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Toulouse en érasmienne

domenica 26 agosto 2012

Ferragosto con griglia

Il motto della giornata, il ritornello dei giorni precedenti, la bandiera orgogliosamente sventolata verso quel di Ferragosto dalla mia amica Stella era: "Le donne possono fare tutto". Sì, certo ci mancherebbe. Tutto cosa? Perché Stella quando parla in genere ha un motivo che le frulla in testa. Stavolta il motivo era: due signore giunte e passate oltre rispetto all'età della ragione, riusciranno a portare avanti la tradizione del Ferragosto? Prive di famiglie, la sua cresciuta, la mia mai nata, sole e felici in una casa sui monti (sua), memori di tanti anni passati al seguito di familiari più o meno chiassosi, che il 15 d'agosto armavano il più classico degli ambaradam da commedia italiana a base irrinunciabili di pic nic faraonici, schiamazzi e stramazzi, come avrebbero celebrato la tradizione stavolta, di nuovo insieme dopo sei anni?  Premettiamo che per noi la tipica impresa è portarci in uno zaino leggero un goccetto di grappa fin su qualche cima per celebrare un'eclissi, parlare ininterrottamente facendoci milleduecento metri di dislivello un po' erto, gettarci ululando per il freddo (io) in qualche laghetto alpino nuotando senza dargli importanza (lei), la questione che si poneva era: ma come si fa un barbecue? Anzi "il" barbecue per eccellenza delle nostre vite, vale a dire quello di Ferragosto? L'impresa era sempre stata delegata, ahi femminile disonore, al lato maschile: suo marito e mio zio, ormai non più disponibili sottomano... ma insomma di quella grigliata Stella aveva proprio voglia: e della tradizione e della salamella, anch'io.
Per far le cose perbene, due come noi non potevano che partire in verticale, nel senso letterale della parola. "La valigetta è lassù", fa lei additando sconsolata la porta del soppalco che chiude uno spicchio di sottotetto della sua casa dai soffitti altissimi. Già perché Stella è una forte camminatrice, mille volte più di me, ma soffre di vertigini. E poi non ama i ragni ( io invece ci vado a nozze, si sa, e pare che i ragni invece adorino quel ripostiglio). Stella trovami una scala acconcia e te la prendo io la valigetta, ma a che cosa serve? Beh non vorrai mica fare un fuoco dove capita e incendiare tutto il Trentino? Per carità, io incendierei chi fa male al Trentino, l'unico pezzo d'Italia che riesca a sopportare. Così quatte quatte andiamo a rapinare la scala di sua sorella, una come si deve, da muratore e io vado a disturbare l'intimità di 45 coppie di ragni in due metri quadrati per scaricare giù dalla scala una valigetta nera che fa molto piani segretissimi della guerra atomica, se solo non fosse che dà nell'occhio perché al solo sfiorarla partono tutti i clin clang della scala dodecafonica e soprattutto è molto, molto piena di ragnatele. Aggiungiamoci un sacchetto di carbone già mezzo aperto che neanche la Befana e i duri cominciano a giocare.
Il posto è quello dell'ultima volta (dopotutto si tratta di celebrare la tradizione prima ancora del resto), quando griglia e tutto erano stati dimenticati e si era cucinato nel modo che preferisco: tutti intorno alle braci con uno stecco in mano. Gli stecchi flessibili e freschi erano stati fabbricati lì per lì, nell'emergenza, da qualcuno che se n'è andato, ma sono legati al mio cuore e alla mia memoria, purtroppo sei anni non sono bastati a staccarli né a rifarli.
Se non altro qui siamo sul greto di un fiumicello e non dovremmo dare fuoco a granché, che già di piromani volontari e non imbranati l'Italia non manca. La prima scena imperdibile era stata però dal macellaio del paese. Tra pasciuti clienti ambosessi la nostra ordinazione: 4 costine e una braciola - no due/no una - che le salamelle le abbiamo già, era finita d'ufficio negli annali della cronaca a futura memoria da parte di tutti gli astanti, mentre attorno a noi partivano speck e carré interi, arrosti da qualche chilo, collane di salami e pentole di spuntature. Ma dopotutto siamo solo due, con due soli stomaci. E nel cestino infilo anche melanzane, zucchine, pomodori, pesche (cose da donne, no?). 



