Oggi

"Data">Data Rivoluzionaria

pellegrinablog,chiocciolaquindi,gmail.com

per gli scribi

Toulouse en érasmienne

domenica 15 settembre 2019

Memento

Il n’a que le pouvoir que tu lui donne.

giovedì 29 agosto 2019

No comment

La ricompensa si dà per un servigio, Commissario.
Non sapevo fosse prevista per un membro dell’istituzione che lei contribuisce indegnamente a governare. In quale norma essa è definita? In cambio di cosa?
L’Italia ha forse reso un servigio a lei? All’istituzione di cui lei è organo?
Ha ricevuto una delazione? Un servizio innominabile? Un favore?
É lei forse arbitro di una gara?
Ah, dice di no? Va bene.
I paesi membri sono dunque dei servi?
Buono a sapersi, commissario.
Ma vede, io ho fatto pessime letture.
Tra servi e padroni puo’ esistere un solo rapporto: l’inimicizia.


lunedì 19 agosto 2019

Le tocsin

Nous ne les reverrons plus c’est fini ils sont foutus. Cosìne La force des choses si ricorda la liberazione.
Agosto, primo mese d’autunno per il calendario celtico e mese di rivoluzione e di rivolte per Parigi. 4, 10, 17, senza dimenticare la terribile notte di Saint-Barthélemy.
Oggi è la data dell’insurrezione contro l’occupazione tedesca e nazista organizzata dalla Resistenza parigina a partire dall’edificio della Préfecture sull’Ile de la Cité. I suoi vicini più smaglianti lo fanno un po’ dimenticare, ma lui è lì, davanti la Sainte-Chapelle e la Conciergerie dove le italiane vanno a piagnucolare su una regina che non conoscono se non dai dimettono ammeregani di lustrini e cartapesta, e Notre-Dame ferita alle spalle, sotto i grandi alberi le nuvole e il vento di questa prima giornata d’autunno, la più bella stagione di Parigi.








sabato 17 agosto 2019

Ipse dixit

Un giorno qualcuno disse che i buoni libri hanno margini ampi. Come dargli torto?

venerdì 19 luglio 2019

Biblioteche, Francia


Avvertenza: blogger e google hanno deciso di non farmi più commentare sui blog, perché non riconoscono più il mio account né su questo né su altri, sia blogger sia WordPress, e quindi non posso nemmeno più rispondere a chi ha commentato il mio post precedente, né come Pellegrina né come anonimo. Rimangono attivi dio, cioè google sa perché, soltanto i commenti su un paio di blog che leggo da tempo, scelti in modo del tutto incomprensibile perché su altri, che leggo da più tempo ancora, è impossibile collegarsi. Misteri. Ovviamente l’assistenza non dà nessuna informazione utile, come nella migliore delle tradizioni, limitandosi a farti ripetere una sequenza di operazioni scontata e assolutamente inefficace, per poi chiederti se è servito.

Ciò detto, stamattina sprofondo come al solito in una delle infinite e meravigliose biblioteche di qui. Meravigliose perché ricche in collezioni eccellenti, perché ben tenute e perché funzionano molte ore al giorno, non limitandosi a darti un tavolo e una sedia scomode e mal illuminate, ma fornendo un servizio coi fiocchi di distribuzione dei libri. Di cui approfitto con un senso di sollievo, quando penso che in Italia, a Roma poi non ne parliamo, chiedere più di due libri per volta rappresenta un affronto da lavare con la cafonaggine alla sacra missione del Primo non leggere ricordata da Armando Petrucci e da Umberto Eco ormai diversi decenni fa.  
Stamattina avevo prenotato la mia solita pila, e adocchiato un posto che mi conviene, quello preferito è già preso, quindi bisognerà adattarsi, ma non c’è ressa (1), vado al bancone, chiedo il mio posto, prendo la prima metà della pila, la porto al posto e ritornando a prendere la seconda metà vedo l’addetto alla distribuzione che mi viene incontro a metà strada con il resto dei volumi. Cosa che non è assolutamente suo compito fare. 
Ecco, se mi chiedete perché amo questo paese con tutta l’anima mia, iniziare una giornata di studio cosi’ è una e forse la principale risposta.

