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Toulouse en érasmienne

mercoledì 25 febbraio 2015

I droni ci ascoltano

Sempre sognato di vivere una volta, per un paio d'ore, in una di quelle commedie realmente brillanti di un tempo, in cui si scatenano tutti i contrattempi e le battute irresistibili in una notte.
Mai chiedere troppo al destino.
Data di consegna di un testo fin troppo vicina.
In ritardo che si vede solo la punta delle orecchie, anzi il pelo della punta medesima.
Tutto ancora in mente dei.
Un file .xls concepito da un folle e realizzato da un fantasista.
 Dei .txt che cercano faticosamente di metterci rimedio. Inutilmente. Per ora si riproducono a ritmo appunto conigliesco.
Una settimana di notti insonni e giorni a the e cioccolata. Livello intellettuale ovviamente al massimo, che mica stiamo facendo qualcosa di esecutivo, per soprammercato.
Un sms di mia mamma: "Ma cos'è questa storia dei droni che sorvolano Parigi?" Ah, roba vecchia, ci siamo abituati, mica è la prima volta. Sarà qualcuno che vuole far sapere che lo sta facendo, immagino.
Una notte che dovrebbe essere quella buona per chiudere la parte spalaguano del lavoro.
La connessione salta. Un .txt ricorretto tra le 02.00 e le 07.00 svanisce letteralmente nel non si sa dove, ché il nulla sarebbe già un'indicazione precisa.
Un secondo .txt corretto sul primo recuperato nei bassofondi del pc. Ma il primo è indispensabile.
Tutti partiti per una settimana di vacanza - beati loro!
Ricarica improvvisa del cellulare. Boh? L'avrò fatto in sogno.
Due ore di sonno per sfinimento. La connessione sempre uccel di bosco. I materiali tutti in dropbox. Con le buona maniere, si sa, si ottiene tutto: stacchiamo la spina. Riattacchiamo la spina. La connessione chiede una password. La solita non le piace più. Riavviamo la scatola. Piano piano si decide: mi sento una miracolata.
Riapro la mail. Dropbox solo in interfaccia testuale. Bottoni inattivi. File inaccessibili. Testa pericolosamente sempre più pericolosamente vicina al muro, anzi allo spigolo.
Se cambiassi browser? Deo gratias.
Insomma dopo circa 46 ore di lavoro e due di sonno mi ritrovo "solo" con un lavoro di 5 ore da rifare e sono pure sollevata.
Riparto? Macché.
"P, non mi dici nulla di questa storia dei droni, sono preoccupata. Ti ho anche ricaricato il telefonino!"
Rispondere che dormivo, onestamente non potrei.
Ecco, diciamo che in questo momento, fossero anche B52 in forma smagliante, non ho tempo di preoccuparmene. Facessero loro.

Devono avere capito qual è il bersaglio ideale.
Non è questo, stavolta (e per carità!).

4 commenti:

  1. Pellegrina, caustica come sempre...mai banale.-)
    Non passo spesso da nessuna parte, non ho mai tempo, ma mi ricordo di te!
    Cinzia

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  2. E cmq a me 'sta storia dei droni, inquieta...

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    1. Grazie dell'apprezzamento Cinzia e che dirti inquietare inquieta pure me, perché non la capisco. Se uno vuole mandare un drone a riprendere Parigi sa senz'altro come non farsi vedere. Ma non scherzo quando dico che ora non ho assolutamente il tempo materiale di pensarci abbastanza a lungo da preoccuparmene :-)

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  3. Dacci dentro P., e dormi qualche ora di più, che la recuperi in efficienza fisica e mentale.
    E non ti angustiare per i droni: al massimo fotografano qualcuno dalla finestra :)

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