Il posto è quello solito, Stella che è padrona di casa di lunga esperienza, sfodera con mano sicura la famosa valigetta che si rizza d'incanto su quattro piedini, la pianta tra i graniti con la disinvoltura d'una vera montanara,



impugna le settimane enigmistiche senza schema degli ultimi sei anni conservate all'uopo - senza schema perché le altre non sono abbastanza divertenti, ovvio -  e si dà all'accensione di tutte le scorte di fosforo dal '18 in poi. Io che sono non solo più imbranata, ma anche più pigra, rimpiango di non avere una scorta di balistite diavolina come si deve, ma lei con fastidio fa: "non serve". Il parere non è però condiviso dalla carbonella che soffia via senza infiammarsi tutti i cruciverba senza schema che a lei evidentemente fanno un baffo.



Il fatto è che nessuna di noi ha mai prestato attenzione a come si fa un fuoco: ci mancano le basi, la teoria, la pratica, l'epistemologia, il metodo, lo stage, il training, il progetto e la manutenzione. A essere sincera ci sono sempre sembrate operazioni troppo lunghe e noiose rispetto alla gioia di godersi la luce il calore le fiamme e le leccornie. Ma le donne possono fare tutto, no? Allora, mentre lei insiste con opportuna ostinazione nell'irrisolto indovinello di accendere carbonella per enigmi, io chiamo a raccolta tutto quello che ho mai letto intorno ai fuochi che nella mia infanzia fiammeggivano sempre dai rami resinosi... e direi che siamo anche nel posto giusto, perché se una cosa non manca in Trentino sono i legni resinosi. Con tutti i soldi che ho speso per darti un'istruzione, mi direbbe la mia prozia, una sorta di manico di scopa la cui conversazione faceva piegare in due chiunque le passasse accanto nel raggio di cinque miglia. Così io mi improvviso, con fede, provveditrice di microramoscelli ben secchi, che un ramo di abete bianco e uno di rosso hanno avuto la magnifica idea di venire a seccare proprio lì e lei diviene fuochista attenta e sudata.
Ovviamente non può mancare un'eco a contante imprese: un teutonico di passaggio decide di provare su di noi la sua nuova telecamera e armeggia per circa mezz'ora con pose equivoche nella nostra direzione. "Mi dà un fastidio, quello lì" sbotta la fuochista disturbata nella sua concentrazione. Chissà come usciremo dagli archivi Deutschland, nere di carbone e con le scintille intorno. Poi la palla passa al lato italiano, che intanto s'è fatto quasi mezzodì e i turisti fanno due passi per prepararsi al pranzo nel ristorante poco lontano. Arriva un quartetto lombardo-pugliese di mezz'età e si siede sui sassi: "Difficile eh,?" esordisce il capofamiglia n. 1, semipelato e con l'aria di chi ha sempre qualcosa da dire. "Ma volete accendere il fuoco?" si assicura una delle consorti, piuttosto affannata. "Sapete cosa? Dovreste prendere quella cosa, come si chiama? La diavolina, no? Non la conoscete?" viene generosamente in soccorso l'altra, mentre il quarto sogguarda il fiume con torva impazienza, in silenzio. Mentre fuochista e provveditrice raddoppiano i loro sforzi, perché non si può mica perdere la faccia ora, e soprattutto non si può ammettere di avere una fame da morire e una rabbia ancor più grande all'idea di tornarcene con le braciole ancora nel sacco, il capofamiglia n. 1 concede, magnanimo: "Ci piacerebbe farvi compagnia, ma sa, forse è il caso di preferire il ristorante: ci aspettano". Ma prego, è il pensiero delle due selvagge. Bruciano, ma non accendono, borbotta intanto la fuochista del mio approccio letterario al pino, scatendanomi una gran voglia di contestazione. Ah sì?
Comincio ad armeggiare nel sacco del cibo, perché dai miei disprezzati ramoscelli si levano fiammate già di tutto rispetto e al diavolo, mangeremo bruciato ma non crudo, penso. Dispongo tutto sulla griglia e appena le salamelle si sono un po'scaldate, il fuoco parte ovviamente arzillissimo in un grande abbraccio. Olio sul fuoco, no?









