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Toulouse en érasmienne

giovedì 4 ottobre 2012

Postvague

Nella blogsfera (per quel che la frequento, non molto) i post vanno a onde. Che sia spirito di imitazione, di competizione o che semplicemente certi temi facciano riaffiorare ricordi e impulsi e prendere coraggio nel raccontarli, succede così. In certi momenti si parla con nostalgia di nonni, in altri si propaganda il riciclo; ogni tanto passa un'ondata di lagna. Il mio post oggi è un post di lagna, quindi si sa cosa aspettarsi.
Lagna nasce da angoscia? Lagna nasce da ansia, forse. Nell'ordine: ho scritto tre lettere, anzi quattro contandone una spedita da molto più tempo, in due paesi diversi e non arrivano risposte. Mi servono le risposte! C'è un pezzettino più o meno piccolo del mio futuro in ognuna di quelle lettere e qui io rabbrividisco nell'ansia di una splendida, climaticamente parlando, ottobrata romana. Poi ci sono due lettere personali che mi mettono ansia, una che ho scritto e una che devo scrivere. A paragone, però, è un'ansia molto piccola. Non sposterebbe situazioni consolidate, nel bene e nel male. Infine, ieri, in biblioteca Nazionale a Roma ho dimenticato il mio amato golfino a incrocio da mezza stagione, marroncino, bellissimo, di lana vera e foggia strana, su una sedia. Stamane ho telefonato, ma ovviamente "non l'avevano trovato". Ora in BNF a Parigi io ho lasciato sui tavoli, per ore, pc (ovvio), macchine fotografiche (perché lì essendo paese civile ti puoi fotografare da sola i libri fuori diritto d'autore, invece di salassarti e farti venire i capelli bianchi nell'attesa come succede da noi per far fare le foto al fotografo della solita ditta appaltatrice), stilografiche Mont Blanc, vestiti d'ogni sorta, persino portafogli... ogni volta sono tornata con l'ansia di trovare un vuoto al posto dell'horror vacui che è per antonomasia il mio tavolo, e ogni volta ho dovuto ricredermi: c'era sempre tutto. Sarà sciocco, ma quel maglioncino sparito mi mette di gran cattivo umore. Ecco.
Terza lagna: ennesimo lavoro da finire di ultracorsa (sono già in ritardo). Questa è una lagna seria: quando potrò vivere smettendo di essere scissa tra lavoro alimentare e vita? (Angoscia vera e non lagnosa: temo mai.) Quando il mio giro vita finirà di allargarsi per una frustrazione che da qualche parte deve uscire, dopo giornate di corse lavorative che iniziano con la sveglia alle 6.30 e si concludono alle 21.00? Anzi non si concludono, perché l'ansia del non-finito te la porti dietro anche quando arrivi a casa, e si mischia col bucato da ritirare e riporre (stirare? cos'è?), col letto da cambiare, con l'idea che almeno una volta a settimana il pavimento andrebbe (condizionale, sottolineo) fatto incontrare con l'acqua e sapone, con la cena da cucinare, soddisfatta già se hai ancora trovato il pane dall'unico fornaio decente, un macrobiotico che non lo fa surgelato con un chilo di lievito chimico per 30 g. di farina, bensì con la lievitazione naturale - sarebbe il suo mestiere, no? ma che per paura di non vendere mezzo panino lo finisce due ore prima della chiusura...
Quando tutte queste beghe si placheranno e eviteranno di farmi perdere tempo su internet invece di finire questi benedetti lavori che amo, ma a volte sembrano sovrastarmi e lasciarmi a mo' di bricioline di brisée o polverina di mandorle e farina da dolcetti spagnoli, con solo la sciocca tentazione di rimandare, anziché affrontare nuovo stress, ma la razionalità non può tutto senza le carezze.
Quando, se, la mia casella si riempirà di quelle prime piccole risposte forse andrà meglio. In genere il meglio arriva quando si hanno apprezzamenti e riscontri da fuori. E dopotutto questo dev'essere il motivo per cui tanta gente scrive post a degli sconosciuti affini e non affini, su internet. (O, ancora più triste, a nessuno. Qualche volta mi è capitato di vedere blog così, di gente disperata e persa nel nulla. E di sentirmi impotente e incapace difronte a tanto disagio.)
Ecco.
P.S.: a aver voglia di studiarci un po' su, la scrittura privata di tante persone è stata portata allo scoperto da internet. In parte ciò rivela la vera natura dei diari: sono fatti per essere letti, sono un tentativo comunicativo di sé. In parte permette un censimento curioso della scrittura femminile, ad esempio: temi, stili, livelli, elaborazione (probabilmente qualcuno lo ha già fatto). Confesso che i blog maschili li leggo meno, a parte qualcuno di attualità politica, perché li trovo in genere troppo aggressivi: a petto in fuori  - e pancia ben in dentro, ovviamente... In parte la forma del blog riporta e fa esprimere nella scrittura persone che non avrebbero mai tenuto un diario. Insomma interessante. Chissà che ne penserebbe costui una di quelle teste che vorrei avere la fortuna di incontrare con calma, un giorno.

