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Toulouse en érasmienne

giovedì 2 giugno 2016

Non in pentola

Le anatre della Senna non rischiano di finire in pentola, ma lui è sempre impegnato nella sua passeggiata verso quella città gelosa della propria autonomia, fanatizzata dai predicatori francesi e italiani che gli chiuse le porte lasciandosi assediare per anni, a costo di morire di fame e di stenti.
Dietro di lui una presenza incombente della Parigi dei nostri giorni: due gru così alte da, si dice, dover portare lucine di segnalazione notturne per gli aeroplani di passaggio. Una recente legge ha tolto ai sindaci il potere di decidere autonomamente in campo urbanistico: le scelte verranno compiute dal governo. Dove e come costruire sarà deciso altrove. Così può accadere che persino in pieno centro, un luogo che sarebbe stato un tempo implacabilmente tutelato, si vedano speculazioni di alveari in vetrocemento di questo tipo.
A cavallo volta le spalle al Louvre, dove una notte fu chiamato a fianco del re suo cognato, unico scudo all'assassinio patito dai suoi compagni perpetrato all'interno del palazzo reale, in violazione alle leggi dell'ospitalità, su ordine del re e del suo consiglio. Solo l'arcaico legame di sangue lo protesse, lo stesso legame che un giorno lo avrebbe riportato al primo posto in quel palazzo. Certo, salvò la vita, allora, eppure mi chiedo con un po' di melodramma cosa possano essere state  per lui quelle ore che nessuna cronaca o lettera ci ha raccontato. Vedere o sentire cadere scannati gli amici, i compagni, la sua gente, senza potersi muovere né intervenire per mutarne la sorte, come se li avesse traditi. Tentare di capire attimo per attimo come restare vivo, come sopravvivere, come resistere. Convivere con il pensiero di avere involontariamente contribuito a portarli tutti al macello, disarmando le loro diffidenze. Costringersi a coabitare per due anni accanto a coloro che avevano dato l'ordine dell'uccisione. Dicono che la prima cosa che fece fu di gettarsi in una relazione improbabile con una delle tante ragazze di corte, molto graziosa, trascurando la moglie che gli avevano appena dato, troppo diversa, troppo vicina a chi massacrò la sua gente. Finzione di frivolezza, disperazione, impotenza, rimozione non si sa.
Oggi nella piazza antistante al palazzo il carillon della mairie del 1 arrondissement rintocca tutti i giorni (qui il programma) per ricordare alla sua vicina, la chiesa di Saint-Germain l'Auxerrois, quando furono le sue campane a rintoccare scatenando la terza infinita parte di quella notte di sangue.






Intorno tutto è sott'acqua. Su quella che era la punta di un'isola dove far penzolare le gambe sul fiume la chioma degli alberi più bassi del giardinetto emerge appena.

La corrente scorre rapida. Passano lunghi tronchi semisommersi per il loro stesso peso.
























L'acqua la sfiora la bella tra le belle. Il giardino è chiuso.


Si erano sposati sul sagrato. Poi lei, vestita di velluto, era entrata in chiesa per ascoltare la messa.
Lui in chiesa non era entrato. Con il suo seguito, era andato al vescovado ad aspettarla. Prove di convivenza civile subito interrotte. Feste, giostre, teatro, danze: la ricerca di un'armonia spezzata. Com'era quella vignetta di Vauro? "Cosa mi è saltato in mente di inventare la religione?" Anni dopo ci entrerà, da vincitore, ma ai suoi amici consiglierà tutto sommato di non farlo. E si metteranno a lavorare sulle macerie di un paese distrutto, affamato. Senza dimenticare la potenza, le donne e la guerra...
Su un'altra isola, si trovano per me le più belle case di Parigi: quai de Béthune, in fondo, verso destra.
 Davanti tutto il lungo Senna è sott'acqua.












A sinistra invece si trovano la scala e il lampione più famosi di Parigi. L'accesso è sbarrato.
Non c'è più traccia degli argini che tanti anni fa mi videro in eccitante compagnia. Oggi ci corteggeremmo nuotando fra la corrente, i capelli tuffati nell'acqua.

 Ma non è finita qui. Cielo e terra, ovunque li si guardi, non promettono niente di buono.


L'aria quasi pregna di umidità tutta nordica, stranamente calda, prepara nuove gocce.
E fa le prove.

Neppure le rose dapprima liete e brillanti nella pioggia reggono più. A casa le ritrovo ancora belle solo come effimero tappeto nel minuscolo giardino.

Continua...



6 commenti:

  1. Molto interessante questo reportage.

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    1. Grazie. Non so come tu sia arrivato qui, ma vedo che mi segui sempre.

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    2. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

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  2. Preoccupati per la tua incolumità in una Milano che sott'acqua non ci va ma si allaga comunque. Un cielo che ci regala scrosci tropicali ogni giorno mentre lassù rullano i tamburi dei tuoni.
    Ti penserò a Parigi mentre tieni d'occhio la Senna che da placida mezzana degli amanti si è trasformata in furia devastatrice, come un'amante tradita che si vendica.
    Ti penserò camminare sui petali e metterti in salvo "a tetto" prima di un'altra doccia dal cielo.
    Speriamo smetta presto. O almeno si ridimensioni.
    Speriamo di veder sorridere di nuovo il sole mentre si specchia nel fiume.
    Speriamo tu sia all'asciutto...
    Un abbraccio.
    Nora

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    1. Tranquilla a Parigi non c'è vero rischio (non siamo in allarme rosso, solo in allerta arancione). Hanno chiuso due stazioni di métro e fermato una linea costiera di RER forse anche per via degli scioperi anti loi travail. Hanno chiuso alcune industrie, i musei. A Parigi sono toccate alcune zone verso sud est prossime al fiume, ma non c'è rischio per la città come nel 1910. Qualche locale sulle chiatte ha subito danni e tutti hanno dovuto chiudere. Il peggio è stato nelle zone vicine...
      Io poi sono lontana da qualsiasi corso d'acqua e l'unica è quella che piove dal cielo, anche oggi.
      Però mi hanno chiuso la biblioteca nazionale!!!! Aaahi! Scherzo, ovviamente. Qui funziona sempre tutto così bene che una chiusura eccezionale dovuta a forza maggiore non dà fastidio, anzi, si comprende.

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