Ne approfittano anche le zucchine e le melanzane tutt'intorno. Ma non abbiamo né olio né sale, protesta Stella ormai incontentabile nel suo perfezionismo. Importa davvero? Gastronomicamente parlando, la scoperta - o  la conferma - di questa giornata è: no, assolutamente no. A parte che io metto già poco sale e poco olio in generale, ma con buoni ingredienti e questa tecnica di cottura non se ne sente davvero il bisogno. A distrarre la perfezionista dalle immagini bibliche del condimento arriva la soddisfazione. "Sta venendo, sta venendo": dopo circa due ore di soffi, sbuffi, baruffe il fuoco forma le sue brave braci. Sì, le donne Stella possono fare di tutto, anche un fuoco improvvisato con ostinazione e reminescenze letterarie... non è forse il colmo della più deliziosa perversione? Consapevole di questo risultato, e dell'aver spazzolato, nell'ordine, salamella, costine, braciola, verdure e formaggio ammorbidito sulla brace, la fuochista si lascia andare su un tronco in pose da Babette alla fine del pranzo con un bicchiere di vino in mano.
Io, intanto, mi preparo una pesca in tono col resto del pranzo:




appena scottata, succulenta. La tradizione è salva.

La contestazione, pure.
Non ho potuto immortalarli, ma eccoli arrivare: un quartetto di bravi figlioli con l'aria del milanese parvenu in caricatura. Pantaloni e maglietta appena usciti da un negozio di abbigliamento sportivo, scarpe da ginnastica bianche senza nemmeno un'ombra, Iphone branditi come un'arma, e totalmente smarriti all'idea di mettere il piede sulla luna, vale a dire il greto di un ruscelletto semi in secca data la stagione. Il più audace dei giovanissimi decide con sprezzo del pericolo di portare la sua bella sull'altra sponda per farsi fare una foto dai due rimasti indietro e colpiti dalla quasi sconvenienza dell'impresa. L'operazione si compie come se si stessero attraversando i fiumi tibetani in piena al momento del disgelo. Quando gli elementi danno tregua e ci scappa qualche occhiata che solo l'educazione potrebbe far definire perplessa verso le due marziane che evidentemente siamo, la voglia di provocazione prende il sopravvento. Ho l'aria di una squatter: brassière, pantaloncini stinti, scarponi scoloriti, (dato che non son andata a un défilé) ma vivaddio due passi sui sassi d'un fiume li so ancora fare. Scalza, attraverso  a metà il ruscelletto e data la giornata caldissima anche lì, il fuoco, la sudata e la mangiata, cosa faccio? Mi lavo! Vale a dire, mentre i 4 annaspano e sospirano barcollando in bilico su cinque cm d'acqua, mi sdraio letteralmente nel ruscello come se ci volessi fare le flessioni dentro e mi getto acqua ovunque, dai capelli alle caviglie. Che sollievo! indovino più che vedere le facce inorridite dei bravi ragazzi: se prima eravamo marziane ora siamo, sono, una via di mezzo tra una zingara e un non so nemmeno cosa. Una cosa pericolosa, comunque. :-) 





P.S.: ora sono partita... ma l'ultima immagine è quella della valigetta lustrata dalle mani di Stella che riposa sul pavimento del bagno per asciugarsi bene. E l'ultimo ricordo quello delle mie valli amate.


degli amici:


dei boschi, dei monti, dei colori:





e infine della nuova moda di quest'anno: il mitico "modello Oetzi"!




Vero Francesco, Massimo, Paolo, Massimiliano? ;-)
A presto.

