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Toulouse en érasmienne

giovedì 14 ottobre 2021

Quando le beghe soffocano la più bella delle giornate

 Quando.

La domanda da presentare mi ha causato qualche problema di compilazione e è andata per le lunghe, dato il mio terrore ad affrontare burocrazia e informatica congiunte che mi ha sempre provocato fughe autolesioniste. Dopo due andirivieni a distanza di una notte con il centro stampa all’angolo della traversa, notte passata cercando di capire se avrei potuto permettermi un affitto nel luogo dove vorrei spostarmi (risposta: se guardano la mia busta paga e non vogliono superare il terzo probabilmente NO)  ho inviato il tutto, altra cosa angosciosissima dio sa perché, e non mi resta che attendere.

Avviluppata in sensazioni contrastanti giacché, se alcuni personaggi e dirigenti vorrei escluderli dalla mia vita à jamais, per altri nutro invece sentimenti ben diversi: non sul piano personale, sia chiaro, ma professionale. Hanno tentato di aiutarmi, prestandomi ascolto dopo che ho gridato nel deserto per un lustro buono, o almeno di prendere in mano una situazione che, non per mia colpa, anzi mio malgrado, è stata lasciata degradarsi per anni in modo inverecondo. Hanno tentato di aiutarmi, e saranno loro, dato il ruolo ricoperto, a prendere in faccia la mia partenza e a classificarmi tra le rompiscatole che non sanno cosa vogliono. Mi dispiace e mi sento in colpa. Ma sulla cosa principale singolarmente possono fare poco, su quelle pratiche sono troppo lontani, e io in quell’istituzione non voglio più stare neanche se mi facessero papessa. Giocare alla deflazione salariale sulle spalle dei più deboli, distruggere un servizio e non posso dire di più, per la propria miope e rivendicata ignoranza: questo non dipende da loro, ma da scelte più in alto. Sono quelle ad aver creato un inferno là dove c’era  un luogo disagevole ma recuperabile, e recuperabile proprio perché c’era qualcuno dotato di fantasia, capace di ideare e progettare, preparato, altamente qualificato e non indolente e lo stesso dicasi del servizio nel suo complesso. Ma quello che si percepisce è la chiara smania di licenziarci, magari con il pretesto dei giovani disoccupati che toh! per caso, ma proprio per caso, eh - costano meno. Siccome ancora non si può (ma si può sempre contare sull’amato Draghi in prospettiva), tanto vale lasciarci marcire nel posto dove siamo, concentrando tutte le risorse disponibili su altro, e con noi quanto ci è stato affidato. In un servizio pubblico, per una perversa distorsione mentale che riporta alla peggiore mentalità aziendalista volta al profitto, cioè all’antitesi del servizio e del pubblico, siamo un costo, e la spesa corrente dei nostri salari è il male.

Ma non finisce qui.

Per quest’ultimo anno di Francia ho per la prima volta una casina, anzi un monolocale, che adoro, in una posizione favolosa, molto modesto, ma pieno di sole e di luce e relativamente caldo. Avrei voluto restarci fino all’ultimo giorno, ma l’agenzia ha furbescamente giocato sulle date, e quando oggi dopo un mese e mezzo dalla mia prima domanda di prolungamento ho insistito per una risposta definitiva, mi hanno detto che era stato già affittato. Non mi piace neanche questo, e ora ho il problema di dove andare a dicembre. Di sicuro dovrò spostarmi più in periferia, e la cosa non mi garba affatto. Vivere qui è stato avere tutto sottomano, stancarmi di meno, essere circondata di bellezza; e ci voleva, sapendo che sto abbandonando tutto questo per sempre, per soffocarmi nella parte dell’abate Galiani, non per il capriccio di un sire, ma con le mie stesse mani se voglio avere da mangiare - e non molto di più, data l’esiguità dei contributi che quindici anni di compensi cococo dovuti all’amato Prodi hanno creato nella mia pensione - in futuro.

Per gli ultimi decenni della mia vita lavorativa sto tentando di costruirmi una condizione almeno sopportabile, dopo che la carriera mi è stata distrutta per la terza volta, e il salario con essa e il riscatto dei quindici anni a cococo idem. (Grazie, ma grazie grazie, amato Prodi.)

Avrei voluto passare insomma fino all’ultima settimana in un posto che è difficile dire bello, tanto è modesto (per dire, non c’è nemmeno una porta, ma solo una -bella- tenda, tra il bagno e lo spazio cucina che a sua volta è aperto sulla cameretta), ma che di sicuro di bellezza è circondato e che a me, che a Roma vivo senza mai vedere il sole, perché in ufficio non sumus digni, noi che ci viviamo dentro, di avere una stanza dove esso si affacci, quelle sono per chi, lui, si affaccia quando e se buon gli sembra, sembra regale, perché è inondato dai raggi dall’ora di pranzo al tramonto mentre la luna di notte si affaccia al lucernario. 


E invece no, e alloggiare a Parigi per un mese a petit budget è un incubo, semplicemente.

Terza noia burocratica e tutte oggi: avevo dovuto aprire un conto in Francia per ricevere dei semplici rimborsi spese di viaggi e alloggio che le amministrazioni francesi, sia mai! non potevano pagare all’estero. Ho chiesto la chiusura a gennaio, sapendo che non sarebbe più servito. Mi tormentano tuttora sostenendo che, malgrado lettera di disdetta e bancomat restituito, devo ancora dargli dio sa cosa dio sa come. Domani, anziché lavorare con la mente sgombra da beghe burocratiche, devo precipitarmi a tentare di risolvere questa cosa. 

Oggi è la più bella giornata che abbia mai visto a Parigi e avrei voluto godermela come una vacanza, avendo sbrigato un certo numero di faccende noiose quanto ansiogene. Invece sto ancore soffocando nelle seccature, che mi danno sempre un’agitazione infinita, deconcentrandomi totalmente. Soprattutto quando significano spese: e io sto attenta pure a cosa prendere quando vado in pasticceria per comprare la colazione, da fare comunque a casa, i giorni, non certo tutti né tutte le settimane, in cui mi permetto di andarci dopo essermelo vietato per n tempo.

Eh, ma, il costo del lavoro... eh, ma, i dipendenti pubblici quando escono dall’ufficio non hanno più pensieri...

Imbecilli. In modi e per motivazioni diverse, ma imbecilli. Furbi saputelli imbecilli.





1 commento:

  1. Sì, è orribile quando non ti permettono di elaboirare il lutto della partenza e ti infognano nelle pratiche buroicratiche. Le quali pratiche buriocratiche sono come l'Idra, ogni volta che ne tagliano una "per semplificare la vita dei cittadini" subito ne spunta una nuova dal nulla. Dev'essere una specie di karma esteso a tutto il popolo. Comunque buon viaggio, e soprattutto auguri!

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