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Toulouse en érasmienne

giovedì 20 dicembre 2012

Mea culpa

No, non quella allegra e scanzonata di una canzonaccia da discoteca di qualche anno. fa. Quella proprio grave e seria di chi non ha più molte chances nella vita e ne butta via una, perché.
Per paura, innanzitutto. Paura che mi ha portato, inescusabilmente, a rimandare e non affrontare una certa pratica più complicata e impegnativa di quanto credessi eppure incredibilmente importante. Alla fine era troppo tardi e l'ho espletata, ma così male che non posso assolutamente sperare che vada a buon fine. Oddio, no, non era un posto di lavoro né una borsa di studio, solo un'abilitazione senza seguito con nessuna chance di sbocchi concreti e che posso ritentare il prossimo anno, come fanno in tanti. Ma sì, abbiamo il coraggio di dirlo, fa star meglio. Solo, sarebbe stato abbastanza  importante lo stesso. E invece. Invece ho fatto di tutto per perdere tempo, rimandare, perché mi agitava, mi sentivo inadeguata  e non sapevo come fronteggiare l'angoscia. Perché, stavolta sì per motivi indipendenti dalla mia volontà, e dalla situazione attuale, ciò che avrei dovuto usare per passarla, non era assolutamente adeguato.  Ma quello e solo quello avevo tra le mani.
Invece avrei dovuto smontarla pezzo per pezzo, l'angoscia, guardarla in faccia e arrampicarmici sopra. Proprio quello che rimprovero tante volte agli altri è quello che ho fatto io, fuggire l'angoscia invece di decifrarla e risolverla.

Da imparare. E fronteggiare. Anche questo fa star meglio. Oh, sì.
Speriamo di avere la capacità di tenere duro sul lungo periodo, serbando chiara questa coscienza acquisita.


Dopodiché in collaterale non sarebbe neanche male imparare che:
  1. inutile preculdersi ogni svago se poi si finisce a perder tempo su internet cercando... di svagarsi "per un attimo"
  2. inutile pensare di poter fare dieci giorni di vacanza dopo sostenuto una tesi di dottorato, mentre:
  •  ho scritto due articoli in una lingua che non è la mia, preparato quattro schede biografiche, ricominciato a lavorare-per-mangiare per sei mesi otto/nove ore al giorno e studiato il resto del tempo, dalle 7 del mattino alle ore piccole la sera, tenuto due conferenze e partecipato a tre incontri di progetti di ricerca
  •  vissuto in una casa che era un campo di battaglia, quando non era una cantina
  •  mangiato quello che riuscivo ad agguantare dove e come capitava
  • dormire quel che si poteva
  •  zero esercizio fisico
  •  zero svaghi o quasi - ma lì c'è anche una questione economica forte purtroppo -
e pensare di poter continuare con un altro articolo e l'abilitazione con tutte le scartoffie da preparare e redigere senza sbroccare da qualche parte. Quando non si hanno più vent'anni, decisamente.
E poi ho imparato che anche i pensieri gradevoli e "innocui" stroncano. Anche le fantasticherie su un incontro appena accennato e probabilmente senza concretezza (ma toccante tutte le mie corde più riposte e esigenti), di cui invece avrei davvero bisogno, indeboliscono. E per chi vive nella mia situazione questo non ce lo si può permettere.

Insomma pare proprio che io non riesca a non trovare un soggetto di studio in ogni dove, neanche mentre sono nello smarrimento della vergogna e della disperazione nera ;-)
purché riesca in fretta a trarne le conclusioni!

Spero solo di aver la possibilità di poter rimediare. (Perché a lei, per esempio, non sarebbe MAI capitato. Quindi si può!)
Lo vorrei davvero tanto.
E lotterò, forse più forte, per questo.

P.S.: che sia semplicemente il mio incontro faccia a faccia con l'alienazione??? ma quello che temo davvero è solo con i mulini a vento!

10 commenti:

  1. posso pensare che sia il tuo incontro con l'ineluttabile certezza della necessità di accettazione.
    l'accettazione la fa da padrona (lo penso davvero e fortemente) e non appena si intravvede la possibilità di capire che veramente l'accettazione è necessaria per riprendere le fila di se stessi, raccogliersi, guardarsi in faccia, ammettere tutto quello che c'è da ammettere, e pensare anche di poter fare un passo, ecco allora si può andare avanti e si può persino pensare di sentirsi meglio.
    e ci si sente meglio, molto meglio.

