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Toulouse en érasmienne

martedì 26 ottobre 2021

La situazione è anche peggio di quel che avevo previsto

 Se non fossi un dipendente pubblico oggi avrei vissuto la stessa cosa che hanno vissuto i dipendenti della GKN, della Whirlpool, dell’Alitalia, del Monte dei Paschi di Siena o del Sole24Ore, per non citare che i più recenti.

Alcuni di loro peraltro complici delle politiche che hanno portato a questo disastro. Per non averle denunciate. Per averle propagandate. Per aver sostenuto chi li aveva portati sull’orlo del baratro e oltre.

Nella mia amministrazione i ritmi di smantellamento si accelerano.

Qualsiasi spiraglio di soddisfazione professionale, se ancora l’amarezza e l’impotenza ce ne avessero lasciati, viene spento dall’alto in una politica il cui unico senso è tagliare, probabilmente poi per esternalizzare.

Io non malediro’ mai abbastanza gli artefici di questa demolizione dei servizi pubblici da Prodi in poi. Con la UE dietro a incalzare perché i servizi pubblici devon aprirsi alla concorrenza, e perché come scrisse la BCE bisogna diminuire i salari dei dipendenti pubblici, e loro, da Prodi in poi in perfetta consonanza bipartisan, vili o interessati, chini a obbedire al bastone del capo.

Mai mai mai ci saranno parole sufficienti.

 Stiamo vivendo la cosa più vicina a un licenziamento e a un taglio del salario che si possa vivere nella pubblica amministrazione, almeno con la normativa attuale. Ma con Draghi, Franco e Brunetta si può solo migliorare.

La cosa più straziante è che non ti lasciano andare.

Ti disprezzano, ti degradano, ti impoveriscono, ti avviliscono. Ti mostrano ad ogni istante e con ogni gesto che non gli servi, che di cio’ che sei e che sai, perché ti sei dato da fare tu per imparare, non certo loro per formarti, non sanno che farsene, che sei un peso, un costo, un problema.

Quando non ne puoi più vuoi almeno l’onore delle armi e per come sono fatta io, questo può voler dire solo andarsene, per poter continuare a respirare, forse a vivere.

Ma gli servi cosi’: schiavo e incatenato.

Ora, io lo so bene che in queste situazioni mi uccido. Sentirmi bloccata là dove non voglio stare perché è una situazione cui è impossibile aderire e ogni trattativa è spenta, per me è impossibile.

Je peux pas.

Voglio il divorzio e essendo il coniuge più debole, ovviamente con gli alimenti (cioè non posso licenziarmi).

Vediamo se cosi’ è più chiaro.

Vorrei poter passare il tempo facendo altro che architettare piani di fuga. Sarebbe più proficuo per tutti. Il mio primo, bravo, intelligente capo, fuori Roma, lo diceva sempre: “Non si tiene nessuno con la forza”. Appunto.

Chissà se fossi rimasta là cosa sarebbe successo. Mi proposero di tornare. Per varie ragioni, tornai. Altra vita, altri tempi, altre prospettive, altro tutto.

Ora è necessario ripartire, ripercorrere almeno in parte la strada dei miei avi, riavvicinarsi a luoghi più cari al mio cuore, se pure non alla mia anima, che è e resterà per sempre qui, nell’Hexagone amato. E dove non riesco a godermi neppure questi ultimi mesi, tanto sono presa dal fango del borgo selvaggio che schizza fin quassù, ai piedi del Louvre.  


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