La Costituzione NO. Ognuno deve sapere quali sono i limiti oltre i
quali la stanchezza, l'indifferenza, il disincanto, i fatti propri, "er
pupo e 'aaa famija" la voglia di non sapere, il desiderio di pensare a
qualcosa di bello e gratificante, il "ccc'ho dda ffà" così di moda
alle mie (ahimé) attuali latitudini diventano nient'altro che complicità. Per
quanto piccoli, per quanto impotenti, per quanto soli, per quanto
insignificanti ci si senta, si ha il dovere di dire di no.
Indignez-vous si direbbe oltralpe.
Per questo domani la vostra blogger, che
non ha mai militato in un partito, associazione, movimento politico, perché
bastian contrario e indisciplinata fin nei cromosomi, domani molla tutto, paga
pegno e se ne va a manifestare a piazza delle Cinque Lune - perché lì ci
saranno altre persone come lei avverse a questa riforma, e nient'altro.
Se vogliamo poi dal merito passar al
metodo, perché le secca un tantino, ad esempio, che un ministro affermi, a
quanto pare, che la riforma non incontra opposizione tra i cittadini italiani.
Signor ministro, per cortesia, la prossima volta, prima di infilarsi in un
tunnel da Ginevra al Gran Sasso, usi un pallottoliere.
Ma non parliamo degli attori casarecci di
questo pasticcio, parliamo dello scenario internazionale. Parliamo di principi.
Anche solo di quelli. Da dove viene questa urgente necessità di riformare il
Senato e la rappresentanza politica della nazione? Giusto un anno fa veniva
pubblicato da una banca d'affari, J.P. Morgan Stanley, un rapporto in cui si affermava che nei paesi
della periferia europea dell'area euro (tra i quali, per chi non lo sapesse, è
compresa l'Italia) le riforme, quelle iniziate dal governo Monti, erano solo a
metà strada. Che tali riforme, le stesse applicate grosso modo anche alla
Grecia, alla Spagna, al Portogallo ecc. trovavano ostacoli nelle
"costituzioni antifasciste" uscite dalla seconda guerra mondiale.
Cosa facevano mai queste Costituzioni "antifasciste"? Dobbiamo
arguire che Morgan-Stanley o chiunque altro, rimpianga un regime dittatoriale
spietato, o anche solo un partito vietato dalla nostra Costituzione?
Evidentemente no, siamo uomini d'onore, giusto? Tali Costituzioni, spiega
l'analista della banca, mettono dei limiti alle "riforme". Per
esempio, alle privatizzazioni o ai tagli del welfare, o tutelando il diritto
del lavoro. Poiché queste Costituzioni sono caratterizzate da:
“Esecutivi deboli nei confronti dei parlamenti; governi centrali
deboli nei confronti delle regioni; tutele costituzionali dei diritti
dei lavoratori; tecniche di costruzione del consenso fondate
sul clientelismo; e la licenza di protestare se
sono proposte modifiche sgradite dello status quo. La crisi ha illustrato a
quali conseguenze portino queste caratteristiche. I paesi della periferia hanno
ottenuto successi solo parziali nel seguire percorsi di riforme economiche e
fiscali, e abbiamo visto esecutivi limitati nella loro azione dalle
costituzioni (Portogallo), dalle autorità locali (Spagna), e dalla crescita
di partiti populisti (Italia e Grecia)”.
Testo integrale qui.
Ecco che le riforme di cui gli Italiani
avrebbero così bisogno prendono tutt'altro aspetto. Cosa sono gli sbarramenti
elettorali dell'8% per i nuovi partiti se non la maniera di impedire alla
protesta di avere una rappresentanza parlamentare? Cosa la necessità di
raccogliere 800 mila firme per indire un referendum, anziché 500mila, se non
blindare le nuove leggi governative - e non parlamentari, ricordiamo che in una
repubblica democratica e parlamentare il potere legislativo non è del governo,
ma del Parlamento? Cosa un Senato nominato e non elettivo, se non evitare la
possibilità di mediazioni con altre forze presenti in Parlamento? e cosa se non
proteggere un meccanismo clientelare il garantire così l'immunità agli
amministratori locali? E cosa è la possibilità di avere il 51% dei seggi con il
37% dei voti, se non la garanzia per il governo di poter smantellare,
nell'assoluta impunità, quei diritti costituzionali che piacciono così poco
alla banca made in USA, come quelli del lavoro, sbarazzandosi della necessità
della maggioranza qualificata oggi richiesta per le modifiche costituzionali? e
cosa se non limitare i cittadini a esprimere una maggioranza onnipotente, senza
che la minoranza sia più rappresentata, se non ridurre ai minimi termini
formali l'essenza della democrazia?
(Sapete che le elezioni si tennero anche
sotto il fascismo? le elezioni in sé non garantiscono affatto un regime
democratico. Sapete che nella RDT, la ex Germania dell'est, quella della STASI e del magnifico film Le vite degli altri, c'erano sei partiti diversi? I partiti
in sé non garantiscono un regime democratico... né l'impossibilità di
governare.)
Ora, io vorrei evitare di vivere in un paese in cui le leggi le fanno
le grandi banche private straniere (o no), perché ho come il vago sospetto che
i loro interessi non siano quelli della maggioranza dei cittadini. E perché
un'azienda privata non si deve permettere di dettare legge a una comunità,
quale che sia.
Tra l'altro queste grandi banche e i loro trombettieri non si rendono
conto nemmeno di star dando ragione a un vecchio ebreo tedesco, il quale
prevedeva esattamente una concentrazione sempre più sfrenata e insostenibile
delle risorse nelle mani di pochi, esautorando gli stati nazionali, fino,
secondo lui, a portare alla rivoluzione. Ma non l'avevamo superato, costui? Eh?
Tutta quella violenza bvutta bvutta bvutta... eh? dato che ci fa ovvove persino
la "licenza di protestare"...
Questo governo che finge di andare a far
la voce grossa a Bruxelles, mentre non ne è che il volenteroso carnefice, sta
semplicemente applicando qui da noi le richieste e gli auspici che una banca
d'affari statunitense (e verosimilmente non da sola) pretende da un paese
"del sud dell'Europa". Perché la miseria che ci hanno regalato ancora
non gli basta. Perché non hanno limiti, se non quelli che noi sapremo imporgli,
sassetto dopo sassetto (a far da muro, ci fosse mai qualche demente in giro che
pensa che qui si decantino usi impropri della ghiaia, ché i dementi son la
semenza più fertile e ubiqua dell'universo), granello dopo granello, rifiuto
dopo rifiuto.
Sono francamente stufa da un pezzo, anzi,
da sempre, dei dibbbbattiti su sistema riformabile o non riformabile: so che la
Costituzione garantiva fino ad oggi alcuni diritti preziosi per la dignità e la
libertà di tutti; so chi questi diritti fondamentali ha smantellato e per
obbedire a quali interessi; il limite è oltrepassato. Bisogna, ovunque, saper dire
di no.
Nel mio concetto di democrazia c'era anche uno motto della CGIL che diceva: "Partecipazione non delega", tanti anni sono passati, ma le riforme di questa accoppiata PD-FI mi fanno pensare che la delega viene istituzionalizzata: non disturbatevi a votare, ci pensiamo noi anche per voi. Credevo che la Democrazia fosse un'altra cosa.
RispondiEliminaBenvenuto Sileno, l'espropriazione tout court viene istituzionalizzata: meglio che i popoli non votino (e non agiscano e non pensino) perché potrebbero farlo "male"... rispetto agli interessi dei ricchi, ovviamente.
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