Oggi comincio a stare meglio, dopo nove giorni e tre quarti di scatola di antibiotico. Santo chi li ha inventati, poche storie quando hai un problema acuto o ci sono quelli o ci sono quelli.
Sono salita sul terrazzo condominiale e mi sono sdraiata al sole. Mi sembrava di rivivere, dato che in casa mia il sole non entra mai. Ho scoperto che quando prima del mio arrivo è stata rifatta la facciata i condomini hanno deciso di allargare il cornicione, per motivi che non mi sono stati spiegati. Forse volevano proteggere il lavoro fatto per evitare di dover affrontare di nuovo le spese.
Fatto sta che le spese le ha pagate il mio microappartamento, perché il nuovo cornicione gli ha tolto tutto il sole che invece arriva al piano inferiore. Forse questo spiega perché l’abbiano venduto.
Durante la pandemia il terrazzo è stato una grande risorsa. Finito il confinamento ho comprato un lettino da spiaggia per continuare a utilizzarlo e ogni volta che riesco a tirarlo su e sdraiarmi al sole mi sento subito meglio.
Per la prima volta il terrazzo oggi mi è apparso abitato. Al tramonto si anima, ma io non ci sono quasi mai. A parte la solita maledetta zanzara - il sindaco quello nuovo, quello bravo, quello a posto arrivato da Bruxelles ecc. si guarda bene dal fare disinfestazioni e dice serafico « Ci saranno zanzare fino a Natale, eheh ilcambiamentoclimatico eheh colpa vostra che usate i termosifoni eheh ». In realtà lo scorso anno, quando si era sotto elezioni, si era verificato il miracolo. Quasi nessuna zanzara. Potenza - climatica ça va sans dire - delle cabine elettorali.
La zanzara è stata affondata con un colpo violento nel maglione e poi debitamente scrollata via. Ci sono state presenze più interessanti colte tra una lettura e l’altra. Una farfalla, di quelle belle e bianche volteggia al sole, poi si schianta su un muro - come avrà fatto a non vederlo? - fa un balzo indietro e allegra e graziosa riparte verso l’alto. Poi viene verso di me, fa dietrofront e si allontana (-:
Arriva dai monti di nord est un uccello diverso dai soliti storni e piccioni. Vola molto più alto, le ali sono più grandi e battono colpi possenti, radi e regolari. Ha il collo lunghissimo e teso, l’attaccatura del petto sfinata verso il basso, il corpo affusolato. Vola verso sud ovest, verso il sole che sta calando. Sarà un’oca selvatica che migra in Africa?
Si sente uno strano ticchettio. Mi sporgo dal lettino e vedo ondeggiare le corde dell’antenna della televisione. Sarà il vento, mi dico. Poi inizia a ondeggiare l’antenna. Poi l’antenna comincia a « friggere ». Un contatto? Starà per saltare tutto? Punto la sommità dell’antenna dove c’è attaccata una specie di graticola. Un picchio, io almeno lo ribattezzo per tale, aggrappato alla griglia sta tentando di perforare il palo di metallo che la sostiene. Ci prova per dieci minuti, con concentrazione e insistenza. Poi si mette a osservare il panorama. Quando alzo l’ultima volta la testa non lo vedo più.
Invece dietro l’antenna è spuntata la luna. Mezza e giallo chiaro nel cielo grigioazzurro violaceo. Mi sa che le belle giornate sono finite.
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