Chi mi legge sa quanto per me contino la Francia e le esperienze che riesco a fare lì, impensabili in Italia nella ristrettezza generale di mentalità e di finanziamenti che rendono ancora più corporativo un contesto che lo è sempre stato al di là di ogni ragionevole misura. Il gruppo in cui sono inserita in questo momento è di un livello altissimo, purtroppo io seguo una disciplina molto collaterale e tra sindrome dell’impostore e sensazione di essere comunque fuori da molti ragionamenti l’ansia da prestazione è alle stelle.
Quindi quando due persone ben due del gruppo pensano a me indipendentemente l’una dall’altra per un’iniziativa da presentare fra qualche mese sprizzo felicità da tutti i pori. Collima perfettamente con alcune riflessioni che sto facendo negli ultimi tempi. Per poi ricadere miseramente quando capisco che è necessario presentare una realizzazione che non c’è sul mio luogo di lavoro. E non c’è perché non mi sono mai stati dati allo stesso tempo due soldi di attrezzatura e di fiducia per realizzare checchessia.
Frustrazione e rabbia. Sensazione di inconcludenza perenne e forzata. Stupidità senza fine della mia organizzazione che non riesce nemmeno a intuire quanta visibilità potrebbe ottenere con un investimento minimo su chi morde il freno e lo lascia invecchiare così, ingrassare così, esaurirsi così con uno stipendio di miseria, perché fa comodo così.
Io quel luogo finirò con l’odiarlo sul serio.
Cui prodest?
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