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martedì 14 maggio 2013

La banalità del male

Neanche 18 anni e così tanta voglia di vivere da gettarsi sul selciato di un cortile in una sera del più radioso maggio che il secolo e i decenni ricordino, cielo di seta azzurra e sole che smalta i colori. Così ha deciso un bimbo dalle guance pienotte accompagnate da un grande, dolce sorriso, un po' stupito e incerto di fronte al mondo, come a volte gli adolescenti regalano, e dai grandi occhiali. Uno sguardo che non credo di avere mai incrociato.
L'altra mattina, uscendo di casa per andare al lavoro, incrocio invece un poliziotto, giovane e gentile, attento. Sta uscendo dall'appartamento di fronte. "Ha cinque minuti? Accetta di rispondere? Sa, è per quel ragazzino che si è buttato ieri sera, è morto. Era minorenne...". La fretta mattutina scompare, e piegati sul buffet - nel mio appartamento minuscolo regna sovrano l'ordine del trasloco - tentiamo di ricostruire cosa facessi la sera prima tra le 7 e le 8. Dormicchiavo probabilmente, recuperando l'alzataccia lavorativa, circondata dai romanzi che avevano avuto la meglio sui più ragionevoli tomi di studio.
"Ha sentito grida, liti?", mi chiede, mentre non so cosa rispondergli. Abito dall'altro lato del palazzo.   Assente per tanti mesi non posso nemmeno riportare se vi fossero discussioni abituali. Una voce giovane e fresca ha veramente penetrato con un grido, uno solo, non angosciato, quasi sorpreso, il dormiveglia, strappandomi al sonno?  Per tutta la giornata me lo chiedo. Tonfi no, quello di certo. Le sirene che ho sentito, pensando fossero di passaggio, erano per lui? o non era ieri? Per tutta la giornata me lo chiedo, sbigottita di me stessa, sentendomi idiota, sorda e cieca.
"Sincero, allegro e solare" lascia scritto un suo amico mentre sul pavimento del cortile si accumulano fiori, fogli di carta pieni di foto, candele, pacchetti di pavesini e Buondì Motta. Appesi tutt'intorno striscioni e una bandiera della Roma con il saluto scanzonato e affettuoso di un amico milanista. Ma la frase che mi annoda lo stomaco è un'altra, riferita a una foto infantile: "Anche senza denti il tuo sorriso è bellissimo".
L'unica frase che mi viene in mente, del tutto fuori contesto, è: "Si muore perché si è soli, o perché si è entrati in un gioco troppo grande."
Che si tratti delle mani armate, compiacentemente armate, dei mafiosi, o della solitudine infinita e disperata di tanti, troppi suicidi.
Quando a volte chissà, basterebbe essere "visti", basterebbe una parola gentile, una carezza sentita e delicata, un gesto di premura e di calore, a far sentire meno soli, a maggio.

14 commenti:

  1. Ciao Pellegrina, mi ero scordato di te ma ora rieccomi qui a leggere i tuoi pensieri, sempre interessanti e mai banali. E' impressionante quanta gente si toglie la vita per i motivi più vari ma sempre drammatici! Se poi questi gesti li fa un ragazzo c'è proprio da chiedersi dove si sta sbagliando. Di sicuro siamo tutti molto soli e ci parliamo poco. Abbiamo perso l'abitudine e spesso, quando lo facciamo, è per insultare o giudicare qualcun altro. Ora, da persona matura, ho cominciato a dire qualcosa anche a chi non conosco: alla fermata dell'autobus, al supermercato o dove capita. L'importante è dimostrare che non si è soli.
    Un abbraccio

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    1. Caro Andrea grazie di tenermi d'occhio, il tuo commento mi fa molto piacere. Fai benissimo a parlare al mondo e agli altri: sono convinta che siano cose che possono davvero cambiare una giornata (se non una vita) e far sentire meglio chi comincia e chi risponde!

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  2. L'incontro con la vita , per certuni è uno scontro. Un salto nel vuoto può sembrare una soluzione ... evl'angoscia di chi resta non passerà mai cotto un cielo di seta o sotto la neve di un lontano primo gennaio .....
    Triste trovarti anche in questo sgomento .
    Nora

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    1. Mi dispiace del tuo primo gennaio. Sono entrambe date simboliche, in qualche modo. Per un ragazzino così giovane (doveva avere 15 anni), è la fine della scuola che arriva.

