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per gli scribi

Toulouse en érasmienne

mercoledì 23 settembre 2020

Decidere

 Avrò deciso tre o quattro volte negli ultimi anni.

Il meccanismo è sempre quello.

Iniziativa lavorativa, risultati, schiaffo.

Richiesta di materiale per poter raggiungere risultati sul lavoro, schiaffo.

Organizzazione di meccanismi e processi di lavoro, coordinamento di persone che portano risultati, schiaffo.

Progetto portato avanti e conquistato, schiaffo.

Apprezzamento ricevuto da qualcuno e proposta di collaborazione, schiaffo.

Prima non vedevo le concatenazioni.

Ora è proprio palese che qualsiasi cosa io faccia per far funzionare ciò che è mio dovere istituzionale far funzionare, il risultato è sempre e solo uno: lo schiaffo.

Il senso non è difficile, ed è: vattene o immobilizzati.

Malgrado tutto qualcosa mi manteneva attaccata a quel luogo. Non solo fantasie masochistiche. Mi dà profonda soddisfazione, financo gioia, il rapporto con chi fruisce il mio lavoro, soprattutto per certi aspetti. So che andarmene significa perderlo proprio nelle sue articolazioni più approfondite e gratificanti. Inoltre era la sola chance di poter tornare ogni anno in Francia.

Ma ormai le cose stanno precipitando nell’umiliazione continua e reiterata. E la Francia non posso più permettermela.

Da prima delle vacanze avevo deciso che il mio futuro era altrove. Durante la quarantena avevo capito a livello persino fisico di non poter più tornare in un luogo dove persino la richiesta dei più banali attrezzi di lavoro era un problema.

A livello centrale poi il mio settore sta venendo smantellato, il che comporta una pietra tombale su qualsiasi già difficile prospettiva (grazie UE e le tue BALLE di debito insostenibile, grazie utili o troppo furbi idioti di quaggiù, di quelli chelosannoperchél’hanlettosurepubblica) di una carriera ferma da undici anni. La mia posizione già non riconosceva né i miei titoli né l’esperienza né le capacità. 

Oggi è evidente, per l’ennesima volta, che non potrei fare più nulla a nessun livello.

Per motivi che ignoro quel luogo dev’essere distrutto.

Passandomi sopra se del caso.

L’ultimo legame affettivo si è non spezzato, ma ha perso di valore davanti alla necessità di sopravvivenza. 

L’incapacità delle organizzazioni di vedere e far vivere le qualità e le passioni di chi vi lavora per salvaguardare equilibri nel più dei casi malsani e soprattutto inutili sarà sempre la perdita e il costo più insensato che esse pagheranno.

Cerchiamo di non pagarlo noi.

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