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Toulouse en érasmienne

giovedì 21 novembre 2013

Le soleil, à Paris

Inizia tutto con una sorpresa. La luna. Tonda, piena, fa capolino dietro gli alberi scuri sull'Appennino. Mi sorride e io cammino al volante della mia Bianchina stracarica, ancora una volta paziente, che mi riporta in Francia. Paziente non del tutto, però: stavolta ha preteso di essere rimessa in piedi, e già che ci siamo, pure in grado di frenare. E ha mandato all'aria tutti i miei progetti di serate culturali a Parigi, con i conti delle sue visite mediche. Ma si sa, i piccoli vanno tenuti da conto e lei ha solo diciassette anni... e meno male che c'è.
Quella luna mi fa sentire partita, dopo le solite ore di discesa pacchi lungo le scale (nella mia casa romana non c'è ascensore) e caricamento sacchi. Sacchi, perché a furia di traslocare per emigrare ogni sei mesi, bando alle valigie, per quanto mi riguarda, e largo ai sacchi cinesi, ché per i nuovi migranti sono quanto di meglio dare si possa: leggeri, comprimibili, resistenti, a costo zero o quasi.
Finalmente le tristezze dietro le spalle, speriamo, e la tranquillità davanti. Per sei mesi. Sperando di tenere a bada l'inquietudine del ritorno che mai più non vorrei.
Arrivo da Stella, nella notte, dove un piatto pieno di squisitezze è sempre pronto per me, come un riparo per Bianchina. Chiacchiere a lungo, prima di sdraiarmi ai piedi del suo letto, perché in un monolocale con cucina come il suo due letti non ci stanno, no. Ma a 350 euro al mese, spese incluse non uno di più, di meglio non si trova, a Torino. E già per Roma sarebbe una reggia.
Riprendo a salire lungo la Val di Susa, verso il Fréjus.  Quest'anno niente controlli. Che li abbia presi nella controra, o che ci siano diversi ordini, non saprei dire. Ma l'anno scorso, non fosse stato per il mio bagagliaio stracolmo, mi avrebbero fatto svuotare l'automobile intera. Anche il passaggio del tunnel appare più semplice, con meno carte.
Di colpo vedo una bandiera francese. E io, la persona meno patriottica della terra, io che non inalbero la nazione come un simbolo, mi credo razionale e senza patria, provo un tuffo al cuore di felicità che mi stupisce, davanti a un pezzo di stoffa che per me è la libertà amata. Liberté... con quanto segue. E mi metto a cantare. Così passo il confine, sotto il monte.
Dall'altro lato del tunnel le rupi scoscese della Savoia. Le autostrade francesi, tutte curve e saliscendi, riposanti eppur monotone. Per la quarta volta percorro queste contrade: "Transmigra in montem sicut passer". תֹּאמְרוּ לְנַפְשִׁי; נודו צִפּוֹר Quel passer catulliano che s'infila nella penna di Gerolamo o chi per lui.

Uno svantaggio la Francia ce l'ha: il gpl è self service, e la mia automobile, catalizzata a posteriori,  ha un serbatoio assai piccolo. Quindi, quando corre a pieno carico, chiede la poppata ogni tre ore. Ora a me il self service dei carburanti pare una solenne estorsione ai danni del consumatore. Per infinitesimi centesimi in meno,  quando ci sono, si perde molto più tempo, si congela (in questa stagione) e non ci son più tutti quei piccoli servizi, come il controllo dei liquidi e la pulizia dei vetri. In compenso, i gestori delle pompe, che ormai sono tutti grandi gruppi, tagliano su sette o otto salari, prendono un semplice cassiere che serve anche al pessimo supermarket dell'autogrill, dove c'è sempre la fila, beninteso, e fan sostanziose economie sul costo del personale. A scapito nostro e della qualità del servizio, ovviamente. Ed evviva il profitto.
Comunque, sempre meglio la Francia dell'Italia, dove, semplicemente, da Torino al confine, di gpl proprio non se ne trova. Sparito, scomparso, inesistente nelle patrie lande. Ed evviva il privato, sempre efficiente.
Lione dietro le spalle e la lunga traversata del centro di Francia. I biscotti di Stella finiscono uno dietro l'altro. La fatica e la leggerezza di essere qui. Qualche cellula grigia ricomincia a funzionare: per la prima volta da sei mesi, penso. Al lavoro da fare, al come farlo. Mi vengono idee.
Quante volte nella mia vita sono scomparse, le idee che zampillavano dal mio cervello. Indizio infallibile di una situazione di oppressione. E poi rispuntate, in una situazione diversa, allentata.