9 commenti:

  1. Postvague... dipende! Io scrivo da poco *pubblicamente* e lo scrivere può essere una manifestazione del proprio umore: lagna, ansia, disappunto... ma anche di gioia di vivere, di curiosità di condivisione.
    Forse è anche un po' vero che è un mondo dove noi femmine siamo più presenti, ma i maschi che si incontrano non sempre sono solo donne-calcio-motori. Mi viene da pensare a Gambetto, Fabio, Gianni, Zio Piero... e tanti tanti altri che *fluttuano* tra le righe e le parole in modo sensato, divertente, curioso, colto. Mi capita ogni tanto di leggere pezzi che parlano di politica esclusivamente ma fa parte del nostro comunicare... della nostra vita di tutti i giorni.
    Poi, in pratica, concordo con te: noi femminucce siamo diario-dipendenti, magari da quando da piccole lo nascondevamo alle mamme o alle zie curiose.
    Quanto alle lettere che tu citi nel tuo post: sono lente, è vero ma sono una bella abitudine che è stata sovvertita dalla tecnologia. Nessuno scrive più lettere, ci sono SMS e-mail post... veloci... ma a volte impersonali. Anche l'aspettativa della risposta fa parte del gioco, da peso ed importanza alle parole.
    Ricevere una risposta ti fa sentire degno di questa risposta... qualunque essa sia!
    Le tue risposte? Saranno bellissime!
    A preso... nella blogsfera :-)
    Nora

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    Risposte
    1. ops... volevo dire a presTo... la tecnologia ha toppato!
      Nora

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  2. quante cose- come sempre... e quante analogie, come sempre...
    Solo che tu hai la metà dei miei anni e mi verrebbe da dirti di fermarti, finchè sei in tempo: perchè l'ansia è una bestia che ti rode e ti consuma e si mangia tutto il buono della vita. Non ti godi più niente, non il lavoro (che in sè è bellissimo, sempre), non il cibo, non le piccole gioie della vita, che sono la vera benzina che ci rende possibile procedere con serenità nelle vicende di ogni giorno.
    ho lasciato tanti pezzetti della mia vita in lettere che non hanno ricevuto la risposta che avrei voluto, quando l'hanno ricevuta. Mi son torta le mani nell'attesa, mi sono avvilita, mi sono demoralizzata. Ma se mi guardo indietro, non ne valeva la pena. alla fine, il modo per costruire lo si trova, sempre. A volte, è solo questione di tempo- nel senso che si sceglie il momento sbagliato. Ma in fondo, ci si arriva, se si crede in quello che si fa. E tu sei una che ci crede. alla stragrande.
    Stringi i denti- ma per sorridere :-)
    un bacione
    ale

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  3. Me lo sento, che quelle risposte saranno bellissime.
    E non per altro ma solo perchè te lo meriti, ecco.
    Sperando che aver immolato il golfino serva..che rabbia, però.

    Quanto allo scrivere pubblicamente, ci ho pensato un po'. Ne viene fuori che scrivo per raccontare a me e me sola.
    I lettori "capitano" perchè il blog è pubblico ma non vedendoli è facile pensare che il monitor sia uguale al pezzo di carta che ho qui sul tavolo...

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  4. Non saprei bene che dire del desiderio di scrivere che mi ha preso quattro anni fa. Rimarrò sul golfino, ennesimo esempio di un paese che merita solo di essere abbandonato. O forse no.
    Pellons

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  5. @tutte: quando nei pc per cui pellegrini (nomen omen) capiti su quello che non attiva la funzione "rispondi" rimani vagamente spiazzata... In realtà volevo rispondere ai vostri commenti affettuosi, ringraziarvi una per una.

