici.
Peccato che di questa roba nella Costituzione del '48 proprio non ce ne sia traccia. Anzi.