Stanca, sempre più stanca, passo la barriera di Parigi. Si scende dai colli verso la grande città. E d'improvviso, di certo preparata dagli ingegneri, la sorpresa. Un faro spazza l'orizzonte. Lei, laggiù, oscura eppure visibile, monumento al metallo e al bullone, altro simbolo che mi fa sussultare.
Sono tornata, sono tornata a casa.
Davanti alla mia finestra, da quella notte, ci sarà un albero dalle dorate foglie dell'autunno. Pioggia gelida, sole timido, luna piena nell'aria secca e tagliente.
Parigi dove a ogni angolo ti occhieggiano manifesti. Corneille, Mozart, il Rinascimento, Molière e Lully (vedrò Psyché!!! dovessi poi vivere di aria per due mesi). Parigi dov'è spuntata una gru a fianco del Panthéon. Parigi dove nel métro occhieggia una pubblicità di linee aeree low cost abbastanza apertamente omosessuale. Dove sui sedili del métro qualcuno si prepara una baguette jambon-beurre e, già che c'è, aggiunge i cornichons. Dove per festeggiare la riapertura della biblioteca della Sorbona dopo tre anni di lavori si organizzano serate e visite. Parigi dove espongono manoscritti da perdere gli occhi tra Oriente e Occidente, Lumières de la sagesse. Parigi dove vai a fare una pratica e ti dicono, va bene, può passare anche fra qualche giorno, non c'è fretta, mentre nei corridoi ti accoglie la musica di Haendel . Ripenso alle file insensate della mia università e mi dico ancora una volta che siamo fuori dal mondo, da tutti i mondi.
Parigi dove troppa gente beve ahimé troppo, e i clochard, non sono solo colore, ma punta dell'iceberg di un problema sociale rimosso, secondo me. Parigi dove la prima riunione di lavoro è qui .
Incominceranno le nuove giornate, e gesti e parole, e non sbagliare, come diceva un vecchio romanzo. Qualche novità e qualche delusione (due pubblicazioni hanno anticipato le mie: è il mestiere malandrino, ma lì per lì, specie se sei "clandestino della ricerca", come dice Michela, non è facile tenere botta).
Se solo avessi tempo, più tempo... di vivere.
Sono felice.




Buona notte.

16 commenti:

  1. Felice e libera ti voglio!
    Felice nella Parigi che da sempre mi incanta e che mi accoglie sempre come a casa.
    Felice io di saperti serena, carica, produttiva di quelle idee che sono parte del tuo DNA.
    Felice anche di saperti finalmente *a casa*!
    TVB, e spero di dirtelo di persona, nei prossimi 6 mesi... chissà!
    Nora

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    1. Grazie, è una meravigliosa sensazione! Le visite sono sempre benvenute.

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  2. Bentornata a Parigi! E buon lavoro, e so che lo sarà di sicuro :)

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    1. E grazie e che il tuo augurio si avveri! Ne ho bisogno.

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  3. Ma che bellezza! Ti invidio l'entusiasmo, leggerò certamente i tuoi racconti!
    Ho riconosciuto il discorso delle idee che scompaiono e poi ritornano a meraviglioso tradimento. .. poi, su quel "sono tornata, sono tornata a casa", ho battuto forte le mani.. (a me capita quando vado in Spagna)

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    1. Oh, sì è bello quando ritornano. e un po'inquietante il sapere di perderle.
      Grazie di esserti palesata, non sai che bello avere un lettore in Francia! In Spagna ci sono stata (per covegni e brevi periodi di studio) a Barcellona e Valladolid. Gran bel posto e begli entusiasmi.

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  4. Ma che gioia leggerti stavolta.
    Come in apnea da troppo tempo ora puoi finalmente respirare.
    E fallo a pieni polmoni, mi raccomando! :)

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    1. Beh, oggi ho salito la Montagne Sainte-Geneviève correndo fino a rue d'Ulm... alla fine respiravo abbastanza, specie sotto la giacca a vento :-)
      Inspiro a più non posso ogni minuto!

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  5. Che bello questo post! Che viaggio meraviglioso e che invidia, sai? Qui c'è solo tutto da perdere.

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    1. Emotivamente un viaggio molto forte, sì. Speriamo nel soggiorno.

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  6. Ma la Bianchina di cui parli è una 500 Fiat? Fantastica, però la devi trattare bene!
    Librerie e biblioteche mi hanno sempre affascinato (anch'io ho fatto il ricercatore per tanti anni). Ti auguro una buona, lunga e proficua permanenza!

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    1. Andrea, no, è una molto più banale 1600 Nissan Primera del 1998 che mi hanno, ovviamente, regalato usata sette anni fa. Non potrei fare tutto il trasloco con una 500, per quanto indistruttibili siano, ormai pezzi d'antiquariato :- ).

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  7. Mi sono emozionata. Nel racconto di un viaggio che non è la descrizione di un itinerario ma la metafora di una vita. Da quando ti seguo, ero certa che saresti tornata nel luogo del tuo cuore. Di sicuro. E adesso non pensare alla scadenza dei tuoi sei mesi. Pensa al tuo lavoro ed alla fortuna che hai. E se mi capiterà di venire a Parigi prossimamente, dobbiamo sederci ad una pasticceria e farci due chiacchiere.
    Bentornata carissima.

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    1. Vado subito a studiare le pasticcerie! In realtà ce ne sono così tante che c'è solo l'imbarazzo della scelta. Per non parlare di quello che fanno nascere così belle parole. Speriamo che si avveri tutto, fino in fondo! Grazie, davvero.

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  8. che post bellissimo. emozionante. complimenti.

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