    Penso che a chiunque (inclusa Lei) abbia un minimo di sensibilità umana invece una cosa del genere possa capitare eccome, penso che anche chi non lo ammette e non lo accetta nemmeno con se stesso possa aver passato momenti di nera cupa plumbea amara rognosa disperazione, di quella che sbattere la testa per davvero contro un muro potrebbe essere il minore dei mali.
    Penso che tu sia splendida, e dovresti pensarlo anche tu.
    Un abbraccio.

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    1. Cara Barbara, grazie davvero della risposta così affettuosa. Mi ha fatto molto piacere.
      Domanda: quando è che l'accettazione diventa rassegnazione, rinuncia, apatia? Come dire "i colleghi sono sempre così, rassegnamoci" ;-) e pensare che non c'è più alternativa? Il crinale è sottile e pericoloso.

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  2. sottilissimo e perigliosissimo direi.
    è lì che viene fuori la tua bravura ;)

    la rassegnazione non è per me, non è per nessuno, l'accettazione invece ti rasserena la mente e il cuore, e scopri tanto di te e di tutto.
    ti auguro davvero di stare così bene, molto molto presto.

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  3. Molto inadeguatamente mi sento di suggerirti quanto mi viene da una vita un po' più lunga della tua, con facciate prese a mano aperta più di una volta.
    Gli errori ed i fallimenti servono. Servono a rialzarsi, guardarsi attorno, MAI indietro... e ricominciare.
    Ricominci ogni volta che cadi. Se non cadi è meglio ma non insegna...
    Non ho la tua magnifica capacità di dar peso e forza alle parole ma spero ti arrivi quella che assolutamente non può essere una critica ma un *brava... ricomincia!*
    Te lo dice chi continua anche dopo 50 anni a cadere e rialzarsi ed a trovar i piccoli e grati *buono* della vita.
    Le scelte sono difficili proprio perchè tali.
    Conoscer prima la fine della favola che è la vita... sarebbe ignobile e terribilmente noioso.
    Sii forte, sii cocchiuta... sii te stessa sempre perchè sarai sempre e l'unica che non ti perdonerà sbagli o tentennamenti.
    Rialzati...sei già lì!
    Buon Natale
    Nora

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    1. Cara Nora, lasciami dire innanzitutto che tu scrivi in maniera estremamente evocativa e ricca di pathos. Comunque, spero solo di essere capace di imparare e migliorare. Non sempre ci si riesce. Se potessi farlo con meno angoscia di stare perdendo le "ultime chance", sarebbe penso più facile accettare i propri errori e ricominciare. Invece è quest'angoscia che alimenta la voglia di distrazione, perché sommarla alla difficoltà di ciò che sto facendo è troppo per me. E allora scappo.

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    2. @Nora e Barbara: grazie davvero di avermi fatto sentire la vostra vicinanza, mi è stato prezioso e mi ha fatto bene. Diciamo che l'opinione che avete di me è decisamente alta... :-) grazie anche di questo! E mille auguri.

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  4. Leggo solo ora, e ho la sensazione di una porta presa in pieno sulla faccia.
    Succede a tutti, invece, anche a quelli che fanno finta che non succeda mai...
    Accettazione non è apatia, è intelligenza nel sapersi adattare a ciò che la vita ci prospetta in quel determinato momento.
    E so che la vita ti prepara di certo qualcos'altro.
    Non è facile, ma ho imparato che l'angoscia può essere messa da parte e con sforzo immane si capisce che non è più forte di noi.
    Dai, Pellegrina, che ce la fai anche stavolta.

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    1. Cara Arabafelice, credo urgano ripetizioni intensive, non di aerobica, ma di come si riesca, con disciplina e costanza, due cose che proprio non ho, a metterla da parte.
      Grazie!

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  5. Io credo succeda a tutti. Meccanismi un po' reconditi che ci fanno far cazzate, forse solo per farci provare quell'orrendo senso di inadeguatezza. Chissà. Ma almeno ne impariamo qualcosa, e tu ti sei tirata un culo quadro, in tutto questo. Brava.

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    1. Spero di avere imparato, oltre al meccanismo, anche a trovare la forza di non ripetere, diciamo. Ma non ci metterei la mano sul fuoco, ahimé. Ahimé bis.

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