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per gli scribi

Toulouse en érasmienne

sabato 28 gennaio 2012

Primo non legger(lo)

Primo non leggere si intitolava un libricino scritto da Giulia Barone e Armando Petrucci nel 1976. In quelle poche ma aguzze pagine si raccontava come la società italiana fosse stata e fosse dissuasa dalla lettura (e dal giudizio critico, sovente suo inseparabile compagno) durante buona parte della sua storia. Almeno a livello di biblioteche pubbliche (così si chiamano quelle dei comuni, per assonanza con l'inglese "public library") le quali della lettura diffusa in ogni strato e per ogni fantasia della popolazione dovrebbero essere motore propulsore, ma che da noi per un'infinità di tempo hanno costituito piuttosto una barriera respingente. A costruire quegli ostacoli il personale politico locale ha dato manforte a lungo, benché le cose siano ora cambiate almeno in alcune zone, (non in tutte). Per indulgere all'aneddoto sulle passate glorie, una bibliotecaria appartenente alla generazione precedente raccontò a chi scrive l'episodio di un consigliere circoscrizionale che paonazzo e urlante bloccò l'acquisto del Manuale di ostetricia (erano gli anni'70) perché "si sarebbe offerto al pubblico materiale pornografico".
Oggi il divertimento viene invece che da una proibizione (le biblioteche non possono esercitare censura alcuna nei libri e nel resto che offrono al pubblico), da un'accanita fruizione di uno dei servizi più tipici delle biblioteche pubbliche: il prestito.
Metti che un sindaco proprio non digerisca che la biblioteca del suo paesello offra ai propri lettori un libro che, pur con i crismi dello studio scientifico, definisca il suo partito in una maniera che a lui proprio non piace (peraltro scritto già alcuni anni fa, nel 2007). Che fare? Bruciarlo? Gli han detto che sì, magari a volte si potrebbe, ma è un po' démodé, qui da noi. Proibirne l'acquisto? Troppo tardi, il libro, dato un certo margine di manovra che hanno oggi i bibliotecari, è già sugli scaffali. Insomma, pare proprio che il pericoloso prisma a sei facce sia fuori dalla sua portata di intervento distruttivo. Per ora (mai si sottolineerà abbastanza la fragilità della posizione della Dea ragione a questo mondo). Allora cosa escogitare? Mandare emissari, magari qualificati ("una professoressa", spiega il personaggio "che lo ha anche letto, mentre io non ho tempo") a prendere il libro in prestito. E tenerselo a vita. Anzi, prestarselo tra compagni di partito, evitando che il resto dei cittadini possa venire sedotto dal pericoloso contatto delle loro menti con la parola scritta. Per ora il sindaco ci ha ricavato un bel po' di pubblicità, e probabilmente ci contava. Evidentemente è così sicuro dei suoi seguaci da non temere l'effetto descritto da Italo Calvino in Un generale in biblioteca (novella tutta da degustare) a tenersi così vicine quelle pagine inchiostrate. Ma chissà, dato che con le biblioteche e la lettura costui non sembra avere grandissima confidenza, se sa che, spingendo tutti i suoi accoliti a prendere il libro in prestito, gli sta allungando la vita. Perché nelle biblioteche pubbliche, più un libro è richiesto e soprattutto prestato, più vuol dire che è utile alla comunità di riferimento, quella che con le sue tasse lo ha pagato, insomma. E quindi guai a toccarlo, anzi, se si rovina o si perde, va ricomprato immediatamente. E seconda cosa, il sindaco sta rendendo un servizio alla biblioteca del comune che dovrebbe, ovviamente, ben amministrare: la qualità di una biblioteca oggi, infatti, si misura anche dal numero di prestiti dei libri che possiede. Quindi, sindaco, continui ad accalorarsi, che i libri son bestie strane: fragili, ma coriacei. Soprattutto, imprevedibili (qualche volta, anche i bibliotecari).

Ho appreso di questa vicenda da Lorenzo de Bellis, che l'ha raccontata in AIB-Cur.

mercoledì 25 gennaio 2012

Biglietto di ringraziamento

Questo post vuole essere un biglietto di ringraziamento per una persona che mi ha insegnato a divertirmi con i " colori da passeggio", come li chiamo io (quelli fatti di stoffa che si portano addosso, cioè). Aprendo una sorta di respiro rilassato e giocoso nelle mie rigide monocromie da troppo tempo uguali e ingessate. Insegnato magari è una parola impegnativa. Diciamo che lei spiega ottimamente, che io poi ci riesca è da tutto dimostrare. Non solo, ma si presta con inalterabile gentilezza a rispondere a tutte le mie importune, irruente, incessanti, logorroiche, infinite domande. E ci azzecca sempre. Come faccia, dato che non mi ha nemmeno mai vista, rimane un mistero. Ma si sa, la classe non è acqua...

In più, ha una passione per la memoria, il passato, la trasmissione del ricordo.
Chissà, quindi, se la tenuta di questo bimbo, libera interpretazione di quegli esercizi che ho visto troppo tardi, susciterà la sua approvazione.

Del resto anche la mamma del bimbo non scherzava: era una regina.

sabato 14 gennaio 2012

«Notte e nebbia»

Quella qui sotto è una prova che avrebbe voluto rifare questo: in realtà è venuta una versione al rallentatore con una macchina che andava molto piano...




Talvolta a leggere i blog vien voglia di imitarli, facendo cose che non ci sarebbero mai venute in mente.





Qualche esperimento in una notte di dicembre.




























meno male che ci sono i muretti, le spallette, le panche, le pietre sporgenti per chi non ha cavalletti come la mia macchinina. Certo a questo punto le inquadrature diventano un po' obbligate :-).





















Insomma, non è che le immagini Blogger le sappia manovrare molto bene. Qui c'è voluto l'aiuto suo per allinearle e ancora non sono riuscita a fargli capire (a Blogger, non al soccorrevole e gentile Zio taggatore, beninteso, che mi ha regalato le istruzioni per Natale mentre il panettone gli lievitava - il suo, ovviamente) che fra una foto e l'altra io vorrei spazio. Tanto spazio. Per cui questo post è stato un estenuante taglia e cuci (che come espressione mi pare più autoctona di copia e incolla :-) ). E non c'è stato verso di allinearne due una a destra e una a sinistra sulla stessa riga.






Ma le tre ore e mezza che potevo dedicare al blog sono finite. E le immagini della nebbia novembrina sui muri di questa piccola cittadina sui monti resteranno così, appiccicate. Però consiglio a tutti di prendere una macchinetta, una notte di fine autunno, un bel po' di nebbia e provare a fotografare. Magari in gruppo e poi giocare insieme.




E giuro che questa estate faccio un ripasso di HTML coi fiocchi. Tanto ahimé non sarò più libera di andare vagando per seguire le mie scoperte attraverso l'Europa.