W la France. Come si fa a non dirlo? O a non ammirare questo paese? Stasera sono ancora qui a lavorare e capisco di colpo che non posso sopravvivere nello stato di attuale abissale incompetenza in cui mi trovo. Ho assoluto bisogno di consultare immantinenti aiuto la fondamentale opera Mercurius in trivio, libro mirabile di dottrina direbbe Guglielmo da Baskerville, ben noto a tutti tranne che alla sottoscritta. Trattandosi di libro italiano e pure parecchio specialistico, parte la frenetica consultazione degli opac nostrani, con tanto di strologamenti su quale bibliotecario paziente e amorevole andare a supplicare perché mi mandi subito le pagine che mi occorrono. Via, apri per l'ennesima volta la casella di posta, inizia a comporre il messaggio a quel compassionevole uomo che già tante volte mi ha soccorso con generosità, quando all'improvviso un lampo: ma ho consultato prima il catalogo più vicino a casa, come professione vorrebbe? No?? Noo??? Ma dove hai la testa? Ma per un libro così, tenta di osservare una vocina. Donna di poca fede!! Mai dubitare di lei o di loro e neanche di loro. Alla prima ricerca, non solo scopro che il libro c'è, ma che è disponibile a scaffale aperto, dalle 9 del mattino alle 20 di sera per cinque giorni su sette e il sesto dalle 14 alle 20. Non mi resta che aspettare ben dieci ore e tredici minuti per averlo in mano. La stessa cosa mi è già successa tre volte nell'arco di tre giorni, rispettivamente per un'edizione ferrarese del 1477, un trattato di diritto penale del giurista aretino Angelo Gambiglioni (non proprio Ken Follett...) e per gli annali di un tipografo milanese dello stesso secolo, un libro degli anni'50. Del resto, con quattordici, dico quattordici milioni di opere a stampa nelle collezioni, qualcosa ci sarà pure da scoprire.
Ecco, questo serve a spiegare perché si può davvero studiare in questo paese. E perché sarò grata per sempre alla Francia, alla sua idea di cultura e di servizio pubblico.
Con un solo augurio: quello di non dimenticarsene mai.
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