cadutami sotto gli occhi giusto oggi in ufficio. Mentre gli occhi mi si chiudono dalla stanchezza e vengono rapiti dall'idea di quel vento.
Ni vu ni connu
Je suis le parfum
Vivant et défunt
Dans le vent venu!
Ni vu ni connu,
Hasard ou génie?
A peine venu
La tâche est finie!
Ni lu ni compris
Aux meilleures esprits
Que d'erreurs promises!
Ni vu ni connu,
Le temps d'un sein nu
Entre deux chemises!
Paul Valéry, Charmes, deducere carmen
lunedì 30 luglio 2012
martedì 3 luglio 2012
Luglio
Mentre indugi al pc più di quanto il buonsenso vorrebbe, dimenticando in quattro giorni parigini la tristezza dell'Italia che ti riacchiappa puntuale da lontano con le sue pastoie burocratiche, i suoi lacci soffocanti tuo malgrado e con un biglietto già per dopodomani, levi la testa dalla tastiera e trovi una gran luna piena e rasserenante dentro alla finestra.
L'aria è fresca e estiva, come le estati nordiche sanno offrire. Nella corte ci sono ancora le rose fiorite di maggio.
Domenica i padroni di casa hanno festeggiato l'estate con musiche e balli. Nel sole.
... e tanti dolcetti. Alla fine sorridevano innamorati, radiosi e felici.
Questa volta mi hanno dato quella che chiamiamo, per scherzo, la Chambre bourgeoise. Una bella stanza, grande, luminosa e allegra. Una finestra sulle rose e sulla luna.
Ho avuto la fortuna di scoprire un altro luogo splendido per cercare i miei amati documenti. Nel frattempo sono andata a svaligiare questo negozio: mezzo chilo in più da riportare a casa :-) oltre al mio solito quintale di carta stampata.
Sono stata felice.Qui sono serena.
E a Roma forse qualcuno verrà da ancora più lontano a rallegrare il mio esilio :-O
Ma adesso è ora di andare a nanna. Se no, domani, come si lavora?
Una tisana di lavanda, e buonanotte.
Aggiornamento: mattina. Lettura di quotidiano italiano online: http://palermo.repubblica.it/cronaca/2012/07/02/news/ingroia_sull_inchiesta_trattativa_dalle_istituzioni_nessun_sostegno-38393645/?ref=HREC1-4
http://www.repubblica.it/politica/2012/07/02/news/riunione_spending_review-38374010/?ref=HREA-1
Io non voglio vivere in un paese del genere, consapevolemente consegnato alla mafia e alla miseria ogni giorno che passa.
L'aria è fresca e estiva, come le estati nordiche sanno offrire. Nella corte ci sono ancora le rose fiorite di maggio.
Domenica i padroni di casa hanno festeggiato l'estate con musiche e balli. Nel sole.
... e tanti dolcetti. Alla fine sorridevano innamorati, radiosi e felici.
Questa volta mi hanno dato quella che chiamiamo, per scherzo, la Chambre bourgeoise. Una bella stanza, grande, luminosa e allegra. Una finestra sulle rose e sulla luna.
Ho avuto la fortuna di scoprire un altro luogo splendido per cercare i miei amati documenti. Nel frattempo sono andata a svaligiare questo negozio: mezzo chilo in più da riportare a casa :-) oltre al mio solito quintale di carta stampata.
Sono stata felice.Qui sono serena.
E a Roma forse qualcuno verrà da ancora più lontano a rallegrare il mio esilio :-O
Ma adesso è ora di andare a nanna. Se no, domani, come si lavora?
Una tisana di lavanda, e buonanotte.
Aggiornamento: mattina. Lettura di quotidiano italiano online: http://palermo.repubblica.it/cronaca/2012/07/02/news/ingroia_sull_inchiesta_trattativa_dalle_istituzioni_nessun_sostegno-38393645/?ref=HREC1-4
http://www.repubblica.it/politica/2012/07/02/news/riunione_spending_review-38374010/?ref=HREA-1
Io non voglio vivere in un paese del genere, consapevolemente consegnato alla mafia e alla miseria ogni giorno che passa.