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  3. Cavoli, cosa vuoi aggiungere a quel che hai scritto tu?

    Non so perchè quel ragazzo si sia buttato, forse ha lasciato un biglietto forse no, credo che in una situazione simile l'unico commento possibile sia il silenzio, anticamera del rispetto per una decisione che non si può certo condividere ma comunque si deve rispettare, non conoscendo noi la disperazione di questo ragazzo

    Laura Pennydue

    Laura Pennydue

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    1. Cara Laura, grazie di avermi scritto. Non so di biglietti. Dietro a un gesto compiuto da qualcuno che era ancora un bambino (15 anni, e un fisico infantile, pienotto, un po' goffo), ci sono certo delle ragioni cui piacerebbe trovare risposte. Per far sì che cose del genere non accadano mai più, o almeno nella minore percentuale possibile, per poter prevenire in maniera efficace. Quanto dolore si deve subire e tenere dentro di sé senza saper reagire, prima di arrivare a una decisione simile a 15 anni?

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  4. mi viene in mente una poesia di Montale che certo ricorderai..

    "Spesso il male di vivere ho incontrato:
    era il rivo strozzato che gorgoglia,
    era l’incartocciarsi della foglia
    riarsa, era il cavallo stramazzato.

    Bene non seppi, fuori del prodigio
    che schiude la divina Indifferenza:
    era la statua nella sonnolenza
    del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato".

    Non sempre ci sono "motivi", e vivere non è una passeggiata...

    ciao
    Cinzia

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    1. Cara Cinzia, grazie della poesia, sempre bellissima. C'è anche la conclusione di Meriggiare pallido e assorto, la vita come muraglia che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia. No, non è un passeggiata per tante persone. E' vero che in certi casi, ma non in tutti, non ci sono motivi, almeno apparentemente, Temo che il nostro mondo lasci soli tutti quanti: e che questo peggiori le cose senza reale necessità.

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  5. Si è annodato lo stomaco anche a me, quindici anni finiti sul selciato di un cortile sono un urlo straziante. Un attimo di disperazione, un pensiero a lungo covato, la solitudine di un ragazzo che dietro al sorriso e alle lenti celava un dolore più grande di lui. Un po' goffo, forse provato da battute infelici, mille forse che si rincorrono nella mente di chi gli viveva accanto, mille forse che non possono cambiare più nulla. Oggi si vive più davanti al monitor di un pc che vis a vis e anche questo la dice lunga.
    Il 2 sei a Bologna? Il parto è previsto per il 5 giugno, ma secondo il ginecologo la pupattolina potrebbe arrivare in anticipo, ci teniamo aggiornati per farti sapere, perchè secondo Luca e le sue sensazioni, la piccolina nascerà proprio il 2! :-D
    Bacioni e buona domenica
    Sabrina&Luca

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    1. Sì, il pensiero delle battute infelici o di altre crudeli piccole, grandi oppressioni è venuto anche a me, stringendomi il cuore.
      Forse sarò a Bologna il 2, ma non voglio importunarvi se avete da pensare alla nuova fagottola. Se decidesse di nascere proprio il giorno della Repubblica sarebbe una bellissima idea, secondo me :-). In ogni caso, aspetto notizie felici.

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  6. Questo post è terribile. L'ho letto giorni fa ma non ho avuto il coraggio di commentare e tutt'ora mi sento male dentro.
    Volevo solo sapere come stavi di ritorno nella tua città.
    Un bacione,
    PAt

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    1. Cara Pat, lo è, ma la condivisione rende le cose più sopportabili (almeno un pochino). Credo che solo parlando di quanto avviene si possa arrivare a fronteggiarlo, chisà, forse a prevenirlo, anche se un post di certo non può fare molto.
      Come va: sto riprendendo fiato, almeno ci provo. Sono in quella fase in cui non senti più di appartenere a nessun paese, e ciò che ho trovato qui non è fatto per rendermi le idee più positive :-). Grazie!

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  7. Siamo soli, sì, fottutamente soli. Povero ragazzo, e povera la sua mamma.

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