(1) Su questo e altri divertimenti della vita quotidiana di studio, Arlette Farge, Le goût de l’archive, Paris, Seuil, 1997. Una traduzione italiana si trova qui.


sabato 29 giugno 2019

Les nuits de la saint Jean

Sono le notti mezza estate tenendo conto del calendario celtico per cui l’estate comincia il primo maggio e finisce il primo agosto. A quest’ora in Normandia il cielo ancora non è del tutto scuro. Si avvicina piuttosto al blu della scrittura delle Très riches, un tono da lapislazzuli ma più translucido e trasparente. Anche qui fioriscono cespugli di violetta lavanda e i prati prendono come sfondo la pietra sottile e chiara delle chiese. Il castello gode i venti del colle e la sua antica sala si indovina ancora dall’alto delle mura.
Sempre per via dei biglietti ormai costosissimi del treno mi sono alzata alle cinque per prendere l’unico a un prezzo meno caro, sono stata imbrogliata sui biglietti dell’autobus da un asiatico che ha rilevato una tabaccheria prima tenuta da un venditore gentilissimo, poi ho incontrato un autista squisito dell’autobus che mi ha  indicato la sede dell’azienda dei trasporti dove farmi rimborsare dei vecchi biglietti non utilizzati. Adesso potrei attraversare la città in lungo e in largo senza problemi. Appena trovata alla stazione scoppio a ridere: « Spiagge chiuse a causa del caldo » proclama un giornale locale. In questi giorni sono tutti stremati e balbettanti, ma non si sta poi così male. Chiudono le biblioteche, chiudono alcune sale delle biblioteche, gli archivi, i direttori dei grandi enti mandano lettere in cui si raccomanda di non sovraccaricare il personale e lasciarlo lavorare a suo ritmo! In metropolitana di raccomandano di bere e mangiare, rinfrescandosi. Tutto molto encomiabile, se non fosse che ad esempio, le fontanelle sono state estirpate da tutta Parigi, i vestiti di cotone e lino di un tempo sostituiti da poliestere e viscosa, le scarpe di cuoio aperte da scarpe da ginnasti a chiuse e soffocanti. Il mercato fa di tutto per spingere a una vita quanto mai malsana ma favorevole a propri profitti, il pubblico si appella a un senso malinteso di responsabilità individuale scaricandosi dal compitosi rendere  possibile una vita sana e responsabile regolamentando l’organizzazione del contesto in cui vivono gli individui. In tutto questo resistono ancora antiche sacche di consapevole servizio pubblico, come l’autista, l’azienda dei trasporti o gli addetti dell’archivio che mi vanno a cercare le buste in cinque minuti perché devo partire. Meglio ancora, stasera ho incontrato due neolaureati che hanno appena vinto il concorso per maestri elementari. Volevano questo, hanno forse ventiquattro anni, l’anno scorso non ce l’avevano fatta, quest’anno sì. Hanno una lavoro dignitoso, una prospettiva davanti e guardano con un po’ di ansia e molta voglia all’indipendenza adulta che si prepara. Nessuna posticcia « responsabilità individuale » in Italia gli avrebbe mai permesso di avere questo. Per non parlare di chi appena finita la tesi di dottorato ha la pubblicazione e un contratto di un anno per aiutarlo a prepararla e poi verosimilmente un posto a meno di trent’anni.
Quanto durerà tutto questo? Non si sa, hanno votato un presidente venuto apposta per eradicare questa civiltà e che no ha nascosto mai di volerlo fare. Stanno privatizzando l’energia, gli aeroporti e la lotteria pubblica, stanno lanciando dei programmi folli di speculazione edilizia in città già soffocate dal cemento come Parigi e Lione, abbassando i soffitti delle case, rimpicciolendo le finestre creando celle di alveari al posto delle case luminose e ariose della fine del XIX secolo. Vedere il paese che amo distruggere la propria civiltà e quanto aveva di migliore senza che nessuno lo obblighi a farlo se non la propria inconsapevolezza è straziante. Questa gente si merita di meglio della paccottiglia liberista ed europeista.

mercoledì 5 giugno 2019

Un brutto giorno

Inizia proprio male malissimo. Stanotte alle 2 arriva un messaggio mentre sto dormendo, speravo di essere riuscita a affittare la mia casa per un mese, perché ne avevo davvero bisogno, invece niente ed è un bel problema, economicamente una mezza catastrofe, per di più detto all’ultimo momento e per di più con il rischio di avere provocato un equivoco senza volerlo, il che non è mai un bene rispetto ai propri contatti.
Stamattina arriva invece una malefica zanzara che mi pizzica due volte svegliandomi prima dell’alba, perché il padrone di casa ha un sifone tappato in cortile che non si decide a aggiustare e le larve prosperano, poi vengono da me che ho la pelle più tenera, si vede.
In più rogne di salute mi impediscono di fare attività fisica e rimanere in forma.
E oggi giornata pienissima con tanto di incontro alla fine. Ieri mi sembrava di avere lavorato bene in tutti i sensi, oggi avrei dovuto concludere una tappa importante, e invece colpo di sfortuna depressiva.
Le preoccupazioni economiche ammazzano in tutti i sensi, non c’è nulla che sia peggio né più difficile da superare.
Il resto sono chiacchiere.