mercoledì 27 giugno 2012
Un paese di calzolai
Perché finanziare la ricerca se produciamo le migliori scarpe del mondo? Sarebbero state le parole del penultimo Presidente del Consiglio. Forse perché ammesso che sia vero, quelle scarpe pochi Italiani se le riescono a mettere ai piedi, dovendo rivolgersi piuttosto a prodotti di plastica made in China o in qualche scantinato come quelli di Barletta. Perché non lasciare che la ricerca la finanzino i "paesi che hanno soldi"? avrebbe invece affermato diversi decenni fa Giuseppe Saragat, segretario dell'allora PSDI. Magari per evitare di restare poveri. Le ragioni del legame tra ricerca e benessere sono spiegate più in dettaglio in questo articolo quasi del tutto condivisibile - la fede nella valutazione fra pari e nella sostanziale bontà del patrio sistema universitario manifestata dall'autore, forse per motivi anche familiari, io proprio non riesco a condividerla e la mia esperienza è lontana anni luce da quel che lui sostiene. Il suo pezzo è la prefazione di un libro che appare molto interessante, sul ruolo della ricerca fondamentale, quella che non porta immediatamente un risultato "pratico","produttivo", "spendibile", quella anche che non si tramuta mai in prodotti ma magari illumina le cause e le origini del nostro mondo attuale dandoci la coscienza consapevole di ciò che siamo e come viviamo. Insomma, una volta illuminati sul fatto che abbiamo le scarpe anziché le vele, sarebbe il caso di metterci anche un bel tacco 12 (o un vibram da lunga marcia).
giovedì 21 giugno 2012
Vive la France
Nessuno parli male della Francia, oggi. Per me, da due anni e mezzo, è stato e resta un grande paese generoso e dignitoso. Che dà dignità.
Speriamo di non doverne parlare male mai.
Una piccola cosa, ancora in fieri, ma bella.
L'estate sia propizia.
Ah, e nemo propheta in patria. Ma per ora, sottovoce.
Speriamo di non doverne parlare male mai.
Una piccola cosa, ancora in fieri, ma bella.
L'estate sia propizia.
Ah, e nemo propheta in patria. Ma per ora, sottovoce.
martedì 12 giugno 2012
è così che ci si sente
quando si vede passarti avanti una mediocre persona intrigantella? un essere furbetto che crede di avere svoltato quando ha scaricato il lavoro sugli altri? quando, ciò che è ben peggio di un qualche guarda e passa di cui non curarsi, ci si sente ripudiate per il capriccio di un nume che non è un nume, ma cui il malcostume italiano dà la possibilità di essere un nume? quando il tuo lavoro ti viene occultato, le promesse infrante, anche le più piccole, le comunicazioni diventano frettolose brutali ineleganti, nemmeno con una frase di scuse, anche se ipocrite? quando vieni buttata giù da una barca sapendo che per te davanti non c'è fondo? e che quel che chiedi è per te tutta la tua vita non materiale? quando ti viene rifiutata persino una parola per aiutarti a rifarti a tue spese una situazione altrove?
E' così che viene una grande, proprio grande voglia di gelato?
Ma perché attendere le cose brutte per apprezzare le cose più belle?
Scherzo, ma piango nel cuore e con gli occhi. Anche se me l'aspettavo.
Una volta almeno c'era una coscienza in queste cose: se non ti voglio tra i piedi, ponti d'oro per fuggire altrove. A me, oggi, è negato persino questo.
Non dimenticherò mai l'inutilità persino sadica di questo gesto. La sua ferocia gratuita, cattiva, immotivata, inspiegata, indegna. Infelice.
Mai.
E' così che viene una grande, proprio grande voglia di gelato?
Ma perché attendere le cose brutte per apprezzare le cose più belle?
Scherzo, ma piango nel cuore e con gli occhi. Anche se me l'aspettavo.
Una volta almeno c'era una coscienza in queste cose: se non ti voglio tra i piedi, ponti d'oro per fuggire altrove. A me, oggi, è negato persino questo.
Non dimenticherò mai l'inutilità persino sadica di questo gesto. La sua ferocia gratuita, cattiva, immotivata, inspiegata, indegna. Infelice.
Mai.
mercoledì 6 giugno 2012
Il lusso
in un pomeriggio di maggio, su internet, girovagando l'occhio cade su una grande casa in una piccola isola meditarranea. In un giardino affacciato dall'alto sul mare, sotto un pergolato, è sistemato un letto coperto da una coltre di spesso cotone bianco. Un smania improvvisa, di sole, mare addosso, bevande ghiacciate, sorrisi, lunghi sonni profondi. Cos'è il lusso? Il tempo, poterselo procacciare con facilità per ciò che si ama. Lo spazio: vivere con poche, belle, utili cose e tanto spazio e natura piena attorno. Una fitta.
