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Toulouse en érasmienne

martedì 23 aprile 2019

La catastrofe (psico drammatica) pasquale

Più ci sto in mezzo più mi convinco quanto sia ridicolo, per non dire altro, che ci voglia un’autorizzazione per abortire. Se mai, l’autorizzazione ci vorrebbe per farli i figli, non il contrario.
Non è morto nessuno,  non ci sono feriti fisici, le armi non sono state sfoderate.
Ma la giovane donna perdutamente presa di un uomo che mai fu realmente suo, pur amandola senza dubbio, mai rinuncerà a costruire nella sua mente quella famiglia ortodossa e piena di affetto che non è mai esistita e ad applicare quell’ideale a una  vita reale posteriore di decenni e decenni che non gli corrisponde. Una vita reale in cui fa danno perché crea legami e sentimenti inesistenti alterando la percezione di chi è coinvolto e finendo col pretendere azioni incongrue a partire da presupposti sbagliati:
Madre, lasciami respirare. Tuo marito non mi ama di amore paterno: ama te. A me sta benissimo e a lui pure. Io son felice che lui ti protegga e ti accompagni nella vita dopo una solitudine che non meritavi. Ma basta così. Non si realizzano i sentimenti forzando le situazioni. Io ho dovuto imparalo a spese degli affetti più cari. Tu non ancora?
Sì ho passato Pasque migliori che a far psicodrammi in internazionale.
Sono stremata.
 Voglio la mia vita. Voi due vi siete fatti la vostra, tu e mio padre. Malgrado sua moglie e suo figlio vi siete vissuti il vostro amore che vi appassionava. Fatti vostri, non voglio saperlo.
Adesso tornate nel vostro passato incompiuto, mi avete oppresso abbastanza con la vostra incapacità a risolvere i nodi della vostra vita. Lasciatemi vivere, lasciatemi vivere in pace!

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