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giovedì 16 dicembre 2021

Riso di Natale in bolletta

Ammetto che il mio risotto non evoca particolarmente Natale da un punto di vista gastronomico. Per essere sincera, non ho mai conosciuto un Natale più in bolletta di questo.

Natale per me è l’assicurazione della macchina. Solo quest’anno è scesa sotto i cinquecento euro. Siccome i dipendenti pubblici, si sa, vivono a champagne e feste, è da quindici anni che questo pagamento mi manda all’aria il bilancio del mese. Quest’anno bisogna aggiungerci il destino della cauzione per l’affitto dei mesi scorsi in Francia. L’agenzia ha confermato il suo carattere predatorio, attribuendomi una serie di guasti opinabili, soprattutto quello provocato sul piano della cucina dall’operaio venuto a aggiustare una perdita del precario impianto idraulico. L’operaio aveva detto che avrebbe comunicato all’agenzia di essere stato lui, ma l’agente ha cercato comunque di dare la colpa a me. Siccome in Francia ho sempre incontrato persone molto oneste, mi sono fidata e ho fatto male, a quanto pare.

Sicché devo vivere fino all’Epifania e fare il viaggio in Italia con quasi niente, per poi aspettare lo stipendio alla fine di gennaio. Lasciandomi dietro almeno trecento euro di debiti verso persone più oneste dell’agenzia, e con il patema per le spese che non posso onestamente rimandare e per il viaggio. E non ho voglia di ricorrere alla famiglia per un finanziamento supplementare, per di più, da quando mia madre si è ammalata, devo anche passare per altri.

Quindi: niente albero, proprio quest’anno che avrei finalmente avuto uno spazio per farlo, e meno male che non l’ho comprato appena l’ho visto - la lunga abitudine a risparmiare e rimandare qualsiasi acquisto per non cedere all’impulso ha giocato, trenta euro messi da parte.

Niente estrazione del dente che mi fa male da ottobre, speriamo in Italia di riuscire a farla gratuitamente all’ospedale.

Niente tastiera nuova della tablette e chissà fin quando riuscirò a far funzionare questa, che spesso e volentieri si fa d’ombra e non comunica più con l’apparecchio.

Niente menu natalizio, e speriamo che non abbia inviti fuori, perché pagare il conto potrebbe essere imbarazzante.

Niente serate al teatro di corte a Versailles, dove danno in questi giorni una serie di opere sconosciute sei e settecentesche che in Italia non ascolterò mai più e che adoro.

Niente compleanno, che sta per arrivare e che appunto avrei voluto passare all’opera...



Neppure niente indulgenze verso i meravigliosi banchi del pesce, del formaggiaio, del rosticciere, del pasticciere che occhieggiano da tutti i portoni della via della nuova abitazione. Niente datteri freschi e stillanti di succo mielato. Niente meravigliose pere né succo di mela appena spremuto. Niente amata choucroute. In Francia qualsiasi negozio di alimentari minimamente curato è una gioia degli occhi e del palato e la qualità media dei prodotti è decisamente migliore perché più artigianale. Pranzi a panini casalinghi, con scatoletta di tonno del supermercato mischiata a verdure sbollentate. Ecc. 

Ma non voglio guastare il Natale agli altri. Dopo tanto tempo senza partecipare, in un periodo popolato da pensieri piuttosto cupi, volevo comunque fare qualcosa per gli ultimi appuntamenti dell’anno. Prima di questo brutto annuncio, ero stata in pescheria. In pescheria non bisogna andarci con un’idea, solo con curiosità. In pescheria è il pesce che sceglie il cliente, non il contrario. E mi aveva scelto Lui. Lui è un pesce, ovviamente. Era freschissimo, enorme e lucente. 



Un cefalo dorato, a pulirlo. Anzi, una.



Interviene la Creatrice, che mi dice appunto che di cefalo si tratta, « mulet noir » dicono qui. Sarà il mio maiale: non si butta via niente.

Ci sto mangiando da un pezzo. Nello sportello del ghiaccio ancora un paio di porzioni. 

 Le uova, una sacca finita sotto sale, l’altra, rotta, in frigorifero.

Testa, pelle e lisca con verdure, alloro e rosmarino a fare un fumetto. Sarebbe stato molto bello poter metterci il raccomandato ginepro. Ma oggi che si ritiene di non avere niente in cucina se mancano tre tipi di cumino, non si trovano più né ginepro né maggiorana fresca, per non parlare del levistico, della santoreggia e di mille altre erbe di cui possiamo solo fantasticare. Un peccato.

Riprendo la sua idea e ne faccio un risotto. Come sempre, con quel che c’è.

Anzi, no. Lo scalogno, lo compro. Vado apposta in un negozio e lo compro insieme al latte. Uno solo. La commessa, africana, mi guarda e mi dice: « Uno scalogno? » Mi impappino, eh sì io non lo uso mai, ma mi serve per una cosa... Lei mi guarda con l’aria di chi la sa lunga. Non so se sia lo zaino sdrucito (sdrucito perché artigianale, ma non perché sia decrepito, non esageriamo!), fatto sta che mi regala lo scalogno. E poi mi fa pagare con la carta, e mi tende due caramelle di zucchero d’orzo che ha li’ alla cassa, lasciandomi confusa a morte, ma una volta di più éperdument innamorata di questo paese, malgrado gli imbroglioni dell’agenzia. 

Oui, mais à Paname, tout peut s’arranger...



Riso, 2 manciate

Finocchio, 2 falde esterne a dadini

Uova di cefalo

Fumetto di cefalo (io, ma direi che anche altri vanno bene)

Burro salato, 2 noci

Latte q.b.

Scalogno 1/2

Scorza di arancia

Alloro

Uova di cefalo sotto sale, a fettine 

Scaldare una noce di burro, insieme a abbondante scorza di arancia e alloro. Unire lo scalogno tritato, quando è lustro il finocchio a dadini, poi il riso. Portare a cottura con il fumetto di pesce. Sciogliere le uova di pesce in poco latte e unirle al riso poco prima della cottura. Mantecare con la seconda noce di burro salato, ben freddo. Servire con altre scorze di arancia e con fettine di uova salate. 

2 commenti:

  1. Mi spiace cara per questa situazione che stai vivendo e nonostante tutto ti sei dedicata al risotto!! Un pensiero gentile davvero, anche la citazione!! Hai trattato proprio bene la bestiola e questo risotto non sfigurerebbe sulle tavole natalizie con quel tocco di arancia che profuma e rallegra. Grazie e in bocca al lupo per tutto!

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    1. Grazie Cristina mi fa piacere la tua approvazione e anche di avere contribuito al Clan stavolta. È stato un momento di distensione. (-:
      Le uova su baguette e burro fanno una deliziosa tartina.

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