    @Nora: se c'è un blog dove si parla con serenità dei minimi soffi d'aria e di natura del nostro quotidiano, quello è il tuo! è così che l'ho scoperto. I blog sul cibo sono in genere più misurati e meno aggressivi di tanti altri, inclusi quelli tenuti da maschietti (tu citi dei buoni esempi). A proposito, cos'è capitato a Gambetto? In molti altri blog maschili c'è un'aggressività che non dipende da ciò di cui si occupa il blog, ma dal carattere di chi lo fa, oppure di chi commenta. Le/i foodblogger a volte posson essere un po'manierati, ma l'aria di civiltà che ci si respira è un sollievo rispetto al resto della rete, dove sembra d'obbligo essere come minimo sarcastici e strafottenti...

    @Ale mi fa davvero piacere il tuo commento. A volte resto anch'io distratta e presa davanti al più banale scorcio, a un brano curioso, a uno scambio di parole arguto quanto insospettato, all'idea di essermi pettinata per bene i capelli, o per aver escogitato una piccola astuzia per armonizzare la giornata, insomma davanti alle piccole gioie che ognuno sa creare su misura per sé. Riesco ancora a sentire queste cose, il che mi fa pensare di non essere del tutto presa nel mio turbine. L'ansia resta, però, ed è esattamente tutto quel che tu dici. E il motivo principale è che non ho la metà dei tuoi anni, purtroppo, credo di non essere lontana dai tuoi. Non ho potuto continuare a studiare dopo la laurea, fare il mestiere che ho sempre sognato,né partire all'estero. Adesso ci sto provando, a riunire i pezzi di me stessa, ma, tanto più in questo momento, è molto tardi. E mi sento sopra le acque delle Simplegadi...

    @Stefania: grazie dell'augurio! Certo che tu scrivi come scriveresti su un foglio, ma il gioco che fai esponendolo sul monitor (o anche solo quello di fissare parole su carta) implica che degli occhi possano leggere, ora o in futuro. Sono certa che l'immagine che dai di te sarebbe la stessa - e ti invidio per la tua signorilità oraziana che mi è sconosciuta -e anche la tua voglia di chiacchierare delle tue sabbie! Scrivere è sempre cercare un orizzonte in più.

    @Pellons: io vorrei terribilmente sapere cosa ti ha preso quando hai chiamato il blog in quel modo impronunciabile ;-) e anche come diamine si faccia a iscriversi tra i tuoi lettori. Scrivere è comunque un po' anche gettare fuori un magma pieno di calore, emozione congelata o ribollente che sia.
    Comunque sia io ti leggo molto volentieri, padroneggi un tono che io non so usare.

    Grazie a tutte per avermi fatto ancora riflettere sulla scrittura.

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  6. Ciao cara. Ho letto il tuo post con grande piacere e ti devo dire quanto. E' vero, ce ne sono tanti di blog che a ondate si lagnano, ma c'è lagna e gnagna ed io rifuggo le gnagne come la peste. Quelle lamentele fine a se stesse per sentirsi dire "ma dai, ma su, ma qui, ma la" e con un finale del tipo "ti vogliamo bene"...Arghhh...Non ce la posso fare. Ho rifuggito persone per molto meno. Però la lagna ragionata come la tua è edificante e ci si ritrova molto del nostro e ci consente di fermarsi e pensare e in un certo senso sentirsi meno soli. Mi viene da sorridere (adesso però, dopo un anno), perché se a te è sparito un bel golfino in biblioteca, a me a Roma IN HOTEL, mi è sparito un cardigan di seta e cachemire che avevo dimenticato su una sedia. Dopo un'ora che ero partita li ho chiamati e ci sono anche ritornata, ma nessuno aveva visto niente. Mi è ribollito il fegato per giorni perché sapevo che ce l'avevano loro visto che non ero stata in nessun altro posto...l'italianità. E comunque sono certa che chi si ferma a leggere i tuoi post, trovi un luogo dove l'intelligenza è di casa e lo spirito di una donna deliziosa e piena di forza. Coraggio quindi. Un bel bacione,
    Pat

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  7. Grazie, Patty del tuo commento e della tua casistica tra lagna e gnagna. Ora la gnagna suona molto bene, ma è evidente che non può aspirare alla dingità della "lagna"! Quella per un golf di seta e cachemire sparito in quelle condizioni, più che lagna, sarebbe furia, almeno per me. Dalle tue foto però si arguisce che i tuoi sorrisi sono così immensi da sovrastare tutto. E dato che sono una timida, solo alla fine te lo posso dire: quando mi sento descritta come tu fai, quasi non ci credo di essere davvero così. Grazie :-)

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  8. Cara Pellegrina, credimi: se pensassi che qualcuno mi legge, o meglio se lo visualizzassi, credo che smetterei di botto.
    Il monitor è ottimo schermo per la mia vigliaccheria :)

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