17 commenti:

  1. Beh, ma potevi fare un salto sul ruscello direttamente in fronte ai simpaticoni, tanto per sottolineare la tua pericolosità :-)
    Ho letto con piacere, mi sembrava di vederti...ma sai che ieri litigavo, si fa per dire, con mio marito per l'estrema lungaggine dei suoi barbecue? E mi ha risposto che mai e poi mai si piegherà alla diavolina...come la devo prendere?

    Bellissimo Ferragosto, te lo invidio.

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    1. Tuo marito è un artista, si sa. Sul barbecue e sui bagagli non si discute :-). Fai una capatina sulle Alpi il prossimo Ferragosto? Prenoto i milanesi doc ;-) e già che ci sono mi alleno nel salto in ruscello.

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    2. Non sai quanto mi piacerebbe, seria :-)

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    3. Beh, allora prova a organizzare uno stage di aerobica alpina :-) - seria anche io!

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  2. ecco, brava la tua amica Stella...maritino invece si è piegato eccome alla diavolina ^_^

    bella la vostra giornata nella tradizione, e mi par di vedere i signorini terrorizzati dalla tua pericolosità estrema!!!!!!

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    1. Grazie per l'apprezzamento, soprattutto da una vegana... comunque in quel momento capivo davvero tuo marito.

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  3. La mia stima nei tuoi confronti sta crescendo a dismisura. Sapevilo. Soprattutto per la mia nota aracnofobia, o meglio aracnoschifia. Blah. Non ti dico quando in bangladesh davanti alla porta della mia stanza si palesó un orrendo essere peloso. Argh.
    Ma che ora era quando hai visto i ragni? La sai la filastrocca? A sera un ragno lo tollero ma al mattino...

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    3. Non conosco la filastrocca! Com'è? Le varie Shelob si sono viste di sera e di mattina, comunque...

      A Madras, in India, mi si palesarono dei ragni grossi un palmo direttamente nella stanza. Ero sul letto, avvolta nella zanzariera... è stato un buon training. Poi sono passata a quelli in una casa di montagna, sei dicasi sei, altrettanto grossi e pelosi, mentre ero sola con due cuginetti implumi. Dovevo eliminarli. Dopo aver gettato il primo nello scarico, partita a caccia degli altri, sento mia cugina cinguettare con la voce dell'innocenza: "Sta tornando su, sta tornando su". Gli altri ho dovuto eliminarli in maniera, diciamo, più cruenta. Penso di avere già dato ;-).
      E grazie di quanto mi scrivi: mi fa davvero molto piacere.

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  4. Dunque recita così, e perdonerai gli errori ortografici perchè il francese non lo so:
    Matin chagrin
    Midi bon mari
    Soir espoir
    Sicchè vedi bene che se il ragno lo vedo al mattino, mi viene un forte nervoso!

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    1. Divertente la filastrocca. Direi che mi mnaca solo il marito! Però gli ultimi li ho visti giusto verso quell'ora... chissà. Ma che non sia troppo peloso.

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    2. Non c'entra niente, ma mi viene in mente il detto "ragno porta guadagno"....e la nostra vecchia signora delle pulizie che ci proibiva di ammazzarli in sua presenza citandolo :-)

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    3. Magari, ci vorrebbe: lo spenderei tutto in teatri parigini! Ma di gusto!!
      La mi amica Stella dice sempre che a questo punto dovrebbe essere milionaria in euro...

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  5. ciao, per il legante scrivimi su barbaracollini@yahoo.it se non ti scoccia, devo chiederti diverse cose rischiamo di fare un forum nei commenti ;)
    se invece non ti va non c'è problema dimmelo che ti listo una serie di possibilità qui :)
    buona serata

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    1. Grazie per la visita...ti seguirò
      PS Scusa se sto facendo un rispondi, ma non mi funziona il commento generale

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    2. Benvenuta Elisa, grazie. Non ti preoccupare per il commento al commento: capita anche a me su diversi blog. P.S.: il foulard col cavallo scintillante è strepitoso!

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