Aggiornamento: e quando ho scritto questo non avevo letto i giornali da due giorni. Siamo in mano a degli Tsipras di second’ordine. Dalla Ue, com’è ovvio per tutto cio’ che è merda e nient’altro che merda, regaleranno tutto il peggio del sottogoverno purché vengano distrutte pensioni e sanità. 
Non è rimasto neanche il sole, qui diluvia e fa sedici gradi.
Il giorno non è brutto, è orrendo.

Aggiornamento dell’aggiornamento: dal lavoro in Italia notizie di grandi sommovimenti, in atto da tempo ma annunciati con tre giorni di anticipo ai soli che non lo sapevano, vale a dire ai principali interessati dal sommovimento medesimo.
Prima conseguenza diretta: posso scordarmi che la mia graduatoria scorra.
Seconda: posso scordarmi dei contributi decenti, li abbiamo regalati a chi per quindici anni ci ha fatto i contratti para subordinati forzati, la partita IVA forzata, è diventato competitivo grazie all’evasione legalizzata degli oneri contributivi, permessa dalla legge Prodi-Treu e incoraggiata dalla svalutazione interna imposta dalla UE. E ora riformano le pensioni perché il loro ammontare ci faccia morire di stenti o ci facciano venire voglia di ucciderci con la morte di stato prima di diventare troppo costosi per il sistema privato. Come aveva già spiegato candidamente la presidente del FMI Lagarde.
Terza: posso scordarmi qualsiasi soddisfazione e autonomia professionale per tutti i lustri che ancora  mi attendono.
No, non vi daro’ la soddisfazione di abbreviare la mia vita di un solo minuto secondo, farabutti. Che siate maledetti per l’eternità.

Il giorno non migliora e oscilla tra farsa e tragedia.

Aggiornamento dell'aggiornamento dell'aggiornamento: con le premesse di cui sopra dopo un pranzo con Nicolas che ritorna negli USA a tagliare uniformi carico di torte e pacchetti firmati Dior, il quale mi consola come può delle mie vicissitudini lavorative - come prendono un'aria compunta gli USA quando gli spieghi i tuoi guai non c'è paragone - scappo una misera ora in biblioteca prima della chiusura. Buttata fuori dalla biblioteca arranco verso la prima delle due conferenze in programma. Attraversando le gallerie verso l'auditorium faccio appena in tempo a bearmi del fascino che esercita sempre su di me un gruppo composito per età, ruoli e sesso intento a discutere dei più inverosimili argomenti che gli passino per il capo con intensità e passione che scopro di avere clamorosamente sbagliato settimana.
Due ore di attesa componendo un commento su internet che non riesco a postare, perdendolo, e corro al métro che mi porta alla presentazione di un libro. Devo cambiare a una stazione che detesto perché è grandissima e si perde un'infinità di tempo, mi forzo, scendo e scopro che la fermata della linea che mi interessa è chiusa per lavori. Aspetto la nuova corsa del métro, lo riprendo, scendo a una fermata più avanti dove c'è una seconda coincidenza, attraverso tutti i sotterranei di Parigi e acchiappo l'altra linea.
Non dite: "potrebbe piovere", diluvia da stamattina.


P.S.: Da questo momento in poi tutto andrà bene: mi inerpico felice sulla collina, entro in libreria, tutti sono già seduti e ascoltano un grande avventurarsi fuori dal suo terreno per applicare l'approccio e i metodi del suo ramo all'analisi del presente di questo paese. Mi nota entrare e quasi mi sorride, cominciando a citare Sciascia. Alla fine mi si avvicina, mi porge la mano e si dichiara felice di avermi visto. Mi fa una dedica per me commovente e spera di rivedermi a un paio di convegni. 
La notte sognerò di cadere dal tetto della mia casa italiana, restando sospesa tra il parapetto e il cornicione. Il sogno si interromperà e riprenderà avvolto da un paesaggio di ghiaccio, mentre mi dico che devo assolutamente trovare una picozza per rimanere aggrappata alla neve. Alla fine con uno sforzo inconcepibile riesco a sollevare un ginocchio fino al bordo del cornicione, mi appoggio, mi tiro fin sul tetto, in salvo.
Ma al sicuro?