Il letto all'aperto, comunque, mi ricorda quello costruito nel verziere per Tristan e Iseut nel poema di Thomas.
Il letto all'aperto, comunque, mi ricorda quello costruito nel verziere per Tristan e Iseut nel poema di Thomas.
mercoledì 23 maggio 2012
Partite I.V.A.
E così le "vere" partite IVA sarebbero quelle che dichiarano non meno di 18.000 euro lordi l'anno. Emendamento presentato dai relatori (in ordine alfabetico) Maurizio Castro (Pdl) e Tiziano Treu (Pd) al decreto legge sulla riforma del lavoro voluto dal governo di Mario Monti e realizzato dal ministro Elsa Fornero. Per la cronaca, il PD, per bocca del capogruppo parlamentare Anna Finocchiaro, si dice "soddisfatto". 18.000 euro lordi annui renderanno impossibile a un titolare di partita IVA ricorrere a un giudice per chiedere di essere assunto. Sopra questa cifra, infatti, si presume che non si possa trattare di quel lavoro subordinato nella realtà (o economicamente dipendente, secondo la nuova definizione giuridica), quasi sempre svolto per un unico committente, fatto passare per libera prestazione professionale anche se con vincoli orari, ad esempio, e molte altre caratteristiche proprie del lavoro subordinato. Con la non trascurabile differenza che il committente non paga un centesimo di contributi, non garantisce ferie, malattia, maternità, non gestisce la contabilità: quelle se le paghi il lavoratore, con i suoi bei 18.000 lordi l'anno. E se voglio girarti le spalle non ho nemmeno da scrivere una carta: basta il silenzio, da un giorno all'altro.
Ci ho lavorato per tali spietate sanguisughe criminali, so di cosa parlo. Conosco diverse persone brave e preparate, degne di migliore dignità, costrette a coabitare magari su un divano letto messo in cucina, senza poter avere una vita privata degna di questo nome, né uno spazio dove rilassarsi davvero, per "abbassare il costo del lavoro" ai nostri sfruttatori ingioiellati (sì, le ho viste e sentite le signore coperte di gioielli con ville in campagna dirci che "in questo mestiere non è mai diventato ricco nessuno", prima che ti annunciassero il licenziamento per telefono). Ricchezza? Piuttosto vorremmo dignità. Vorremmo quel che sta scritto nella Costituzione della Repubblica italiana (non quella dettata da Angela Merkel). Artt. 1, 3, 4, 9, 35, 36, 39, 41, 47, 53. Se proprio vogliamo continuare a dirci italiani. Io da un pezzo ne farei a meno volentieri.
Questo paese è senza speranza, se nessuno fiata davanti a una simile truffa. Se nessuno capisce che è una truffa. Se nessuno fa attenzione a queste misure "difficili" perché "tecniche". Ai discorsi "complessi", ma che proprio perché complessi toccano la carne i nervi e il cuore di tutti.Quindi, bisogna comprenderli bene. Non ci sono scuse, per nessuno.
In cambio, ci fanno passare un ipotetico aumento del salario minimo per i parasubordinati (i contratti coccodè) come un gran progresso verso l'Europa. Chi controllerà questi contratti? Peccato che il nuovo sistema di ammortizzatori per il parasubordinato sia ipotetico, legato a una ripresa che non dipende certo dal pietismo paternalista della coccodrilla familista di un governo familista.
Peccato che in Europa, in Francia, ad esempio, il parasubordinato nemmeno esista. Esiste la precarietà, ma nessuno si sognerebbe di legalizzare quella scandalosa evasione contributiva che è il parasubordinato. Poi dicono che per le pensioni non ci sono i soldi: e se non vengono pagati i contributi a chi oggi lavora, da dove dovrebbero uscire i soldi per i pensionati?
Però sempre secondo la riforma di questo governo il contratto a progetto va mantenuto perché ha dato "buona prova" (vedere capoverso su Le forme contrattuali - che, tra parentesi, non sono state affatto sfoltite come propaganda afferma).
Buona prova il co.pro. per chi? Per chi? Per coloro che emigrano pur non volendo per tentare di trovare di meglio?
Il parasubordinato è una bomba sociale che non dovrebbe esistere. Punto.
In Francia si va in pensione a 62 anni (fino a due anni fa a 60 come stabilì François Mitterrand). In Francia ci sono contratti precari. Ma sono contratti, per le mansioni qualificate, anche da 1900 euro al mese netti o più, per un laureato in economia ambientale che faccia ad esempio il documentalista. E la cosa può essere giudicata come poco congrua. Benché ci siano ferie, malattia e tutto il resto. Viziati? No, dignitosi.
Quando gli parli del parasubordinato non capiscono. Semplicemente non ci possono credere. Pensano che tu li stia prendendo in giro. O che non sappia quel che dici.
E noi continuiamo a farci incantare da questi imbonitori, scaltri e consapevoli servitori del privilegio e della ricchezza. Maggiordomi e agenti dei loro compari.
Altro che bunga bunga. Siamo minorenni da sciupare.
Ci ho lavorato per tali spietate sanguisughe criminali, so di cosa parlo. Conosco diverse persone brave e preparate, degne di migliore dignità, costrette a coabitare magari su un divano letto messo in cucina, senza poter avere una vita privata degna di questo nome, né uno spazio dove rilassarsi davvero, per "abbassare il costo del lavoro" ai nostri sfruttatori ingioiellati (sì, le ho viste e sentite le signore coperte di gioielli con ville in campagna dirci che "in questo mestiere non è mai diventato ricco nessuno", prima che ti annunciassero il licenziamento per telefono). Ricchezza? Piuttosto vorremmo dignità. Vorremmo quel che sta scritto nella Costituzione della Repubblica italiana (non quella dettata da Angela Merkel). Artt. 1, 3, 4, 9, 35, 36, 39, 41, 47, 53. Se proprio vogliamo continuare a dirci italiani. Io da un pezzo ne farei a meno volentieri.
Questo paese è senza speranza, se nessuno fiata davanti a una simile truffa. Se nessuno capisce che è una truffa. Se nessuno fa attenzione a queste misure "difficili" perché "tecniche". Ai discorsi "complessi", ma che proprio perché complessi toccano la carne i nervi e il cuore di tutti.Quindi, bisogna comprenderli bene. Non ci sono scuse, per nessuno.
In cambio, ci fanno passare un ipotetico aumento del salario minimo per i parasubordinati (i contratti coccodè) come un gran progresso verso l'Europa. Chi controllerà questi contratti? Peccato che il nuovo sistema di ammortizzatori per il parasubordinato sia ipotetico, legato a una ripresa che non dipende certo dal pietismo paternalista della coccodrilla familista di un governo familista.
Peccato che in Europa, in Francia, ad esempio, il parasubordinato nemmeno esista. Esiste la precarietà, ma nessuno si sognerebbe di legalizzare quella scandalosa evasione contributiva che è il parasubordinato. Poi dicono che per le pensioni non ci sono i soldi: e se non vengono pagati i contributi a chi oggi lavora, da dove dovrebbero uscire i soldi per i pensionati?
Però sempre secondo la riforma di questo governo il contratto a progetto va mantenuto perché ha dato "buona prova" (vedere capoverso su Le forme contrattuali - che, tra parentesi, non sono state affatto sfoltite come propaganda afferma).
Buona prova il co.pro. per chi? Per chi? Per coloro che emigrano pur non volendo per tentare di trovare di meglio?
Il parasubordinato è una bomba sociale che non dovrebbe esistere. Punto.
In Francia si va in pensione a 62 anni (fino a due anni fa a 60 come stabilì François Mitterrand). In Francia ci sono contratti precari. Ma sono contratti, per le mansioni qualificate, anche da 1900 euro al mese netti o più, per un laureato in economia ambientale che faccia ad esempio il documentalista. E la cosa può essere giudicata come poco congrua. Benché ci siano ferie, malattia e tutto il resto. Viziati? No, dignitosi.
Quando gli parli del parasubordinato non capiscono. Semplicemente non ci possono credere. Pensano che tu li stia prendendo in giro. O che non sappia quel che dici.
E noi continuiamo a farci incantare da questi imbonitori, scaltri e consapevoli servitori del privilegio e della ricchezza. Maggiordomi e agenti dei loro compari.
Altro che bunga bunga. Siamo minorenni da sciupare.
Iscriviti a:
Post (Atom)